Cronaca

Capaccio, furti nelle aziende agricole: acciuffato marocchino, recuperata ingente refurtiva

CAPACCIO PAESTUM. Sorpresi a bordo di auto rubate ed inseguiti nella notte dai carabinieri, che recuperano veicoli e merce rubata per un valore complessivo di oltre 15mila euro.

Intorno alle ore 1:30 di oggi, i militari della Stazione di Capaccio Scalo hanno notato una vettura sospetta in località Gromola-Foce Sele, nei pressi dell’ex museo di Hera Argiva, con a bordo due cittadini extracomunitari.

Alla vista della gazzella dell’Arma, il conducente ha accelerato di colpo dando luogo ad un inseguimento proseguito poi a piedi, quando i malfattori, tallonati dai carabinieri, sono scesi dall’auto dandosi alla fuga nei terreni circostanti.

Uno dei due è stato acciuffato, a seguito di una rovinosa caduta che gli ha provocato la frattura di tibia e perone: si tratta del pregiudicato marocchino E.M.J. di 30 anni, residente ad Eboli, denunciato per ricettazione ma per il quale è stata chiesta la misura cautelare degli arresti domiciliari.

A bordo dell’auto, una Fiat Uno bianca risultata poi rubata, sono stati rinvenuti oltre 200 flaconi di fitofarmaci e fertilizzanti (nella foto), del valore di circa 6mila euro, rubati probabilmente da un’azienda agricola della zona. Del complice, invece, nessuna traccia.

La scorsa notte, invece, in località Feudo, i carabinieri della Stazione di Capaccio Scalo hanno intercettato una Fiat Punto grigia, anche questa risultata rubata e con targhe sostituite, con a bordo tre magrebini che, alla vista delle divise, sono fuggiti con la complicità dell’oscurità.

Ingente il bottino dei furti che avevano appena messo a segno: nell’auto, infatti, sono stati rinvenuti decine di attrezzi agricoli (motoseghe, decespugliatori, utensili, battitori per olive, taniche di gasolio) per un valore di circa 9mila euro, tutti restituiti ai legittimi proprietari.

Proseguono dunque con positivi risultati, dunque, i mirati controlli notturni pianificati sul territorio di competenza dalla Compagnia di Agropoli, agl’ordini del cap. Francesco Manna.

Foto d’archivio

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