Curiosità

Capaccio: il Santuario della Madonna del Granato

Sotto il Monte Calpazio sul golfo si Salerno si affaccia il Santuario della Madonna del Granato.

Tra il II e il III Secolo d.C la piana di Paestum si è impaludata, la popolazione si trasferì nelle colline circostanti ed iniziarono ad edificare case e santuari. Furono i pagani ad erigere il primo tempio dedicato al culto della Dea Hera, la moglie di Zeus. Hera spesso rappresentata seduta su un trono a spalliera, avvolta in un mantello, con una mano regge una melagrana, simbolo del matrimonio e della fecondità, essendo la dea protettrice dei matrimoni e dei parti.



I riti pagani si trasformano in cristiani e il Tempio dedicato alla Dea Hera si trasforma nella chiesa della Madonna del Granato. Le prime tracce della chiesa si hanno nel X secolo d.C quando i saraceni distrussero Capaccio. Il  vescovo di Paestum pose la sua nuova sede episcopale ricostruendovi la sua nuova cattedrale. In una bolla papale del 967 la chiesa viene indicata come “Santa Maria” altre come “Santa Maria Maggiore sul Calpazio”.

Nel 1246 la città di Caputaquis (Capaccio) fu distrutta da Federico II e la sede della Diocesi Caputaquensis, viene nuovamente spostata e, precisamente, nella terra di San Pietro (attuale Capaccio Paese). L’antico tempio, abbandonato a se stesso, cade in rovina. È stato negli anni oggetto di interventi e restauri fra cui si ricorda quello voluto dal Vescovo Mons. Francesco De Nicolai fra il 1708 e il 1710, avvenne forse in questo periodo l’intensifica la devozione alla “Madonna del Granato”.

La statua lignea del XIV secolo raffigurante la Madonna con la melagrana in mano. Agli inizi del XIX secolo, l’antica cattedrale viene dichiarata “Santuario Mariano”.

Fino alla metà del XIX secolo, il titolo di Cattedrale della diocesi di Paestum-Capaccio, una diocesi vastissima che si estendeva dal Sele al Tanagro, dal Vallo di Diano al Mingardo e sino al Tirreno.

Nel 1992, con decreto vescovile viene dichiarata da sua Ecc.za Mons. Giuseppe Rocco Favale, vescovo residenziale di vallo della Lucania, “Santuario Mariano Diocesano”.


chiesa Madonna del Granato

Dal marzo 1991 il Santuario viene affidato alle cure di un religioso carmelitano dell’antica osservanza perché possa vivere in questo luogo così solitario, un’esperienza di vita eremitica, secondo la regola del Carmelo:

– sviluppare la dimensione contemplativa dell’essere umano aprendosi al dialogo con Dio
– trattarsi come fratelli, con piena carità
– meditare giorno e notte la Parola del Signore
– pregare insieme o soli più volte al giorno
– celebrare ogni giorno l’eucaristia
– lavorare con le proprie mani, come Paolo apostolo
– purificarsi da ogni traccia di male
– vivere da poveri, mettendo in comune i pochi beni
– amare la Chiesa e tutte le genti
– conformare la propria volontà con quella di Dio ricercata nella fede con il dialogo e con il discernimento.

La Madonna del Granato viene celebrata il 15 di Agosto fra riti e tradizioni secolari fatti di fede e devozione, molti fedeli della piana de Sele si ritrovano insieme per onorare la Madonna.

La chiesa

Suddivisa in tre singolari navate in pendenza, terminanti in altrettante absidi ed ospita al suo interno un pregevole pulpito marmoreo policromo risalente presumibilmente al XV Sec., notevole anche l’ampio finestrone dell’abside maggiore (XIII sec.) ed un’urna di marmo in cui furono poste le reliquie di S. Matteo apostolo nel 954, ora conservate nel duomo di Salerno.


interno della chiesa

Nel 1918, un violento incendio distrusse l’antica statua lignea della Madonna del Granato, quella che si ammira oggi è una copia.

Nel 1920 Filangieri di Candida diresse i lavori di restauro e probabilmente la statua fu riprodotta da artisti sconosciuti di Napoli.

Il Melograno il frutto che cresce in paradiso

Nella simbologia cristiana il melograno rappresenta l’unità, nella fede, fra popoli e culture diverse, la fecondità e l’abbondanza. Nella simbologia ebraica la melagrana simboleggia l’onestà e la rettitudine, in quanto contenente un numero di semi uguale o molto vicino a 613, il numero di prescrizioni contenute nella Torah.



“Trovandoti fuori ti potrei baciare
e nessuno potrebbe disprezzarmi. 
Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
m’insegneresti l’arte dell’amore.
Ti farei bere vino aromatico,
del succo del mio melograno. 
La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.”

Salomone, Cantico dei Cantici

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