Curiosità

Il CBD in Europa e in Italia: ecco come stanno le cose

Una panoramica sull’uso del cannabidiolo e la sua regolamentazione a livello europeo e nazionale

Il cannabidiolo (CBD) è protagonista assoluto di numerose discussioni da qualche anno a questa parte e continua ad attirare su di sé curiosità e polemiche.

È balzato agli occhi di tanti come negli ultimi anni ci sia stato un vero e proprio boom del settore della coltivazione e della commercializzazione della cannabis light e dei derivati del CBD, con tante persone e tante aziende come Justbob.it che si sono messe in gioco con l’avviamento di attività di negozio online di marijuana legale.

Questo fenomeno ovviamente non è circoscritto al territorio italiano ma coinvolge tutto il continente europeo. Ma esistono delle regole internazionali che segnano una linea base comune per i Paesi dell’Unione Europea?

Il CBD in Italia: cosa dice la legge.

Come premesso in fase introduttiva, sul territorio italiano è nato un florido indotto operante nell’ambito della coltivazione e vendita di cannabis light e derivati, CBD compreso. Questo naturalmente è potuto accadere, non senza controversie e dovute delucidazioni, grazie ad una legge, la 242 del 2016, che dal mese di Gennaio dell’anno successivo ha ufficializzato la possibilità di produrre e commercializzare la cannabis limitatamente ad alcuni settori e nel rispetto di determinati parametri.

L’Italia è sempre stato un Paese abbastanza conservatore e l’apertura alla possibilità di operare nel settore della cannabis ha segnato una svolta che ad alcune persone non è andata giù. Tuttavia questa decisione ha contribuito a fugare molti pregiudizi negativi sulla canapa e ha stimolato la curiosità intorno a tutti quegli aspetti positivi di questa pianta che son stati evidenziati da varie ricerche e che in passato non venivano considerati con la dovuta attenzione.

Quando si parla di cannabis infatti si tende subito a pensare ad una pianta demonizzata per i suoi effetti “stupefacenti”, ma spesso non si considera che tra i vari ceppi di questo arbusto ve ne sono tanti a basso contenuto di THC, ovvero il principio attivo psicotropo della marijuana. Sono queste le varietà di cannabis considerate legali in Italia, e i parametri indicati nel testo sono abbastanza chiari.

La coltibazione e il commercio di canapa e derivati è consentito a patto che il contenuto di THC sia inferiore al 0,2% e che il prodotto sia destinato a determinati usi, esplicati nel testo 2 comma 2.

Il CBD per l’Unione Europea.

In ambito europeo il CBD è considerato una sostanza non pericolosa e non stupefacente, in quanto gli organi competenti si interfacciano con diversi organismi internazionali e, nel caso del canabidiolo, tra questi hanno un ruolo importante l’OMS e l’ONU.

È abbastanza recente in questo senso la presa di posizione da parte della CdN (Commissione droghe delle Nazioni Unite), che ha deliberato con approvazione quasi unanime dei Paesi membri dell’UE (unico voto contrario quello dell’Ungheria di Orban) per la rimozione della cannabis dalla tabella delle sostanze dannose per la salute, documento del 1961.

Tale decisione è stata la naturale conseguenza di un altro passaggio importante ad opera di un organo internazionale come l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità), che nel 2019 aveva esaltato le proprietà terapeutiche del cannabidiolo e esortato le istituzioni a muoversi in una direzione meno ostruzionista rispetto al passato.

I Paesi membri dell’Unione Europea sono tenuti a rispettare le disposizioni comunitarie per molti temi e uno tra questi è proprio la classificazione del CBD, che per l’appunto non è considerato una sostanza psicotropa e pertanto è legale. Naturalmente ogni Stato ha la facoltà di scrivere e promulgare le leggi a modo suo, tenendo però conto di queste normative.

Un esempio eclatante di controversia legata al CBD è quello di due cittadini francesi che son stati condannati per aver importato dalla Repubblica Ceca estratti di foglie e di fiori di canapa da utilizzare per produrre liquidi per sigaretta elettronica. In Francia è legale produrre e commercializzare solo sementi e fibre e non i prodotti importati dai due imprenditori, ma poiché nel Paese membro da cui questi prodotti son stati importati tale pratica è legale, i due cittadini son stati assolti in appello in virtù della libera commercializzazione tra i Paesi dell’UE.

Ciò ha messo in evidenza come le normative europee non possano essere scavalcate dalle leggi di un singolo Stato membro.

CBD nei Paesi dell’UE: come è regolamentata l’assunzione?

Come già detto, ogni Paese è libero di regolamentare in autonomia i campi di utilizzo e le condizioni a cui sottostare per aver accesso alla coltivazione e commercializzazione della canapa in maniera legale, purché non contravvenga alle normative comunitarie.

Allo stesso modo ogni Stato membro è tenuto a legiferare circa la legalità dell’assunzione dei prodotti derivanti dalla cannabis.

Nel caso dell’Italia questo tema evidenzia una falla legislativa in quanto non si fa menzione alla possibilità di assumere il CBD, ma se ne regolamenta solo la produzione e il commercio. In base a questo vi è una sorta di limbo nel quale è però meglio muoversi con cautela, poiché assumere prodotti a base di CBD in pubblico potrebbe esporre a sanzioni amministrative.

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