Cronaca

Amina, la 18enne minacciata e ripudiata perché ‘troppo occidentale’ chiama un’amica

Amina, la ragazza di 18 anni marocchina minacciata e ripudiata dai familiari perché ‘troppo occidentale’ chiama un’amica: “Sto bene”- le fa sapere – “ma non voglio tornare”. Lo riporta il Mattino.

Amina, ragazza minacciata e ripudiata perché troppo occidentale chiama un’amica

“Grazie per tutto quello che state facendo per me”, avrebbe dichiarato Amina all’amica al cellulare. La 18enne, di origine marocchina, cittadina italiana residente a Castelnuovo Cilento non aggiunge altro. Conferma la veridicità di quanto già raccontato in una lettera liberatoria e riattacca velocemente. Poi il silenzio.

La ragazza picchiata, minacciata e ripudiata dalla mamma e dalla sorella perché si era semplicemente innamorata di un compagno di scuola e aveva scelto di vestire come tutte le sue coetanee occidentali, ha fatto perdere le sue tracce ma ha fatto sapere anche di star bene e di non aver intenzione di tornare a casa.

La scomparsa

Di lei non si hanno notizia da quando, a fine esame di maturità, si era allontanata da casa. Un breve soggiorno in una casa protetta nel Cilento dove è stata accompagnata dagli assistenti sociali, poi è scomparsa nel nulla. Amina ha rotto il silenzio solo qualche giorno fa quando su GoFundMe ha lanciato l’appello «aiutatemi a costruirmi un futuro»: hanno risposto in tanti e finora sono stati raccolti diecimila euro. Nel frattempo ha cambiato numero di telefono, dato solo a poche amiche, e ha chiuso il profilo Instagram. Sulla pagina è rimasta solo una foto e come unica informazione la parola “dead” ovvero morta.

La ragazza ha deciso volontariamente di chiudere i conti col passato e iniziare a guardare al futuro, uno più roseo. I soldi infatti raccolti le serviranno per iscriversi all’università per diventare medico.

“Mi volevano privare della cosa più importante della mia vita: l’unico posto in cui potevo dimostrare le mie capacità e in cui potevo essere me stessa – ha raccontato Amina – a questa notizia sono crollata. Ho dovuto supplicare tre giorni continui mattina e notte senza dormire. Alla fine hanno acconsentito di farmi finire le superiori poiché mancava un mese e le persone si sarebbero insospettite se avessi fatto il contrario. Mi hanno detto di scrivere l’orario di scuola, i minuti di pausa, i numeri dei professori, l’orario del pullman e dove si ferma ogni giorno. Mi minacciavano di venire a scuola a sorpresa per chiedere se parlavo con qualche ragazzo quindi avrei dovuto fare la brava se avessi voluto finire quei pochi giorni di scuola. L’università me la dovevo scordare distruggendo così tutti i miei sogni di diventare un medico. Secondo loro avrei dovuto lavorare per il resto della mia vita con un familiare che mi poteva controllare, non sarei mai dovuta uscire, avrei dovuto pensare solo a riacquistare la fiducia e fare come mi dicevano mia madre e mia sorella, così tutto sarebbe ritornato alla normalità. Dopo l’esame di maturità avevano in mente di portarmi dal dottore per controllare se fossi ancora vergine o meno“. Ma questo era diventato troppo e ha così deciso la sua libertà denunciando tutto alle forze dell’ordine e all’opinione pubblica. Sul suo caso c’è una indagine in corso da parte della Procura della Repubblica.

Alessia Benincasa

Alessia Benincasa, giornalista del network L'Occhio, è esperta in cronaca nera, politica e inchieste.

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