Curiosità

Come disdire una linea internet senza incorrere in penali

Quando si parla di linee telefoniche o internet con riferimento agli abbonamenti sottoscritti i rischi per l’utente sono sempre in agguato. Sono tantissime le storie di consumatori che si sono trovati a pagare cifre esorbitanti per una disdetta perché magari non avevano letto a fondo le clausole del contratto. Alla base di tutto ci è sempre lo stesso meccanismo: gli operatori propongono iter di una facilità enorme per aprire un nuovo contratto, mentre quando si decide di chiuderlo le difficoltà diventano enormi.

Tutto lineare? Probabilmente no ma ormai il dato è acclarato e l’utente può solo cercare di muoversi in modo corretto evitando rischi vari. Parlando di linea internet, che sia adsl o fibra, diventa ancor di più importante seguire fedelmente le singole procedure previste dalla legge così da essere certi di non incorrere in errori o mancanze che porterebbero poi al pagamento di penali. Vediamo nel concreto come fare.

Per poter recedere da un contratto è di assoluta importanza la scrittura di una lettera di recesso che solitamente è presente su moduli prestampati che si possono scaricare dal sito dei principali operatori web, come nel caso di Fastweb, uno dei più noti in Italia.

Proseguendo con questo esempio, una volta scaricato il modulo disdetta Fastweb e compilato in tutti i suoi punti si può procedere all’invio del documento, tramite posta raccomandata o tramite Pec, quindi posta elettronica certificata.

In base alla Legge Bersani del 2007 è prevista la facoltà da parte dell’utente di recedere da contratti riguardanti operatori di telefonia, reti televisive e di comunicazione elettronica senza che vi sia alcuni vincolo o impedimento alla cessazione. In sostanza è possibile recedere per passare magari ad altro operatore senza dover affrontare costi aggiuntivi e senza subire ritardi o sottostare a vincoli temporali.

Tuttavia molte compagnie propongono contratti che, in caso di interruzione del servizio prima della fina contratto, prevedono il pagamento di una quota sotto forma di penale; una eventualità che deve essere indicata ben chiara al momento della sottoscrizione del contratto e che non può quindi essere proposta in un secondo momento.

Una sorta di “fatta la legge trovato l’inganno” visto che la Legge Bersani vieta esplicitamente penali, si è iniziato negli anni a chiamare queste quote da versare come ‘contributo di disattivazione’, ‘costi aggiuntivi’, ‘importo per dismissione’ ecc…  costi che alla fine, in un verso o nell’altro e in qualsiasi modo li si vada a chiamare, finiscono per gravare sul consumatore finale.

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