Curiosità

Le cause del dislivello tra le squadre di Serie A e di Serie B: un discorso molto complesso

SALERNO. Negli ultimi anni, ci stiamo abituando a un dislivello mai visto tra le squadre che provengono dalla Serie B e le compagini della medio/bassa classifica di Serie A. Basti pensare al clamoroso abbassamento della soglia salvezza: qualche anno fa, infatti, realizzare 40 punti era il minimo per sperare di mantenere la categoria. Negli ultimi due anni, invece, Crotone e Udinese si sono salvati non raggiungendo il punteggio previsto: i calabresi non si sono nemmeno avvicinati, concludendo il campionato a 34. Come se non bastasse, nella scorsa annata si è segnato il record negativo di punti in una stagione da quando il campionato è a 20 squadre: il Pescara di Oddo prima e Zeman poi ha totalizzato la miseria di 18 punti.

Causa della differenza

Ma qual è la causa di questa differenza abissale tra i due campionati? C’è bisogno, ovviamente, di analizzare tutto il contesto del calcio italiano, che sembra essere sempre di più diviso da un abisso. Da un lato, ci sono le quattro-cinque big di Serie A che riescono ad acquistare calciatori, dall’altro c’è una parte media della classifica che non riesce ad avere una qualità sufficiente per contrastare le squadre sopracitate. Ciò porta a una divisione tra il campionato delle prime e quello delle altre. Nella stagione 2016-2017, tra il Napoli terzo in classifica e l’Atalanta quarta c’erano 14 punti di distacco, mentre nell’annata 2015-2016 furono 13 i punti tra la Roma terza e l’Inter quarta. La causa di tutto questo è da trovare soprattutto nella pochezza di qualità che si trova all’interno delle rose, dettata dalla poca disponibilità economica in Serie A. Tutto questo, abbinato a una crisi dei settori giovanili, ha portato all’impotenza delle società minori.

Super disponibilità economica in Europa

È un problema soltanto italiano? Sì e no. Se, da un lato, l’unico campionato capace di poter offrire una sorta di equilibrio tra tutte le compagini è quello inglese, dall’altro nei quattro principali campionati europei ci sono molte squadre che hanno una disponibilità economica molto maggiore rispetto alla media italiana. Nel Bel Paese, infatti, l’unica squadra che è stata capace di acquisti importanti, nelle ultime stagioni, è stata la Juventus. Fino al 2003, l’Italia è stata patria di tantissimi acquisti importanti: basti pensare alle super trattative per Ronaldo, Vieri, Buffon, Zidane. Da quell’annata in poi, però, il calciomercato italiano è stato soppiantato da quello estero. La Premier League è stata la costante negli acquisti faraonici, con La Liga ad intermittenza a farla da padrona (Real Madrid su tutti). Negli ultimi anni, viste anche le sanzioni della FIFA nei confronti dei Blancos e del Barcellona, i super acquisti a tinta spagnola si sono attenuati, ma sono arrivati i soldi dello sceicco del PSG.

La soluzione al problema dovrebbe essere rappresentata da un cambiamento radicale dal basso. Iniziare a migliorare le strutture e i settori giovanili, assieme agli stadi, darebbe maggior lustro a tutto un sistema che sta marcendo dall’interno. Solo così potrebbero arrivare maggiori introiti dai diritti TV, cercando di dare la possibilità a tutti i club, anche neofiti della massima serie, di poter competere al massimo.

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