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Battipaglia, affare abiti usati: a giudizio Giampaolino

BATTIPAGLIA. L’affare degli abiti usati tra la municipalizzata Alba Ecologia srl e la coop G. Service finisce in tribunale. A giudizio l’amministratore unico di Alba, Luigi Giampaolino, i fratelli Emilio e Antonio Guerra (ex consigliere comunale) in qualità di presidenti – in due momenti diversi – del cda della G. Service, e Guglielmo Guariglia che svolge il ruolo di responsabile tecnico sia ad Alba sia all’interno della stessa cooperativa. I quattro, raggiunti da decreti di citazione diretta a giudizio al termine delle indagini preliminari coordinate dal pm Marinella Guglielmotti, dovranno comparire al Tribunale di Salerno, dinanzi al giudice monocratico Marilena Albarano, il 15 giugno del prossimo anno. Sono accusati di attività di gestione di rifiuti non autorizzata in concorso. In quanto, secondo l’accusa, esercitavano e consentivano di esercitare, secondo i rispettivi ruoli, l’attività di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani (Rsu) classificati come indumenti usati e manufatti tessili post-consumo (Cer 200110) in mancanza di idonea autorizzazione.

La coop G. Service, infatti, era iscritta nell’apposito albo alla categoria 1, classe F, per la gestione di Rsu nell’ambito di una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. Tuttavia, operava per il Comune di Battipaglia, comprendente 50.513 abitanti, e contestualmente anche per i Comuni di Agropoli, Bellizzi, Buccino, Campagna, Colliano, Contursi Terme, Eboli, Fisciano, Giffoni Valle Piana, Moio della Civitella, Montecorvino Pugliano, Montecorvino Rovella, Oliveto Citra, Pellezzano, Polla, Pontecagnano Faiano, Roccadaspide, Salerno, San Gregorio Magno, Sant’Arsenio, Teggiano, Valva e Vallo della Lucania, comprendenti complessivamente oltre 411mila abitanti. Un’attività per cui era necessaria l’iscrizione alla classe B della categoria 1. Dimissioni e indagini.Per la stessa vicenda, Giampaolino – nominato dalla commissione straordinaria al timone del Comune di Battipaglia l’8 maggio 2014 – aveva rassegnato le dimissioni dalla guida di Alba srl lo scorso mese di febbraio, quando era stato raggiunto dall’avviso di garanzia.

La sindaca Cecilia Francese – al costo anche di una rottura politica con Fernando Zara che ambiva alla guida della municipalizzata da lui creata – decise però di rimetterlo al suo posto. In realtà, la concessione per la raccolta e lo smaltimento degli abiti usati rappresentava una delle eredità lasciate dall’amministrazione guidata dal sindaco Giovanni Santomauro ed era stata firmata dall’amministratore di Alba che aveva preceduto Giampaolino, ossia Vito Santese. Il 28 maggio 2015, dopo alcune verifiche e ottenuti pareri legali dall’avvocatura comunale, Giampaolino aveva annullato la concessione anche sulla base di un’inchiesta della procura di Roma che aveva aperto un fascicolo su sospetti legami tra la coop ed esponenti della criminalità organizzata. La G. Service, contestando l’annullamento tramite il suo legale rappresentante Emilio Guerra, aveva inviato esposti ai carabinieri e alla Corte dei Conti, portando avanti il servizio fino a quando il direttore tecnico di Alba srl (e della stessa G. Service), Guariglia, il 7 agosto 2015, vietò alla coop l’accesso al centro di raccolta. Un atto che spinse la G. Service a presentare un’altra denuncia.

La difesa dei dipendenti. A favore dello stesso Giampaolino, nei giorni immediatamente precedenti le dimissioni presentate anche su richiesta della commissione straordinaria, si erano mossi i dipendenti di Alba. I quali avevano fatto pervenire al Comune una nota in cui evidenziavano che «nella vicenda G. Service, Giampaolino ha mantenuto una condotta lineare, prima acquisendo i dovuti pareri rispetto a una vicenda delicata e dai risvolti penali, poi assumendo la responsabilità di annullare concessioni e permessi firmati dalle precedenti amministrazioni. Da ultimo, provvedendo alla rimozione dei cassoni per raccolta degli indumenti usati due giorni dopo la nota del dirigente del settore tecnico del Comune».

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