Inchiesta

Quanti e quali sono i condannati, prescritti e imputati nel Parlamento Italiano

Condannati, prescritti e imputati nel Parlamento Italiano. Il portale “L’Incredibile Parlamento Italiano” ha effettuato un aggiornamento del lavoro prodotto qualche anno fa e che elenca i politici che hanno (o hanno avuto) problemi con la giustizia.

Oltre ai nomi di politici conosciuti e riconosciuti a livello nazionale, leader di partiti, spuntano anche quelli di onorevoli provenienti dalla provincia di Salerno e dall’intera regione Campania.

Proponiamo qui l’elenco, aggiornato al 2 marzo 2017, riportato dal portale “L’Incredibile Parlamento Italiano”.

*Note a fondo pagina

 

 PDL

(Forza Italia – NCD – ALA – Fratelli d’Italia)

ANGELUCCI ANTONIO (Forza Italia – eletto col PDL)

– ( ri-eletto in Lombardia ). Proprietario (insieme al figlio) dei giornali Libero e Il Tempo, e potente imprenditore della sanità (gruppo Tosinvest, ora San Raffaele SpA).  E’ a processo per truffa aggravata ai danni della Regione Lazio per un giro di degenze e presunte prestazioni gonfiate (false diagnosi d’ingresso e certificazioni di prestazioni sanitarie non autorizzate). La sua società è convolta anche in altri processi sempre con accuse simili nel settore della Sanità ma che finisocno regolarmente in prescrizione
Il processo rimane misteriosamente fermo per anni al solito Tribunale di Roma, e si avvia alla prescrizione, grazie anche alle leggi rallenta-processi vigenti in Italia. Risulta impossibile anche trovarne notizia (che ne ha ci faccia sapere)

Nel 2009 la Procura ne chiese gli arresti domiciliari, (che scattarono invece per il figlio Giampaolo e gli altri protagonisti di quella vicenda,funzionari ASL e dirigenti della Regione), ma il parlamento respinse la richiesta

La truffa ammonterebbe, secondo l’accusa, a 163 milioni di euro. Gli Angelucci e gli altri imputati avrebbero, in concorso tra loro, fatto risultare prestazioni sanitarie mai effettuate o incassato rimborsi di analisi in assenza delle necessarie autorizzazioni.
Per ottenere questo risultato Angelucci avrebbe impiegato anche i mezzi d’informazione di sua proprietà «quale forma indebita diretta o potenziale di pressione“.

Nella relazione degli investigatori, sarebbe descritto un intreccio complesso di favori, vantaggi e regalie a politici, dirigenti ministeriali e regionali (in particolare della regione Lazio), registrato dalle intercettazioni di telefonate e sms.

Lo scopo sarebbe stato quello di “assicurare al sodalizio una rete di copertura in grado di garantire profitti illeciti“. Come? «Evitando ed attenuando le conseguenze pregiudizievoli di attività di contenimento della spesa sanitaria, ovvero di controlli operati da soggetti istituzionali (Nas e Asl Roma-H), acquisendo notizie riservate in ordine a ispezioni, controlli, indagini giudiziarie, attuando all’occorrenza iniziative finalizzate ad esercitare indebite pressioni sulle indagini di polizia giudiziaria in corso».

– Come proprietario di Libero e del Riformista è a processo per truffa aggravata. Avrebbe percepito illecitamente soldi pubblici (contributi per l’editoria).
Anche questo processo (anni per arrivare al rinvio a giudizio solo nel 2014, e ancora non si è arrivati a una sentenza di 1 grado) è finito misteriosamente su un binario morto al Tribunale di Roma, e si avvia verso la prescrizione.

L’AGCOM ha anche sanzionato la famiglia Angelucci, per avere percepito illegittimamente 34 milioni di euro dallo Stato (dal 2006 al 2010), violando la legge sui contributi pubblici all’editoria.

 

 

AURICCHIO Domenico (ALA – eletto col PDL)

– (eletto in Campania). Condannato in primo grado a 1 anno e 2 mesi per abuso d’ufficio, e interdetto da pubblici uffici per 5 anni. Da sindaco di Terzigno (NA) dopo l’assunzione di Pasquale Auricchio, suo nipote, nel suo staff, aveva prodotto un documento falso in cui affermava di non aver nessun legame di parentela con il ragazzo.

 – Un altra condanna a 10 mesi per abuso d’ufficio. Autorizzò una costruzione abusiva nel Parco del Vesuvio. ll processo si avvia però verso la prescrizione

AZZOLLINI Antonio (Forza Italia – ex NCD – eletto col PDL)

 

 – A processo per truffa allo Stato, associazione a delinquere, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali, nella presunta maxifrode per la realizzazione del Porto di Molfetta (di cui fu sindaco). L’opera non è mai stata realizzata nonostante la richiesta di un fiume di danaro pubblico (147 milioni, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72). Il parlamento ha negato l’uso delle intercettazioni telefoniche col voto decisivo di PD, Forza Italia, Ncd-Udc e Lega Nord, permettendo al senatore buone possibilità di scampare alla condanna

Nel 2015 è coinvolto in un altra inchiesta insieme ad altre 9 persone per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta dell’ex ospedale psichiatrico “Casa Divina Provvidenza” di Bisceglie. I magistrati pugliesi (secondo cui si rubava pure sulle cure per i malati) ne hanno chiesto l’arresto. Ma il 29 luglio 2015, il Parlamento, con il voto decisivo di PD, NCD e Lega Nord, lo ha negato, affermando quindi sussistere il “fumus persecutionis”, (Azzollini sarebbe perseguitato dai giudici) nonostante il parere opposto di 2 tribunali diversi e della Giunta per le Autorizzazioni

Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”. Si sarebbe rivolto così alle suore, l senatore Azzollini. Lui è il presidente della Commissione Bilancio del Senato praticamente da sempre (dal 2001 al 2006, poi dal 2008 al 2013 e riconfermato nella legislatura in corso), può decidere favori economici non di poco conto e, in questo modo, salvare la casa di cura, gravata da un buco di bilancio che gli inquirenti della Procura di Trani e la Guardia di Finanza hanno quantificato in 500 milioni di euro. Ma in cambio vuole la gestione della struttura, vuole decidere dirigenti e assunzioni. In una parola: vuole comandare.

L’episodio della minaccia alle suore è raccontato agli inquirenti da due testimoni in altrettanti interrogatori: si tratta di Nicolino Antonio e Attilio Lo Gatto, padre e figlio, il primo ex dirigente della congregazione, il secondo dipendente della Ambrosia Technologies s.r.l., uno dei fornitori della Divina Provvidenza. Entrambi al momento del diktat di Azzollini si trovavano nella stanza adiacente a quella in cui il parlamentare ha intimato alle monache di obbedire ai suoi ordini. Per chi indaga ci sono pochi dubbi: le testimonianze sono attendibili anche perché “corroborate da tutta un’altra serie di elementi che provano il modus operandi e la strategia del senatore. Che da quel giorno diventa il dominus dell’ente religioso”. Tradotto: impone l’ingresso di alcuni uomini fidati ai vertici della struttura (con stipendi da capogiro per le casse disastrate della casa di cura), diventandone “dal 2009 amministratore di fatto”. Insomma: ne è il direttore e lì, nell’ospedale di Bisceglie fondato da don Pasquale Uva, si fa ciò che dice lui. L’obiettivo è chiaro: decidere “assunzioni di personale e scelte di fornitori a lui graditi, al fine di ordire la propria egemonia sull’Ente e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale”

BARANI Lucio (ALA – eletto col PDL)

– (ri-eletto in Campania). Un fuoriclasse. Condannato dalla Corte dei Conti per avere percepito illecitamente doppi rimborsi tra il 2004 e il 2009, nel periodo in cui era sia deputato che sindaco di Villafranca in Lunigiana (MS).

– A processo per disastro e omicidio colposo plurimo riguardo all’alluvione del Magra del 2011, che oltre ai danni ingenti, provocò anche dei morti. Da sindaco di Aulla è ritenuto dalla Procura tra i responsabili della cementificazione scriteriata dell’omonima area fluviale tra Toscana e Liguria, approvando provvedimenti urbanistici con “negligenza ed imprudenza” ed eludendo le “norme in materia urbanistica”

– A processo per abuso d’ufficio da sindaco di Aulla (MS) per aver favorito una discarica abusiva. Subentra la beneamata prescrizione.

Indagato per peculato in un altra inchiesta che procede a rilento. (4 anni per arrivare all’udienza preliminare al Tribunale di Massa e rinvii continui)

Tra le sue opere memorabili, ad Aulla fece costruire un monumento a Bettino Craxi e ai “martiri di Tangentopoli”, oltre a fare installare cartelli  “Aulla, Comune De-DiPietrizzato”.

BERLUSCONI Silvio – FORZA ITALIA – PDL  (3 volte CAPO DEL GOVERNO ITALIANO) – DECADUTO il 27 nov 2013

–  Condannato in via definitiva a 4 anni per frode fiscale e all’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici (processo Mediaset) : fondi neri per centinaia di milionicon l’acquisto a prezzi gonfiati di film USA. Uno schema fraudolento per l’acquisto dei diritti di trasmissione di film statunitensi sui canali Mediaset attraverso una serie di società off-shore. Per gran parte delle somme frodate allo stato, (centinaia di milioni di euro) il reato è finito in prescrizione
Nonostante la condanna, evita il carcere grazie alla riduzione di 3 anni della pena (indulto Mastella 2007) e alla legge Cirielli sulla prescrizione (fatta dal suo governo)

Nella sentenza definitiva c’è scritto: ” ideatore fin dai primordi del gruppo di un’attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale” (….)  “..la particolare capacità a delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno, consistito nell’architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso”

 – Condannato in primo grado a 7 anni per concussione per costrizione,  favoreggiamento della prostituzione minorile  e all’interdizione a vita dai pubblici uffici. Assolto in 2 grado dopo la modifica della legge sulla concussione fatta da PDL e PD
 
– Condannato in primo grado a 1 anno per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Per aver ricevuto e girato al Giornale (di suo fratello) la bobina rubata di una intercettazione sul caso Unipol, non trascritta e coperta da segreto istruttorio. Subentra la prescrizione, grazie alla legge del governo Berlusconi

A processo per corruzione nella presunta compravendita di parlamentari. Tra i capi d’accusa  versamento di 3 milioni di euro all’onorevole De Gregorio (già reo confesso) per passare con il centrodestra durante il governo Prodi 2006-2008. Il processo finisce in prescrizione (reato commesso)

– Nel luglio 2016 il Parlamento, con il voto di PD, FORZA ITALIA, NCD E ALA nega l’uso delle intercettazioni nel processo Ruby-TER, che lo vede alla sbarra per corruzione in atti giudiziari


PRESCRIZIONI E AMNISTIE PRECEDENTI    ( REATO COMMESSO )

1979 : Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della G.di Finanza nella sede dell’Edilnord società intestata a Umberto Previti ma di cui Berlusconi era proprietario unico. Agli agenti risponde di essere «un semplice consulente esterno addetto alla progettazione di Milano 2»; I militari, pur avendo riscontrato più di un’anomalia nei rapporti tra lo stesso Berlusconi e misteriosi soci svizzeri, chiudono l’ispezione.
I tre finanzieri poi faranno carriera: si chiamavano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo (iscritto alla loggia P2 insieme a Berlusconi) e Alberto Corrado.   Berruti, (il capo-pattuglia), lascia la GdF pochi mesi dopo per andare a lavorare alla Fininvest come avvocato d’affari. Arrestato nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza. In seguito viene eletto deputato di Forza Italia e del PdL, e poi condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento.
1990Falsa testimonanzia sull’iscrizione alla LOGGIA MASSONICA P2 : La Corte d’Appello di Venezia nel 1990, essendo stata varata un’amnistia nei primi mesi di quello stesso anno, dichiarava il reato commesso ma estinto a causa dell’ intervenuta aministia.
FINANZIAMENTO ILLECITO al PSI di Craxi fino al 1992 (All Iberian 1): il 13 luglio 1998 il tribunale condannò Craxi a 4 anni di carcere e Berlusconi  2 anni e 4 mesi per finanziamento illecito (tangenti)  Il processo finisce in prescrizione (per la riforma del reato di falso in bilancio e dei tempi di prescrizione fatta dal governo Berlusconi nel 2002)
–  FALSO IN BILANCIO AGGRAVATO  Fininvest : Il processo si è  concluso con la prescrizione, dopo la riforma del reato di falso in bilancio e del’accorciamento dei tempi di prescrizione fatta dal governo Berlusconi
FALSO IN BILANCIO MILAN – Secondo l’accusa, in particolare, i bilanci della società Milan furono  «fraudolentemente falsificati» negli anni 1993 e 1994; Poi estesi tra il 1991 e il 1997. Il processo si concluse con la prescrizione  perché il fatto non costituisce più reato dopo la riforma del reato falso in bilancio e dell’accorciamento dei tempi di prescrizione fatta dallo stesso governo Berlusconi
FALSO IN BILANCIO E FRODE FISCALE nell’acquisto dei terreni di Macherio (1999). Per la frode fiscale (reato commesso) interviene l’amnistia come conseguenza del condono fiscale del 1994 del governo Berlusconi
CONCORSO IN CORRUZIONE ATTI GIUDIZIARI (Lodo Mondadori) : Berlusconi era accusato assieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta di concorso in corruzione in atti giudiziari, per aver pagato i giudici di Roma in modo da ottenere una decisione a suo favore per l’acquisizione della Mondadori
La Corte d’appello, su ricorso della procura, decide nel giugno 2001 che per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari;  Previti e gli altri imputati sono stati condannati in via definitiva, mentre per questo stesso episodio per Berlusconi è subentrata  la prescrizione del reato di corruzione semplice  dopo  la riforma del reato  falso in bilancio e del’accorciamento dei tempi di prescrizione fatta dallo stesso governo Berlusconi. ( La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice però esplicitamente che Silvio Berlusconi avevala piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”)
In sede di Giustizia civile e di risarcimento, la Corte d’Appello ha condannato la Finivest a risarcire la Cir circa 520 milioni di euro
FALSO IN BILANCIO FININVEST (dal 1989 al 1996) : secondo i giudici il gruppo Fininvest ha utilizzato, nel periodo che va dal 1989 al 1996, 65 società estere per movimentare e accantonare, fuori bilancio, circa 1550 miliardi di lire., Berlusconi avrebbe inoltre utilizzato parte dei 1550 miliardi per liquidare pagamenti riservati a Craxi, Previti e Squillante.Salvato dalla prescrizione e per la depenalizzazione del falso in bilancio dello stesso governo Berlusconi
– CORRUZIONE DEI GIUDICI Processo SME :  Berlusconi era accusato di corruzione sui  giudici durante le operazioni per l’acquisto della Sme e fu rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado si è concluso con condanne per Previti e Squillante
Il ricorso della procura di Milano contro la sentenza di assoluzione viene rigettato dalla VI sezione penale della Corte di Cassazione il 26 ottobre 2007. Berlusconi esce così assolto definitivamente da questo processo. Non vi è dubbio, invece, che Cesare Previti, con fondi della Fininvest, abbia versato tangenti a magistrati romani per pilotare un giudizio cui la stessa Fininvest era interessata.
Il 30 gennaio 2008 Silvio Berlusconi è stato prosciolto  per l’accusa di falso in bilancio nel processo SME, in quanto il fatto per il quale è stato imputato, a seguito della riforma sul falso in bilancio promossa dallo stesso governo Berlusconi, non costituisce più reato.
CORRUZIONE (corruzione dell’avvocato Mills / FONDI NERI FININVEST) – Mills, già condannato in primo e secondo grado per corruzione  a 4 anni e 6 mesi per aver ricevuto 600.000 dollari versati sul suo conto da Berlusconi, attraverso il manager Carlo Bernasconi e per aver detto il falso nell’ambito di 2 processi in cui era imputato Berlusconi.
Mills si salva con la prescrizione in Cassazione ma viene ritenuto colpevole . Nel febbraio 2012 , dopo numerosi episodi di ogni tipo che allungarono la durata del processo, anche per Berlusconi subentra la prescrizione per l’accorciamento di tempi di prescrizione fatta dal governo Berlusconi

BIASOTTI Sandro (PDL – Forza Italia)

A processo per peculato in Liguria

BILARDI Giovanni (NCD – eletto col PDL)

 

– A proceso per peculato,  falso e truffa in Calabria nell’inchiesta “Erga Omnes” (2 milioni e mezzo di euro scomparsi dal Consiglio regionale della Calabria, di cui 357.000 imputati a Bilardi)

Nel giugno 2015 la Procura chiede l’arresto. Comincia la grottesca melina. La giunta per le autorizzazioni del Parlamento lascia passare mesi prima di dare l’ok. Il parlamento poi si rifiuta per ben 4 mesi di votare sull’arresto. Fino a che la Cassazione, annulla la richiesta perchè essendo passato ormai troppo tempo, non sussistono più le esigenze di custodia cautelare. Missione compiuta.

L’inchiesta Erga Omnes rivela uno scenario imbarazzante nel consiglio regionale della Calabria. Dalle cene spacciate per impegni istituzionali alle vacanze alle terme con l’amante passando per i gioielli, le televisioni, i gratta e vinci, le tasse della spazzatura, le rate della macchina, i taxi, soldi in contanti.
In tutto 2 milioni e mezzo di euro scomparsi dal Consiglio regionale della Calabria. Nel giugno 2015 la Guardia di Finanza arresta l’assessore regionale ai lavori pubblici Nino De Gaetano (Pd) e l’ex consigliere regionale Luigi Fedele (Forza Italia) mentre per il senatore del Nuovo Centrodestra Giovanni Bilardi il parlamento ritarda per mesi il voto sull’autorizzazione all’arresto fino a far venire meno le esigenze di custodia cautelare.
L’attuale incarico politico-istituzionale di massimo prestigio – scrive il giudice per le indagini preliminari – colloca il Bilardi nella posizione ideale per continuare a commettere reati della stessa specie di quelli per i quali si procede. Nella veste di senatore della Repubblica, infatti, egli viene a godere della disponibilità di ingenti fondi pubblici a diverso titolo, avendo peraltro conservato un solido legame con coloro che sono attivamente impegnati nelle istituzioni locali, dalla Regione Calabria al Comune di Reggio Calabria”  . Per Bilardi , sostiene la Procura “la politica era un “vero e proprio commercio del proprio ruolo istituzionale, per nulla sensibilizzato dall’investitura popolare ricevuta”. Bilardi, nel corso delle indagini “ha reso innumerevoli dichiarazioni mendaci, nel goffo tentativo di giustificare le proprie condotte illecite. (….) falsità non solo di quanto dichiarato ma anche di quanto propinato al Consiglio Regionale nelle note di rendiconto depositate (…)

 Bilardi contninua tranquillamente a sedere in Parlamento e nessuno dice nulla

 

 CASTIGLIONE Giuseppe (NCD – eletto col PDL) – VICE-MINISTRO DELL’AGRICOLTURA

– Condannato per violazione della legge elettorale (sanzione pecuniaria)

– Condanna definitiva della Corte dei Conti per danno erariale.

– Indagato con l’accusa di turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’inchiesta sull’appalto da 97 milioni di euro per la gestione del centro rifugiati di Mineo (Catania).

Un ‘faro’ sull’appalto da quasi 100 milioni di euro era stato acceso anche dall’Autorità Anticorruzione  che alle Procure di Catania e Caltagirone ha inviato la documentazione sull’appalto per la gestione della struttura, definendo la gara “illegittima” e lesiva dei principi di “concorrenza” e “trasparenza”.

CESARO Luigi (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

La Procura di Napoli ne ha chiesto l’arresto nel Luglio 2014 per favoreggiamento alla camorra. L’arresto non venne concesso.

– Nel luglio 2016 viene coinvolto in un altra inchiesta (che coinvolge anche l’On. De Siano) per turbativa d’asta e corruzione, nell’ambito di una vicenda di presunte tangenti per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nel Comune di Forio d’Ischia. Un appalto per il quale si sarebbe favorita un’impresa, la Cite, ritenuta vicina a Cesaro e collegata al cartello politico-affaristico di Forza Italia. Ma il Parlamento, col voto di PD e Forza Italia, nega l’uso delle intercettazioni, il che gli permette di uscire dall’inchiesta

Tra le telefonate  con Oscar Rumolo, il factotum di De Siano, in cui Cesaro si compiace dell’appalto a Cite: “Abbiamo chiuso una bella operazione”.
L’altra è con un dipendente di Cite, Carlo Savoia: “In settimana poi ci vediamo, ci vediamo dopodomani, la Befana”. Che è la data dell’appuntamento, ma anche il gergo in codice della tangente pattuita e da elargire a diverse persone, come rivelerebbe un’altra conversazione tra Savoia e un altro dipendente Cite, Gallo, anche questa del 4 gennaio: “La Befana la vanno trovando tutti quanti, tu forse non hai capito… la Befana ci vuole… ci cerca”.

Cesaro è stato l’autista dello storico boss camorristico Raffaele Cutolo

 

BRAMBILLA MICHELA VITTORIA  (Forza Italia – PDL)

 

Nel marzo 2014 il Tribunale dei Ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere per peculato e abuso d’ufficio (uso illegittimo di elicotteri di stato quando era ministra) ma il parlamento (con voto segreto) ha negato l’autorizzazione a procedere.

– Indagata per reati fiscali nell’azienda di famiglia. Nel mirino degli inquirenti la situazione tributaria dell’azienda, che avrebbe omesso di versare i contributi ai dipendenti.L’ipotesi della Procura di Lecco, che procede nei confronti degli indagati a vario titolo per reati fiscali tra cui appropriazione indebita e bancarotta, è che Michela Vittoria Brambilla fosse l’amministratrice di fatto delle Trafilerie del Lario

CONTI Riccardo (ALA – eletto col PDL)

– A processo per truffa.  Angelo Arcicasa, all’epoca dei fatti presidente dell’Enpap (l’Istituto di previdenza degli psicologi) nel gennaio del 2011 fece acquistare all’ente un prestigioso immobile in via della Stamperia (3.900 metri quadri distribuiti su cinque piani, nei pressi della Fontana di Trevi) per 44,5 milioni di euro dalla società Estatedue Srl, amministrata da Conti, che poche ore prima l’aveva comprata per circa la metà del prezzo dal Fondo Omega di Intesa San Paolo.

Arcicasa è già stato condannato in sede civile nel maggio 2016 a risarcire 11 milioni di euro all’istituto: la Corte dei Conti del Lazio mercoledì 25 maggio ha quantificato in quella cifra il danno erariale causato dalla compravendita del palazzo. Nonostante questo Conti continua a sedere tranquillamente nel parlamento italiano, e passando ad ALA sostiene la maggioranza di governo

D’ALI’ Antonio (PDL – Forza Italia)

– (ri-eletto in Sicilia) – Il suo processo  per concorso esterno in associazione mafiosa. si conclude in parte con la prescrizione  e in parte con l’assoluzione per insufficienza di prove

Secondo l’accusa, avrebbe intrattenuto a partire dagli anni 90, rapporti diretti o mediati con esponenti di spicco di Cosa Nostra, tra cui il boss Matteo Messina Denaro.

Tra i fondatori di Forza Italia, è stato anche vice-ministro degli Interni nel secondo governo Berlusconi.

DE CAMILLIS Sabrina (NCD – eletta col PDL)

– (eletta in Molise) – Vice-ministro ai rapporti col parlamento nel governo Letta. A processo per abuso d’ufficio. Il processo si perde nella nebbia dei Tribunali e la maggior parte degli imputati sono già stati dichiarati prescritti.

“Qui in Molise non c’è bisogno di clan sanguinari che sparino tutti i giorni, perché a comandare qui, finora, è stato uno dei più temibili centri di potere e di malaffare annidato nelle istituzioni”.
Così dichiararono il Procuratore di Larino Nicola Magrone e il GIP Roberto Veneziano, all’indomani dello scoppio dell’inchiesta “Black Hole”, un enorme scandalo tra politica e sanità, che coinvolse politici della regione (a partire dal governatore Iorio, assessori e consiglieri), dirigenti della sanità, imprenditori, faccendieri, avvocati e uomini delle forze dell’ordine, con accuse che svariano dall’associazione a delinquere, truffa ai danni di regione e stato, appalti truccati, concussione, corruzione, assunzioni truccate ecc.ecc. Tra questi, con l’accusa di abuso d’ufficio, l’allora consigliera regionale (poi parlamentare) Sabrina De Camillis (PDL).

– A processo per peculato in seguito all’inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari alla Regione Molise, inchiesta che l’ha coinvolta per il periodo durante il quale è stata consigliere regionale

– Alfano, appena arrivato al Viminale, l’ha nominata consigliere per le politiche di coesione e per gli affari territoriali. Costo della consulenza: 70 mila euro l’anno, fino alla fine del mandato governativo.
– Dopo appena un mese e mezzo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin l’ha nominata  suo esperto “per le iniziative connesse alla riforma del Titolo V e per le attività di prevenzione, con particolare riferimento alla sicurezza alimentare e alle patologie croniche strettamente connesse con l’alimentazione. Il legame fra federalismo e cibi sani non è chiaro – spiega L’Espresso – più comprensibile è invece l’emolumento: 30 mila euro. Insomma, finché durerà il governo, la De Camillis potrà contare su uno stipendio annuo da 100 mila euro lordi”

 

DE GIROLAMO Nunzia (FORZA ITALIA – ex NCD – eletta col PDL)

 

– A processo per associazione a delinquere finalizzata alla concussione e al voto di scambio nella vicenda dell’ASL di Benevento.

Il Gip Flavio Cusani  scrive dell’esistenza di “un ristretto direttorio politico-partitico, costruito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all’amministrazione, a cui fa riferimento il direttore generale dell’Asl nella gestione dell’ente”.
Ed ancora: “Il ristretto direttorio (…) si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl (da trasferimenti e nomine di dirigenti e primari, gare d’appalto, allocazione sul territorio di sedi Asl, rapporti con strutture e ospedali convenzionati Asl, per giungere sino a faccende spicciole come il rimediare al sequestro di latticini effettuato a un rivenditore amico”

 

Intercettatata nella sua abitazione insieme ad altre persone la De Girolamo parla di appalti all’ASL di Benevento e voto di scambio

De Girolamo: “Miché, scusami, al Fatebenefratelli facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Mandagli i controlli e vaffanculo”.

I controlli poi arriveranno veramente e faranno sfrattare gli assegnatari della gestione del bar dell’Ospedale !
Nei giorni successivi infatti un’inchiesta indipendente del Fatto Quotidiano dimostrerà che quella parte del colloquio riguarda le manovre per far assegnare il bar del Fatebenefratelli allo zio di Nunzia De Girolamo, Franco Liguori, che subentrerà con una nuova gestione dopo che quella vecchia è stata ‘sfrattata’ dai frati dell’ospedale e infine chiusa da un controllo dei Nas di Salerno.

D GIROLAMO: “Devi vedere se gli crei un problema di controllo Frà Pietro (il frate a capo della proprietà dell’ospedale, Ndr) come chiama Carrozza (il direttore, ndr) e gli dice: ‘accelera’”.

Sempre nell’abitazione privata della De Girolamo si parla dell’assegnazione di alcune sturutture sanitarie (in cui non lei dovrebbe avere nessuna voce in capitolo in quanto parlamentare)

BARONE (collaboratore della De Girolamo) : “Allora dico ….. a me se i nostri sindaci non hanno interesse, si fa ad Airola e si può fare anche a Forchia!”.
DE GIROLAMO:    “No, Forchia no!”.
BARONE:       “No, voglio dire…”.
DE GIROLAMO:     “Preferisco poi darlo ad uno del Pd che ci vado a chiedere 100 voti…”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/04/nunzia-de-girolamo-le-intercettazioni-fagli-capire-chi-comanda-manda-i-controlli-e-vaffa/831916/

In un paese normale basterebbero questi comportamenti (attestati dalla viva voce della protagonista) a farla cacciare per sempre da ogni incarico politico. Ma la De Girolamo continua a sedere in parlamento e ad essere gradita ospite sulle tv italiane

E’ anche a capo della giunta per le autorizzazioni a procedere (sic)

P.S.: nella sezione VIDEO del sito un video dedicato a lei al consorte Francesco Boccia (PD)


DE SIANO Domenico (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– (eletto in Campania) – La Procura di Napoli ne ha chiesto l’arresto nel Gennaio 2016 per  associazione a delinquere e corruzione.
Ma il parlamento
(col voto di FI, PD, NCD e Lega Nord, contrari M5S e Sinistra Italiana) lo impedisce, stabilendo quindi il fumus persecutionis, cioè che De Siano sarebbe perseguitato dai giudici.(sic)

Ha 3 processi:

– per abuso d’ufficio e truffa aggravata in una vicenda di discariche e rifiuti all’isola d’Ischia. 
– per abuso edilizio in un altro processo.
– per peculato da consigliere regionale della Campania.

E’ denominato dai colleghi  “il Cumulista” in quanto può  fregiarsi, con orgoglio da vero primatista, dall’aver raggiunto il record nazionale di poltrone ricoperte, avendone occupate 4 contemporaneamente.
Ora, più modestamente, sia accontenta solo di 3 :
– consigliere comunale  (dopo essere stato Sindaco) di Lecco Ameno (isola d’Ischia),
– consigliere provinciale a Napoli
– Senatore della Repubblica

 FASANO Vincenzo (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– (ri-eletto in Campania) – Coinvolto in due procedimenti penali relativi alla gestione delle aree Asi di Battipaglia (Salerno).

Condannato a 2 anni per concussione il 16 ottobre 2007, ma beneficia dell’indulto del Parlamento italiano (cioè dei suoi colleghi)


FAZZONE Claudio (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– (ri-eletto nel Lazio) – A processo per abuso d’ufficio.
L’inchiesta fu aperta dopo la scoperta di lettere di raccomandazione inviate da Fazzone quando era presidente del consiglio reg. del Lazio. Erano scritte su carta intestata della Regione e normalmente protocollate. Nelle missive si segnalavano persone da spostare o assumere alla Asl.

4 su 5 furono poi effettivamente assunte.

Assolto in primo grado al tribunale di Latina, la Procura attende le motivazioni della sentenza per valutare il ricorso in appello

– La sua villa di residenza è riusltata abusiva, (nonostante dal comune di Fondi il suo fedelissimo Parisella cercò di emanare una sanatoria) ma il processo a carico della moglie (a cui era intestata) è finito in prescrizione

Si oppose tenacemente allo scioglimento per mafia del comune di Fondi (LT)

Nell’estate del 1992 era l’autista dell’allora ministro dell’interno Mancino (ora a processo nel procedimento sulla c.d. trattativa stato-mafia) di cui si occuperà la commissione in cui siede lo stesso Fazzone.

E’ membro della commissione parlamentare anti-mafia e vice-presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato (sic)

FLORIS Emilio – (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– A processo a Cagliari per abuso d’ufficio in una vicenda legata all’abusivismo sulle spiagge cagliaritane

 FORMIGONI Roberto (NCD – eletto col PDL

–  Condannato a 6 anni per corruzione.   Da governatore della Lombardiasarebbe stato il “promotore e organizzatore” dell’associazione a delinquere e avrebbe garantito stabilmente tra il 1997 e il 2011 favori alla Fondazione Maugeri tra il 2002 e il 2011 al San Raffaele, oggetto quest’ultimo di un’indagine parallela. Un ingente flusso di finanziamenti regionali è stato garantito ai due centri di eccellenza – secondo i pm – in cambio di favori goduti da Formigoni tramite il faccendiere ciellino Pierangelo Daccò, ritenuto l’uomo cerniera tra strutture private accreditate e la politica regionale.

Una «corruzione sistemica gravissima», – continua la Procura – che avrebbe inquinato per lustri il sistema sanitario lombardo: «Uno scempio del sistema economico, con due enti allo sfascio, come la fondazione Maugeri e l’Ospedale San Raffaele, che per anni hanno pagato tangenti ai vertici del Pirellone». Al vertice ci sarebbe stato Formigoni, definito «capo e promotore di una associazione a delinquere» formata da «corrotti e corruttori”

Secondo i magistrati della Procura di Milano Laura Pedio e Antonio Pastore, che indagano sulle tangenti nella sanità lombarda, tra il 2002 e il 2012 dai conti di Formigoni non esce un euro «neppure per comprare un vestito», un regalo, una cena al ristorante. Nel processo è emerso che Formigoni – che per una vita ha predicato la sobrietà e il messaggio di Cristo – usava cenare sontuosamente al ristorante stellato Sadler di Milano con vini e champagne da migliaia di euro. Formigoni aveva una cantina personale che veniva rifornita da Pierangelo Daccò” (già condannato a 9 anni per concorso in bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita nel processo per la bancarotta del San Raffaele, ora in carcere).

Questa la testimonianza del ristoratore Claudio Sadler: «Pagava sempre Daccò anche quando Formigoni veniva da solo. Avevamo ricevuto personalmente da Daccò la disposizione che i conti del presidente fossero a suo carico. Formigoni, anche quando veniva senza Daccò, non si preoccupava affatto del conto e, una volta finita la cena, andava via. Ringraziava e andava senza neppure chiedere quale fosse l’importo. Ordinava peraltro con libertà, bevendo solo champagne del quale è particolarmente appassionato».

– Imputato anche in un altro processo per induzione indebita (la vecchia concussione) in relazione al progetto di realizzazione di una discarica di amianto a Cappella Cantone (CR). Secondo l’accusa, oltre un milione di euro sarebbero stati versati da un imprenditore bergamasco, Pierluca Locatelli – interessato alla realizzazione della discarica e quindi alle delibere di Giunta per avere il via libera – alla Compagnia delle Opere di Bergamo su input di Formigoni. Il processo dovrà ricomnciare da capo (e facilmente finirà a in prescrizione) grazie alla modifica del reato di concussione da parte del parlamento italiano (la stessa che ha portato all’assoluzione di Berlusconi in appello nel processo Ruby e alla prescrizione per Penati (PD) in una vicenda di tangenti

Nel maggio 2013 è stato quindi eletto presidente della commissione agricoltura del Senato

GALAN Giancarlo (FORZA ITLAIA – eletto col PDL) – DECADUTO il 27 aprile 2016

– Per 15 anni governatore del Veneto e 2 volte ministro. Arrestato nel Luglio 2014, ha patteggiato 2 anni e 6 mesi per corruzione, concussione e riciclaggionello scandalo Mose di Venezia che vede coinvolti decine di politici, funzionari e imprenditori.

Non ha fatto un solo giorno di carcere dopo la condanna definitiva.

Ha restituito solo 2,6 milioni di euro (a fronte di un maltolto di oltre 15 milioni) e continua ad essere deputato e presidente della commissione cultura della Camera percependo il relativo sontuoso stipendio. Gli viene sequestrata la cinquecentesca Villa Rodella, ed è così costretto a trasferirsi in un’altra villa. Tuttavia, prima lasciare la villa, lui e la coniuge sottraggono e smontano tutto ciò che può essere portato via: mobili pregiati, sanitari, lavandini, lampadari, termosifoni, specchi, ecc..

E’ affiliato ad una loggia massonica padovana appartenente all’obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia

MAIETTA Pasquale – (Fratelli d’Italia)

 

– La Procura ne ha chiesto l’arresto per associazione a delinquere in uno scandalo di appalti truccati a Latina.

La Procura ha scoperchiato un enorme sistema di corruzione diffuso. “Per l’assegnazione di pubblici appalti ci si avvaleva di un vero e proprio “sistema” con il quale i funzionari pubblici comunali favorivano alcuni imprenditori, commettendo reati contro la pubblica amministrazione, finalizzati a consentire un’illecita spartizione di ripetuti affidamenti alle stesse ditte di appalti mediante frazionamenti della spesa. I carabinieri hanno inoltre documentato come molti degli appalti in questione avrebbero potuto essere evitati con un corretta programmazione degli interventi, ignorata per favorire evidentemente le citate società”

L’inchiesta nacque dall’interrogazione parlamentare del M5S Giuseppe Vacciano: coinvolti politici locali (e in particolare esponenti dell’ex giunta di Fdi e FI), dirigenti, imprenditori e notai. Tra loro l’ex sindaco di Fratelli d’Italia Giovanni Di Giorgi,  Coinvolti anche l’ex assessore Giuseppe Di Rubbo (Forza Italia), l’ex consigliere provinciale di An Silvano Spagnoli (gestore delle piscine comunali)

–  In un altra vicenda è accusato anche di violenza privata insieme a Costantino “Cha Cha” Di Silvio, ritenuto ai vertici dell’organizzazione criminale legata ai Casamonica di Roma

 MANCUSO Bruno (NCD – eletto col PDL)

– A processo per associazione a delinquere.
Secondo la Procura, il senatore Mancuso quando era sindaco di Sant’Agata di Militello, sarebbe stato il promotore di un comitato d’affari insieme al dirigente comunale Giuseppe Contiguglia per truccare la progettazione di appalti pubblici.

Coinvolto in passato anche in inchieste per voto di scambio (assolto in primo grado),  e per furto d’acqua (aggravato e continuato in concorso) dove è stato condannnato il fratello, l’avvocato Pippo Mancuso.
Nell’estate del 2008 , in penuria idrica e con una ordinanza nella quale il sindaco Mancuso obbligava ai cittadini di limitare il consumo d’acqua, un’autobotte comunale avrebbe fatto rifornimenti alla mastodontica villa con piscina dei fratelli Mancuso alla periferia del paese. (Alla magistratura venne inviato un esposto con riprese video)
Nella citazione a giudizio si legge “in concorso tra loro, Mancuso Bruno e Mancuso Giuseppe, nella qualità di mandanti ed effettivi utilizzatori del bene, Di Pietro e Piscitello quali intermediari e procacciatori degli autisti (…) di prelevare dal pozzo comunale di S.Agata , rilevanti quantità d’acqua pubblica, nonché di trasportare e scaricare le quantità prelevate nella conduttura collegata ad un pozzetto sito nel terreno di proprietà dei fratelli Mancuso (attività di trasporto eseguita più volte al giorno),  nel periodo di vigenza dell’ordinanza n. 84/2008 del sindaco (in persona dello stesso Mancuso Bruno) che disponeva il razionamento dell’acqua medesima a causa del periodo di siccità. (…) . In S.Agata Militello nei mesi di giugno, luglio ed agosto 2008.”

MAROTTA Antonio – (NCD – eletto col PDL)

A processo per traffico di influenza illecita e ricettazione.

Bocciata dal Parlamento la richiesta d’arresto avanzata dai pm, che accusavano Marotta di  partecipazione ad associazione a delinquere, corruzione, finanziamento illecito dei partiti e riciclaggio.

Le intercettazioni ambientali captano addirittura il rumore che  si riferisce al conteggio di denaro.
Vedi questi qua? questi sono venti“,
dice subito Marotta.  “Cinque sono tuoi e in più..” “E questi che erano cinque, quattro per te”.
Pizza si mette a contare: “Ma li stai contando di nuovo?” chiede Marotta.
“No –
risponde l’altro – è perché li devo dare a questo e non vorrei che magari di dover perdere… le figure di merda che una volta ho fatto”.
(…) “bisogna nasconderli..”

Gli inquirenti scrivono: “I contenuti delle conversazioni riportate fondano l’elevata probabilità che Esposito in occasione dell’incontro abbia consegnato al Marotta danaro”.
Segue finanche la suddivisione in banconote da cento e da cinquanta euro. Ventimila euro, in tutto, consegnati da un imprenditore, Luigi Esposito. Più di due mesi dopo, il 21 maggio, la cifra è di 42 mila euro e i due si applicano con zelo.
Marotta: “Sì, li ha fatti in pezzi grossi stavolta”.
Pizza: “Sono cinque, cinque, due, tre, tre… quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci… e sono sei, poi uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci e sono sette”.
“Me li tengo nel portafoglio che mi servono”.

Marotta continua tranquillamente a sedere in Parlamento

 

 MATTEOLI Altero – (FORZA ITALIA –  PDL)

–  (ri-eletto in Toscana) –  E’ attualmente a processo per finanziamento illecito (tangenti)nello scandalo Mose di Venezia. I soldi sarebbero arrivati tramite l’amico Erasmo Cinque della Socostramo srl, già militante di Alleanza Nazionale e anch’egli indagato (per corruzione). Grazie alle insistenze del parlamentare il costruttore sarebbe entrato nell’appalto per le bonifiche dei terreni inquinati di Porto Marghera

Nel 2006 venne rinviato a giudizio per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio, per aver avvisato il prefetto di Livorno di indagini a suo carico per abusi edilizi nell’Isola d’Elba.
Cominciò quindi il grottesco ping-pong .
Il Tribunale dei ministri di Firenze dichiara la sua non competenza e lascia il caso alla giustizia ordinaria (Procura di Livorno).
La procura lo rinvia a giudizio. Dopo la prima udienza in ottobre, il Parlamento blocca il processo e solleva  un conflitto di attribuzione tra poteri dello stato alla Corte Costituzionale contro il Tribunale di Livorno.
Corte che nel 2009 annulla la richiesta espressa dal Tribunale di Livorno, sostenendo che avrebbe dovuto essere il Tribunale dei Ministri a giudicare il ministro, previa  autorizzazione da parte della Camera.

 MESSINA Alfredo – (FORZA ITALIA – PDL)

–   (ri-eletto in Lombardia) – Vice pres. del gruppo bancario-assicurativo  MEDIOLANUM (Fininvest) è a processo per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta.

 

 MINARDO Nino – (NCD – eletto col PDL)

 -eletto in Sicilia. Condanna definitiva a 8 mesi per abuso d’ufficio .
Fu anche arrestato dalla Guardia di Finanza e indagato per associazione a delinquere, truffa aggravata, malversazione ai danni dello Stato ed estorsione aggravata.

Nonostante la condanna continua non solo continua a sedere in Parlamento ma è addirittura VICEPRESIDENTE della COMMISSIONE ATTIVITA’ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO (sic)

MINZOLINI Augusto – (FORZA ITALIA – PDL)

– Condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi per peculato continuato quando era direttore del TG1. Usava la carta di credito della Rai per spese pazze (65.000 eur in 1 anno e mezzo, tra resort e ristoranti di lusso senza nemmeno specificare gli invitati) senza giustificarne i motivi. Il giudice ha fissato anche per lo stesso periodo l’interdizione dai pubblici uffici.

Nonostante questo e la condanna definitiva che risale al 2015 il “Direttorissimo” continua tranquillamente a sedere in Parlamento perchè il Parlamento da più di un anno ritarda la votazione sulla sua decadenza in base alla legge Severino

– Condannato a 6 mesi per abuso d’ufficio. Da direttore del TG1 tolse dalla conduzione del tg Tiziana Ferrario, che aveva mansioni di caporedattore e non la ricollocatò nell’attività redazionale per circa un anno

Secondo la Ferrario,  sarebbe stata la conseguenza per “essersi opposta all’asservimento del Tg1 alle esigenze propagandistiche del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in violazione da parte di Minzolini dei doveri di obiettività, completezza e imparzialità dell’informazione

 PARISI Massimo – (ALA  – eletto col PDL)

Condannato a 2 anni e 6 mesi per truffa ai danni dello stato (finanziamenti all’editoria percepiti illecitamente). Per gli anni 2005, 2006 e 2007 si salva con la prescrizione

– Imputato anche nel processo P3 insieme a Denis Verdini ed altri imputati per “la realizzazione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento dei partiti, diffamazione e violenze private”. Obiettivo della P3 inoltre era anche quello, secondo l’accusa “di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali”. I PM hanno chiesto

 PELINO Paola – (FORZA ITALIA – PDL)

– Nel marzo 2013 viene condannata in primo grado per aver comprato 11 mila euro di abiti firmati in una boutique di Pescara, senza averli mai pagati. È stata condannata a saldare il dovuto e alle spese legali.

 ROMANI Paolo – (FORZA ITALIA – PDL)

Condannato a 1 anno e 4 mesi per peculato, nell’inchiesta l’inchiesta sugli sprechi e le spese astronomiche di assessori e dirigenti addebitati al Comune di Monza. (di cui è assessore all’EXPO).

– E’ indagato anche per istigazione alla corruzione nella vicenda delle pressioni e sistematiche forzature per l’approvazione ad ogni costo della variante al PGT disegnata da Romani stesso. Un documento nel quale il terreno agricolo/fluviale della Cascinazza che appartiene a società riconducibili a Paolo Berlusconi diventava edificabile per svariate migliaia di metri cubi.

In un intercettazione telefonica del 2010 tra l’imprenditore di Monza Angelo Narducci e Fabrizio Sala (allora assessore all’Ambiente in Provincia di Monza e Brianza, oggi Commissario all’EXPO), Narducci (condannato in primo grado a un anno e quattro mesi con sospensione condizionale della pena per bonifiche false) si lamenta che Romani, allora assessore all’Urbanistica, sia “sparito” dopo l’acquisto della casa per il figlio. Casa, a detta di Narducci stesso, venduta a prezzo di amico. Narducci è un’imprenditore edile che allora aveva in ballo alcune operazioni su Monza proprio mentre Paolo Romani è assessore all’Urbanistica. Poi l’”amico” Romani si è reso “latitante”.

ROSSI Maria Rosaria (Forza Italia – PDL)

 

A processo per falsa testimonianza nel processo Ruby Ter

A processo anche la ex prostituta Karima El Mahroug (“Ruby”) e altre 22 persone tra cui il suo ex avvocato Luca Giuliante, il giornalista Carlo Rossella, e parecchie ragazze ospiti delle feste ‘hot’ ad Arcore, nell’ambito del processo Ruby ter.  Altri soggetti che andranno a processo insieme a Ruby sono il suo ex fidanzato Luca Risso, sedici olgettine tra cui Barbara Faggioli, Marysthel Polanco, Barbara Guerra, Alessandra Sorcinelli, Ioana Visan, Iris Berardi e Raissa Skorkina e l’ex massaggiatore del Milan Giorgio Puricelli. L’accusa, a vario titolo, è falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziaria, reato quest’ultimo contestato anche a Silvio Berlusconi, la cui posizione è stata stralciata .La pm Tiziana Siciliano ha spiegato che “il materiale probatorio è tale da vanificare l’ipotesi difensiva”, in base alla quale l’ex premier avrebbe pagato le Olgettine ospitate nelle feste di Arcore come atto di generosità nei loro confronti. Agli atti delle indagini, riferisce il magistrato, ci sono “intercettazioni, documenti contabili, filmati coi telefonini, contratti di lavoro” che dimostrerebbero l’esistenza di un “accordo corruttivo” per spingere le ragazze a testimoniare il falso o essere reticenti nei processi Ruby e Ruby bis.

Abbiamo una promessa – spiega la pm Siciliano – poi abbiamo i successivi pagamenti, abbiamo il momento della consumazione del reato che prevedeva una cifra”. Nell’inchiesta c’e’ anche un video in cui le ragazze sono al telefono mentre chiedono una ricompensa a Berlusconi in cambio del loro silenzio sulle allegre serate a villa San Martino. E non sarebbero le uniche immagini scottanti: dai pc di alcune delle giovani indagate sono spuntati dei filmati, girati in modo artigianale con i cellulari, in cui l’ex premier avrebbe rassicurato le giovani sugli “aiuti economici” che sarebbero poi arrivati.

 SAVINO Elvira – (FORZA ITALIA – PDL)

– (eletta in Puglia) .A processo per concorso in riciclaggio a Bari, si salva grazie alla benamata prescrizione (alla quale non rinuncia)

Era accusata di aver fatto da prestanome fino al 2008 a un bancarottiere (Michele Labellante) ritenuto il cassiere del potente clan mafioso Di Cosola e Parisi. (Sacra Corona Unita). Il Parlamento negò l’uso delle intercettazioni.
Sempre secondo l’accusa, la deputata del PDL avrebbe anche fatto pressioni verso due Ministeri per favorire un progetto di edilizia universitaria gestito dalla stessa cosca.

Amica di Sabina Began (l”ape regina” di Arcore), con cui condivideva l’appartamento , salì agli onori delle cronache nazionali  nell’inchiesta che coinvolse Giampy Tarantini, recentemente condannato per associazione a delinquere (corrompeva con denaro e prostitute in cambio di appalti). In questa vicenda non è mai stata indagata, anche se c’erano intercettazioni in cui i due parlavano dell’organizzazione di cene ad Arcore tra Berlusconi e alcune showgirl

 SCAVONE Antonio Fabio Maria – (NCD)

– (eletto in Sicilia) – Condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale (371mila euro) quando era Direttore Generale dell’ASP 3 di Catania.

Il processo penale è finito in prescizione.

Giarre, rinviato il processo Pta: lavori affidati senza gara d’appalto

 SCIASCIA Salvatore – (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– (ri-eletto in Lombardia). – Condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi per la corruzione di membri della Guardia di Finanza per conto della Fininvest

Da ufficiale della Guardia di Finanza, ha confessato di aver personalmente fatto pervenire ad alcuni colleghi finanzieri quattro tangenti che dovevano servire a corrompere la Guardia di Finanaza ed assicurare delle verifiche fiscali più blande alle società Fininvest, Mediolanum, Mondadori, Edilnord e Telepiù (di proprieta della famiglia Berlusconi). Come premio per la sua dedizione verrà poi assunto in Fininvest e successivamente mandato in Parlamento, dove siede da piu di 10 anni, e nessuno dice nulla

Il corruttore Sciascia, arrestato, affermò davanti ai Pm che a dargli soldi ed autorizzazione corruttiva fu Paolo Berlusconi.

 SCILIPOTI Domenico – (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– (ri-eletto in Calabria) – Condanna definitiva per produzione di documenti falsi in merito a debiti contratti non onorati (230.000 euro). Nonostante questo continua a sedere in parlamento

– Nella relazione prefettizia che portò allo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore (Messina) , si legge anche di Scilipoti, che ne fu assessore. Gli ispettori ministeriali scrissero:
“..quanto sopra si rappresenta al fine di evidenziare i collegamenti intercorsi tra Scilipoti Domenico, classe ’57, il quale ricoprirà nel 2002, seppur per breve tempo, anche l’incarico di assessore comunale al Bilancio nella Giunta Nicolò, con personaggi appartenenti ad una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria”.

Il nome del parlamentare spunta nell’inchiesta “Fata Morgana” della procura calabrese sui rapporti tra ‘ndrangheta e massoneria

Secondo la Procura Antrimafia Scilipoti si mette a disposizione di Paolo Romeo, ex deputato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, verso il quale . È il particolare che emerge dall’inchiesta su ‘ndrangheta e massoneria che ha portato a sette fermi di imprenditori e professionisti accusati di “condizionare l’economia di Reggio Calabria” tramite una una vera e propria “associazione segreta”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/15/ndrangheta-scilipoti-allavvocato-condannato-per-concorso-esterno-scrivi-linterrogazione-e-mandala-io-te-la-firmo/2732341/

 SCOMA Francesco – (Forza Italia)


– A processo
per corruzione aggravata e finanziamento illecito. Da ex assessore regionale alla Famiglia avrebbe consentito al CIAPI (ente di formazione professionale) di ottenere finanziamenti per 5 milioni di euro. Degli 80 milioni di fondi europei destinati a quell’ente per i disoccupati siciliani, ne scomparve più della metà. E neanche uno dei disoccupati verrà avviato al lavoro.
Una parte di quelle ingenti somme sarebbero finite nelle tasche del “manager e consulente” Fausto Giacchetto, (già condannato) le cui società si occupavano di “piani di comunicazione” per conto dell’ente.

In cambio Scoma avrebbe ottenuto il pagamento di quasi 30.000 euro di benefit, tra”spese elettorali”, soggiorni a Capri e abbonamenti allo Stadio Barbera per assistere alle partite del Palermo Calcio. La fà franca grazie alla prescrizione che arriverà entro il 2016 a causa delle leggi rallenta-processi vigenti in Italia, e dei tempi biblici del processo

Tra i fondi sbloccati da Scoma per il Ciapi e Giacchetto, l’organizzazione di un “Forum della legalità” a Palermo finanziato con circa 400mila euro.

In virtù del suo curriculum, Scoma è stato quindi candidato da Forza Italia a sindaco di Palermo

 

SERAFINI GIANCARLO  – (FORZA ITALIA – eletto col PDL)

– (ri-eletto in Lombardia) – Condannato (in patteggiamento) per corruzione.

Ex capo carpentiere nei cantieri dell’Edilnord di Silvio Berlusconi a Milano 2 negli anni ‘70 e ‘80, poi assessore all’Economato nella giunta di Ombretta Colli (provincia di Milano), Consigliere Regionale della Lombardia, tesoriere di Arcore al posto di Giuseppe Spinelli, infine senatore.

 VERDINI Denis  (ALA – eletto col PDL)

(ri-eletto in Toscana). Un primatista.

Condannato a 9 anni per bancarotta fraudolenta e truffa i danni dello stato.nella vicenda della gestione della Banca di Credito Cooperativo Fiorentino.
Per la bancarotta delle società edili di Ignazio Arnone, un costruttore siciliano emigrato a Campi Bisenzio. Avrebbero messo in atto  triangolazioni di denaro fittizie con la banca Credito Cooperativo Fiorentino guidata da Verdini.
Verdini, in un’ intervista a Report ha ammesso di aver ricevuto 800 mila euro in nero da Arnone per poi giustificarsi: “Ma è una cosa normalissima, si fa così nella vita”.
Dal Cred.Coop.Fiorentino passavano anche i fondi per l’ editoria che lo Stato ha versato alla Società toscana editrice sempre di Verdini: 20 milioni di euro, percepiti illegalmente

– Condannato a 2 anni per concorso in corruzione, per gli appalti di costruzione della scuola marescialli di Firenze.
In questo processo (uno stralcio del processo P3) sono stati condannati a 3 anni e 8 mesi di reclusione Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, e Fabio de Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana; a 2 anni e 8 mesi l’ imprenditore Francesco Maria de Vito Piscicelli e a due anni il costruttore Riccardo Fusi. La posizione di Verdini era stata lasciata indietro dalla Procura perché il parlamento ha impiegato 2 anni per concedere l’ autorizzazione a procedere.
Si salva grazie alla prescrizione grazie alle leggi salva-corrotti vigenti in Italia.

 – A processo a Roma per corruzione (processo P3), n associazione segreta che avrebbe avuto,secondo gli investigatori, “come obiettivo” la realizzazione “di una serie indeterminata di reati di corruzione, abuso d’ ufficio e di illecito finanziamento” oltre “a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché gli apparati della Pubblica amministrazione dello Stato e di enti locali“.
In particolare la Procura di Roma contesta a Denis Verdini, Marcello Dell’Utri,Flavio Carboni e Nicola Cosentino di aver costituito l’organizzazione segreta “allo scopo di gestirne l’attività e realizzarne gli scopi, sviluppavano una fitta rete di conoscenza nei settori della magistratura, della politica e dell’imprenditoria da sfruttare per i fini segreti del sodalizio e per il finanziamento di esso e dei suoi membri..(…)”

– A processo a Roma per finanziamento illecito. Avrebbe ricevuto 1 milione di euro da Riccardo Conti (suo collega parlamentare di Forza italia), a sua volta co-imputato per truffa aggravata insieme ad Angelo Arcicasa nello stesso processo. Quest’ultimo, all’epoca dei fatti presidente dell’Enpap,(l’Istituto di previdenza degli psicologi) nel gennaio 2011 fece acquistare all’ente un prestigioso immobile in via della Stamperia (3.900 mq distribuiti su 5 piani, nei pressi della Fontana di Trevi) per 44,5 milioni di euro dalla società Estatedue Srl, amministrata da Conti, che poche ore prima l’aveva comprata per circa la metà del prezzo dal Fondo Omega di Intesa San Paolo. Una plusvalenza di quasi 20 milioni di euro in poche ore, della quale venne poi “girato” un milione a Verdini.

 ZUFFADA Sante – (PDL – Forza Italia)

 – (eletto in Lombardia)Condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale quando era consigliere regionale in Lombardia. Pranzi, viaggi, hotel, banchetti, taxi, giornali, riviste, smartphone e una vagonata di “francobolli”. Totale: 112.000 euro. A tanto ammonta la cifra che il senatore si fece rimborsare dai cittadini lombardi, quando ricopriva la carica di consigliere regionale PDL con stipendio di 12.000 eur al mese.
Zuffada, nonostante la condanna, non fa una piega e resta senatore. Nessuno gli ha chiesto le dimissioni

– A processo per peculato

 

PARTITO DEMOCRATICO

AIELLO Ferdinando (PD)

– A processo per peculato.  Secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza, avrebbe messo a rimborso i costi delle bollette luce e gas. Non le proprie però. Ma quelle dei famigliari. Le bollette, infatti, fanno riferimento a un indirizzo di Rogliano in cui sarebbero residenti i genitori del parlamentare. I rilevamenti esperiti in loco da militari del Nucleo P.T. di Cosenza, si concludevano nei seguenti termini: “Non vi è allo stato attuale alcun elemento che consenta di ricondurre la disponibilità di locali/abitazioni ivi insistenti ad Aiello Ferdinando”.
Per quanto riguarda l’abitazione di Rogliano (CS), si è accertato risiedervi la famiglia Carmine Aiello, padre del Ferdinando. Le spese delle utenze relative a tale abitazione risultano addebitate al gruppo.

In qualsiasi altro paese basterebbe questo fatto accertato a cacciarlo per sempre dalla politica, al di là dell’esito del processo. Ma Aiello fà il parlamentare in Italia, per sua fortuna.

 

BATTAGLIA Demetrio (PD)

– A processo per peculato in Calabria.

Nello scandalo della rimborsi in regione Calabria, scrivono i giudici: “l’omesso controllo dei capigruppo era deliberatamente ispirato a una logica di compiacente e colpevole condivisione di certi metodi di sfruttamento parassitario di cospicue disponibilità finanziarie di natura pubblica che, senza alcun pudore, ma semmai con spregiudicato disprezzo delle regole, sono state utilizzate per finanziare spese personalissime con una scandalosa tracotanza, mentre le funzioni legislative e quindi costituzionali esercitate avrebbero dovuto ricordare agli odierni indagati, in ogni momento, che la vita pubblica esige rigore e correttezza, tanto più che si tratta di soggetti che possono contare su cospicue indennità di funzione che ne assicurano indipendenza e prestigio sociale”

BRAGANTINI Paola (PD)

 

– a processo  per truffa aggravata da presidente di circoscrizione a Torino. Gettoni di presenza, fino al massimo possibile di 600 euro al mese, per riunioni di giunta mai convocate, l’accusa della Procura. I componenti delle giunte, secondo gli investigatori, percepivano il gettone di presenza anche se non prendevano parte alle riunioni.


Durante un’udienza del processo sulla rimborsopoli della Regione Piemonte, sarebbe venuto alla luce che il compagno della Bragantini, Andrea Stara, consigliere regionale PD (a processo), fece rimborsare alla Bragantini una multa addebitandola sulle spese del gruppo consiliare.
Per questa vicenda nei paesi civili ci si dimette all’istante. Ma la Bragantini continua a sedere nel parlamento italiano.

 

 
BUBBICO Filippo (PD)- VICE-MINISTRO DELL’INTERNO

 (ri-eletto in Basilicata)Vice-ministro dell’interno.
Condannato dalla Corte dei Conti per consulenze ingiustificate quando era nell’ufficio di presidenza del cons.regionale della Basilicata, che comportarono una spesa pubblica illegittima a carico della regione.

– Indagato per abuso d’ufficio insieme al ministro Alfano nella vicenda dell trasferimento del prefetto di Enna che aveva commissariato l’Università Kore, molto cara al ras del PD locale Crisafulli

– “Non ti dimenticare Bubbico… è una questione di vita o di morte” diceva l’ex sindaco Pd di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro al presidente del Pd della Campania e consulente di Palazzo Chigi Stefano Graziano. E Graziano lo rassicurò: “Stai tranquillo”. Così Graziano si rivolse al viceministro Pd dell’Interno Filippo Bubbico per salvare il finanziamento di Palazzo Teti Maffuccini, l’appalto in odore di clan dei Casalesi secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Napoli Giuseppe Borrelli e dai pm Maurizio Giordano e Gloria Sanseverino.
L’interessamento di Graziano e il suo intervento presso Bubbico emergono dall’intercettazione allegata agli atti dell’inchiesta che vede Graziano indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Il politico dem, eletto nel 2015 in consiglio regionale, è accusato di aver chiesto e ottenuto i voti del clan Zagaria alle regionali del 2015. Al telefono Di Muro e Graziano fanno riferimento alla necessità di spostare da un capitolo all’altro la posta di bilancio da 3 milioni di euro per la ristrutturazione diPalazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere, un bene confiscato, quindi di competenza del Viminale.

– Bubbico, fu anche al centro dell’inchiesta “Toghe Lucane”, della Procura di Catanzaro. Indagine condotta dal pool dell’allora PM Luigi De Magistris che verteva su un presunto comitato d’affari comprendente politici, magistrati, avvocati, imprenditori e funzionari in odore di massoneria che avrebbe gestito grosse operazioni economiche illecite o illegittime in Basilicata, tra cui quella del complesso turistico Marinagri di Policoro
Bubbico, nel decreto di perquisizione, veniva definito il punto di riferimento politico apicale, nel comitato di affari al centro dell’inchiesta.  Che avrebbe messo in luce, sempre a carico di Bubbico, ex presidente della Giunta regionale della Basilicata  – “una logica trasversale negli schieramenti”  con il “collante degli affari”.
Tempo dopo, su  richiesta del ministro della Giustizia,  il CSM, avocò l’inchiesta al PM De Magistris, e ne ordinò il trasferimento, togliendogli le funzioni inquirenti.
Nel marzo 2011 l’intera inchiesta fu archiviata dai magistrati che lo sostituirono, e tutti e trenta gli indagati furono prosciolti. Alcuni di questi magistrati però sono ora a processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari insieme ad alcuni dei loro colleghi lucani a suo tempo indagati da De Magistris

CENSORE Bruno (PD)

– A processo per peculato da consigliere regionale, nello scandalo rimborsi nel quale,
per la Procura di Reggio Calabria, sarebbe avvenuto “un utilizzo dei fondi del gruppo regionale, in misura imponente, per spese ingiustificate” oppure “assistite da documenti di spesa palesemente falsi”
Per i giudici  avrebbe indebitamente percepito, appropriandosene, somme di cui aveva la disponibilità in ragione del loro ufficio oppure documentando spese non conferenti al ruolo di (allora) consigliere regionale. Censore poi, con uno stile da vero fuoriclasse, può vantare, tra la sfilza di rimborsi che si è fatto accreditare dalla regione anche addirittura “materiale edile” (sic!) per il quale – scrive il GIP Olga Tarzia – “non ci si sarebbe sforzati neppure di simulare una finalità apparentemente pubblica, emergendo nella realtà, in concreto, il carattere privato della spesa o comunque diverso da quello al quale era destinato. La dimostrazione della non inerenza – sottolinea il giudice – emerge inoltre “dall’assenza di documentazione che in qualunque modo servisse a dimostrare la pubblica funzione svolta al momento della spesa, sicchè la giustificazione generica ed inadeguata rappresenta una scusa per appropriarsi del denaro

In qualsiasi altro paese civile, questo basterebbe a finire la propria carriera politica, al di là dell’esito penale del processo.
Ma il Partito Democratico non ne ha chiesto le dimissioni,   eCensore continua a sedere in parlamento

 DE FILIPPO Vito (PD)- vice-ministro della Sanità

– vice-ministro della Sanità. Condannato dalla Corte per danno erariale prodotto alla Regione Basilicata, quando ne era governatoere.. Con De Filippo sono stati condannati altri 21 amministratori e consiglieri regionali, tra cui anche il suo successore alla presidenza della Regione Marcello Pittella e rappresentanti di tutti i gruppi compreso l’onorevole Vincenzo Folino del PD, per un totale di 196 mila euro.

“Provata l’esistenza di un diffuso malcostume da parte dei consiglieri regionali” diretto ad ottenere “un illegittimo rimborso di ingiustificate spese, principalmente di vitto e alloggio” scrissero i giudici.

Nonostante la condanna nessuno del governo ne ha chiesto le dimissioni

 – A processo per peculato in Basilicata sulle spese pazze al consiglio regionale. La Procura sta anche indagando su presunte irregolarità nell’erogazione di fondi regionali all’impresa della figlia quando lui era governatore.
La “Marmaros srl”, la ditta della figlia, che nel novembre 2012, partecipò al bando approvato due mesi prima dalla Giunta (presieduta da De Filippo, all’epoca governatore della Regione) al quale parteciparono altre 413 aziende lucane. In ballo c’erano 8 milioni e 300mila euro disponibili, che poi sono lievitati a 20. Sicuramente un caso che a vedersi assegnati i fondi regionali fu proprio l’azienda della figlia.

– Indagato per induzione indebita anche nello scandalo petroli della Basilicata.

L’ex governatore lucano del Pd risulta indagato per “induzione indebita”, assieme alla segretaria Mariachiara Montemurro, consigliere comunale del Pd di Gallicchio (Potenza), amica di famiglia e testimone di nozze di De Filippo,per uno scambio di favori con l’ex sindaca di Corleto, Rosaria Vicino (Pd).
Il GIP di Potenza scrive della Vicino; abile a raccogliere e convogliare voti anche sugli esponenti del Pd candidati ed poi eletti al Parlamento europeo come Pittella, Paolucci e Picierno, era imbattibile nell’ottenere dalla società Total che avevano bisogno di autorizzazioni, le assunzioni dei suoi protetti e amici. Il nome di De Filippo compariva più volte già nell’ordinanza di misure cautelari eseguita 3 settimane fa, in relazione alle pressioni dell’ex sindaco di Corleto, tuttora agli arresti domiciliari, per l’assunzione del figlio Gerardo Fiore all’Eni. Gli inquirenti hanno registrato la premura della Vicino nell’assicurare a De Filippo il suo sostegno elettorale alla Montemurro, alle amministrative del 2014
“Le mie amicizie le sto catapultando tutte sopra a questa ragazza qua…”, spiega la sindaca in un’intercettazione con la moglie. “Lo faccio per te e tuo marito..”. Salvo poi chiedergli subito conto delle “questioni che la riguardavano (…) verosimilmente riferibili alla possibile assunzione del figlio (…) presso una società o un’impresa su cui il De Filippo poteva esprimere la sua influenza”.
De Filippo e la Vicino , come dei classici malviventi, nelle telefonate usano un linguaggio in codice, per timore di essere intercettati
“Devi stare serena! Ho fatto mercoledì un super vertice per il convegno (termine che i due usano per ‘colloquio’ o ‘lavoro’, ndr)» afferma il vice-ministro.
Il 21 maggio 2014, intercettato al telefono con la Vicino, che insiste nel chiedergli notizie dell’assunzione, De Filippo rassicura: «È l’unica cosa che sto facendo».
«Gli sto addosso tutti i giorni, quindi… (…) è come un figlio per me! (…) la sto prendendo come una cosa come un figlio, perché un domani avrò bisogno per i miei figli», diceva ridendo.
Missione compiuta. L’assunzione si è poi concretizzata in una ditta dell’indotto lucano dell’ENI.
La sindaca poi nelle intercettazioni usa il nome di De Filippo come un lasciapassare per i contatti con le imprese dell’indotto petrolifero.
A una donna che le chiede un’assunzione – cosa che, appuntano gli investigatori, si ripete in occasione di elezioni e primarie – la Vicino snocciola contatti e indicazioni: «E va bene. Senti, tieni questo della Sudelettra (…). Questo (Marsilio, ndr) sta a Mutera, e poi stanno pure a Viggiano, però devi vedere lui. E tu devi dire così esattamente: Sono la… signora x… del sottosegretario x. Quando posso venire?”
Gli inquirenti scrivono che «l’attività politica svolta sul territorio dalla Vicino, in favore dei candidati del proprio capocorrente De Filippo Vito, ha quale precipuo scopo quello di “sfruttare” il consenso elettorale carpito attraverso la promessa di assunzioni (o nel caso delle imprese attraverso la promessa di lavori) per ricevere in cambio dal sottosegretario alcuni vantaggi personali»

http://www.lettera43.it/politica/basilicata-come-de-filippo-offriva-un-posto-in-eni_43675240485.htm

 In qualsiasi paese civile, basterebbero questi fatti accertati / comportamenti a determinare la fine della carriera politca di una persona. Ma nessuno ha chiesto le dimissioni di De Filippo e lui continua a fare il vice-ministro del Governo Renzi

 DI STEFANO Marco (PD) 

 – (eletto in Lazio) –  A processo per turbativa d’asta alla truffa aggravata e falso.   Da assessore della Regione Lazio avrebbe favorito la famiglia di palazzinari Pulcini affittando al doppio del prezzo di mercato gli edifici in cui alloggiare Lazio Service srl. Immobili ceduti poi a Enpam. L’operazione avrebbe determinato una plusvalenza di quasi 40 milioni di euro. Secondo i magistrati, alla base di questi proventi ritenuti illeciti, la compiacenza di Di Stefano, oltre che di amministratori e pubblici ufficiali. In procura ancora aperto il terzo filone di indagine che vede Di Stefano indagato per corruzione.

Il suo nome spunta anche nella vicenda che riguarda la misteriosa scomparsa del suo braccio destro Alfredo Guagnelli – sparizione per la quale i pm di Roma indagano per omicidio volontario. Gli inquirenti ritengono Guagnelli una sorta di braccio destro di Di Stefano, e lo ritengono destinatario di una tangente da 300.000 euro sempre da parte dei costruttori Pulcini.

 L’interesse dei PM di Roma il parlamentare del Pd indagato per corruzione, non riguarda solo la presunta mazzetta di un milione e 800 mila euro, che il politico avrebbe incassato dai costruttori Pulcini. O almeno non solo. Ma anche come testimone indagato in procedimento connesso nel fascicolo per l’omicidio volontario di Alfredo Guagnelli, l’amico di tante vacanze misteriosamente scomparso , che secondo l’accusa avrebbe incassato dagli stessi costruttori una tangente di 300 mila euro. Soltanto adesso i magistrati hanno iscritto il reato più pesante contro ignoti nell’inchiesta rimasta per anni senza alcuna ipotesi, legando i due fascicoli attraverso le deleghe.. Un intreccio di affari e rapporti personali: a legare Di Stefano a Guagnelli non era solo l’amicizia, c’era anche una donna, Claudia Ariano, ex fidanzata del faccendiere scomparso, che intanto era diventata la compagna del politico e avrebbe avuto un ruolo centrale anche nella vicenda dei presunti favori a Pulcini. La scelta del procuratore Pignatone di legare i fascicoli, assegnando a uno dei sostituti responsabili dell’inchiesta sulle tangenti anche quella per l’omicidio volontario di Guagnelli, è significativa. Per gli inquirenti, gli affari del faccendiere erano legati a doppio filo alla sua scomparsa. Una vicenda misteriosa, nell’ambito della quale proprio Di Stefano è già stato sentito diverse volte. Il parlamentare è stato l’ultimo a vedere vivo l’amico, la sera dell’8 ottobre, sotto la sede della Regione Lazio, dove Guagnelli si era fermato tornando dal suo ufficio a piazza dei Navigatori. Quella stessa sera, il figlio di Di Stefano avrebbe dovuto cenare a casa sua. L’inchiesta, inizialmente aperta per sequestro di persona e poi archiviata, da anni procedeva nell’ipotesi di un allontanamento volontario, ora escluso.

 FOLINO Vincenzo (PD)

– Condannato dalla Corte dei Conti per aver intascato rimborsi illegittimi dalla regione.

– In passato coinvolto in un inchiesta per turbativa d’asta nello scandalo Sanitopoli della Basilicata. Secondo i pm De Filippo e Folino avrebbero pilotato i servizi di pulizie, facchinaggio. Non è dato sapere che fine abbia fatto quell’inchiesta

Il governatore e l’ex assessore Folino erano sospettati dai magistrati di essere intervenuti sulla commissione aggiudicatrice dei servizi all’ospedale San Carlo. Un appalto molto ricco: 25 milioni di euro. Sotto inchiesta anche i componenti della commissione, i vertici del gruppo che ha vinto l’appalto: «La Cascina» e un collaboratore del governatore. Secondo i pm gli indagati «turbavano con metodi fraudolenti il regolare svolgimento della gara pubblica di appalto del servizio di pulizia e dei servizi secondari», ovvero il «facchinaggio» e il «trasporto dei pasti ai malati». Nell’avviso di comparazione per quattro dei sei indagati, si legge, secondo la tesi dell’accusa che i vertici della «Cascina» e delle controllate «effettuavano pressioni sul presidente della regione Basilicata Vito De Filippo e l’assessore regionale Vincenzo Folino così determinando l’intervento di questi ultimi presso Spera Giuseppe», ovvero il presidente della commissione che aveva il compito di assegnare l’appalto. I pm contestano il fatto che dopo le presunte pressioni e poi le «attivazioni» di De Filippo e Folino, l’appalto fosse stato assegnato alle controllate del gruppo La Cascina

 GENOVESE Francantonio (PD)

–  a processo per associazione a delinquere, riclaggio, peculato e truffa, nella vicenda dei fondi regionali ed europei destinati alla formazione professionale che avrebbe intascato in maniera illecita per sè e per le proprie clientele.

Il 7 Agosto 2014 il parlamento italiano (con il voto di PD, Forza Italia, NCD, SC, PI, Sel, Misto-Psi),ha negato l’utilizzo delle intercettazioni successive al 12 dic 2011 (cioè quelle più importanti ai fini processuali) tra le dure proteste in aula del M5S.

 Secondo gli inquirenti Genovese è “al centro di una fitta trama di società e di clientele. L’unico scopo è quello di drenare denaro pubblico. I corsi di formazione erano organizzati dalla Regione con finanziamenti europei. Venivano emesse fatture false o rifatte, attraverso società schermo tra Regione ed enti che erogavano formazione cui venivano chiesti servizi. I prezzi cui venivano noleggiati attrezzature informatiche e locali erano decisamente superiori a quelli di mercato. La differenza permetteva di lucrare.”  La moglie (arrestata nel dicembre 2013) è a processo con giudizio immediato nella stessa vicenda.
Non solo non è decaduto da parlamentare ma continua a percepire una sontuosa indennità (c.a. 10.000 eur al mese). L’opposizione ha chiesto che gli venisse sospesa, ma l’ufficio della Presidenza della Camera presieduta da Laura Boldrini si è opposto.

Genovese , “trionfatore” alle ultime primarie con quasi 20.000 preferenze, è stato potente sostenitore di Renzi in Sicilia nonchè  assessore provinciale, consigliere regionale, sindaco di Messina, ed è azionista e dirigente della società di traghetti “Caronte” operante sullo Stretto. Recentemente è passato a Forza Italia

 On. GULLO Tindara Maria  (PD)

(eletta in Sicilia) – A processo a Messina per falso ideologico e voto di scambio. L’inchiesta denominata “Fake” coinvolge 156 persone e ha visto 12 arrestati, tra questi anche il padre della Gullo,e vede indagato il cugino, consigliere provinciale. Sono ritenuti facenti parte di un’associazione per la commissione di reati di falso in atto pubblico e in materia elettorale, al fine di consentire la raccolta di voti per sostenere la candidatura a sindaco di Luigi Gullo.  Il processo procede con tempi lentissimi

La Gullo è considerata fedelissima di Francantonio Genovese, e voto nò alla richiesta di arresto nei suoi confronti ed è passata a Forza Italia poco dopo di lui

 LANZILLOTTA Linda (PD)

– Condanna in sede civile della Corte dei Conti  per danno erariale per consulenze ingiustificate (40 mila euro). I fatti risalgono a quando era assessore al bilancio del Comune di Roma, nella giunta guidata dal sindaco Rutelli.

Ha cambiato 6 volte partito nella sua mirabolante carriera
– Carica di funzionario del Ministero del Bilancio e consigliere parlamentare in quota PSI (1979-1993)
– Carriera parlamentare (dal 2006)
-Adesione alla Margherita
– Deputata DL (2006-2007) e carica di Ministro (2006-2008)
– Confluenza nel Partito Democratico e carica di Ministro nel governo ombra di Veltroni (2007-2009)
– Abbandono del PD e Portavoce di Alleanza per l’Italia (2009-2012)
– Abbandono dell’ApI e Senatrice di Scelta Civica (dal 2013)
– Abbandono di Scelta Civica e ritorno al PD

 OLIVERIO Nicodemo (PD)

– (ri-eletto in Calabria) – A processo a Roma con altre 14 persone per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale aggravata, in uno dei processi sullo scandalo del patrimonio immobiliare della ex DC.

Il processo si avvia verso la prescrizione grazie ai  tempi biblici del solito Tribunale di Roma e alle leggi rallenta-processi vigenti in Italia

 PAOLUCCI Massimo (PD)

– (ri-eletto in Campania) – Condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale nello scandalo rifiuti di Napoli

PETRINI PAOLO (PD)

– A processo per peculato ad Ancona

 RENZI Matteo (PD)PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.

 – Da presidente della Provincia di Firenze la giustizia contabile gli contestò il danno erariale: l’assunzione presso la Provincia di 4 dirigenti, in violazione delle disposizioni riguardanti la contrattazione collettiva del comparto.Aveva inquadrato nel suo staff quattro persone esterne all’amministrazione come funzionari, qualifica che richiede la laurea, pur non possedendola. L’indagine era nata da una denuncia sull’assunzione di Marco Carrai, “uomo-ombra” del renzismo, all’epoca ventinovenne, sistemato nella segreteria del presidente nonostante fosse privo del diploma di laurea. Così per cinque anni, i quattro avrebbero beneficiato di uno stipendio maggiorato e non dovuto.  Renzi subisce 2 condanne (4 agosto 2011 e il 9 maggio 2012) dalla Corte dei Conti, insieme ad altre 20 persone, per danno erariale.

 Ma in appello Renzi viene assolto con una sentenza unica nella storia della giurisprudenza : i giudici della I Sezione centrale di appello di Roma il 4 febbraio 2015 sentenziano che:  “Pur non ricorrendo gli estremi della cosiddetta “esimente politica”, questo Collegio ritiene di poter rilevare l’assenza dell’elemento psicologico sufficiente a incardinare la responsabilità amministrativa, in un procedimento amministrativo assistito da garanzie i cui eventuali vizi appaiono di difficile percezione da parte di un ‘non addetto ai lavori’”.
In poche parole, i giudici confermano implicitamente l’illecito, ma assolvono Renzi, (laureato in gurisprudenza, e con a disposizione uno staff legale da Presidente di Provincia),  perché – a detta dei giudici – “non in grado di percepire le illegittimità del proprio operato.

L’ignoranza della legge, mai ammessa in giurisprudenza, viene fatta valere ad personam per Matteo Renzi .

Il giudice che emette la sentenza, 2 mesi dopo viene nominato a capo della Corte dei Conti

– In un altra vicenda, la Procura di Firenze ha aperto un’inchiesta senza indagati, sulla casa di Firenze dove Renzi ha soggiornato frequentemente dal 2011 al 2013, il cui affitto è sempre stato pagato dall’imprenditore Marco Carrai (Carrai ha a sua volta ottenuto svariati incarichi in società controllate dal Comune e appalti dall’amministrazione Renzi)

Il 27 ottobre 2003, un giorno prima dell’ufficializzazione della sua candidatura a Presidente della Provincia di Firenze,  Renzi si fa “assumere” dall’azienda di famiglia (la Chil Srl ora rinominata Eventi 6) che trasforma il suo contratto da Co.co.co (Collaborazione Coordinata Continuativa) in uno da dirigente. Da quel momento Renzi, in caso di elezione, avrà diritto ai contributi pensionistici figurativi. La legge infatti prevede che sia l’ente locale a pagare i contributi e a versare il TFR ogni anno.
Grazie a quella “assunzione”, Provincia e Comune hanno già pagato (ovviamente con soldi pubblici) circa 43.000 mila euro di contributi fino all’inizio del 2014 per costruire la pensione e il TFR di Renzi.
Solo 10 anni dopo, quando un inchiesta del Fatto Quotidiano ne rivela la vicenda a livello nazionale, nel maggio 2014 Renzi annuncia che si sarebbe dimesso dalla società di famiglia. Ma nel luglio 2015 lo stesso giornale scopre che Renzi li ha incassati senza rinunciarvi. Per una vicenda simile l’ex ministro Josefa Idem è a processo per truffa aggravata

 RIGONI Andrea (PD)

– (ri-eletto in Toscana) – Condanna in primo grado a 8 mesi per abuso edilizio all’Isola d’Elba).  Subentra la prescrizione.

Nonostante la condanna il PD lo ha ricandidato in Parlamento

SCALIA Francesco (PD)

– A processo per peculato in concorso nello scandalo dell’areoporto di Frosinone.

Nonostante il progetto dell’aeroporto – sostengono i magistrati – fosse irrealizzabile e gli indagati erano tutti “ormai consapevoli che «la società Areoporto di Frosinone spa non era più legittimata ad agire quale gestore aeroportuale, quantomeno a seguito della espressa comunicazione del Ministero dei Trasporti e consapevoli dei rapporti negativi dell’Enac che con ben cinque studi e pareri aveva ripetutamente evidenziato». Nonostante questo, prosegue la Procura «si appropriavano di denaro pubblico  e lo destinavano ad alimentare la improduttiva operatività della società sostenendo rilevanti costi afferenti, fra l’altro, all’aumento del capitale sociale della stessa Adf spa, alle remunerazione di sé medesimi, dei membri dei consigli di amministrazione, dei membri dei collegi sindacali, dei dipendenti, di inutili consulenti, di progettisti”  Non solo. Nella lista, proseguono imagistrati, ci sono «rilevanti spese di viaggio, dall’elargizione di spese di sponsorizzazioni di eventi al pagamento spese di convegni e spese di rappresentanza non utili al perseguimento dei fini sociali e comunque non inerenti l’oggetto sociale, senza realizzare un solo euro di valore produttivo nella gestione della società».
L’ammontare del peculato contestato dalla Procura di Frosinone è pari a 3.253.842 euro. di soldi pubblici

Al di là dell’esito giudiziario, i semplici fatti accertati (una montagna di soldi pubblici scialacquata inutilmente e consapevolmente) avrebbe portato, in qualsiasi paese normale,  alle dimissioni di Scalia da ogni carica pubblica.  Ma lui continua a sedere in parlamento

 TOCCI Walter (PD)

 – Da ex vice-sindaco e assessore del Comune di Roma, condannato per danno erariale dalla Corte dei Conti per non aver posto in essere (come doveva, quale assessore competente) i meccanismi atti a verificare la regolarità e la proficuità della gestione del trasporto pubblico romano ATAC/CRP (a loro volta condannate)e  dei parcheggi a pagamento nel Comune di Roma.

 

LEGA NORD

 BOSSI Umberto

–  (ri-eletto in Lombardia) Condanna definitiva a 8 mesi per tangenti, (la maxi-tangente Enimont.)

– A processo per truffa ai danni dello Stato nello scandalo dei rimborsi elettorali alla Lega Nord, che  sarebbero in parte stati utilizzati dalla famiglia Bossi per spese private. Al processo la Lega Nord, con a capo l’attuale segretario Matteo Salvini, non si è costituita parte civile

Nonostante la condanna definitiva continua a sedere in Parlamento e nessuno obietta nulla. E’ pure rimasto Presidente del partito

CALDEROLI Roberto 

–  (ri-eletto in Piemonte) – Accusato di truffa allo stato (artifici e raggiri per volare da Roma a Cuneo per scopi privati su un aereo di Stato). Protetto dall’immunità ministeriale, il parlamento votò contro l’autorizzazione a procedere.

 PINI Gianluca

(ri-eletto in Emilia Romagna) – Condannato in primo grado a 2 anni per millantato credito. Avrebbe richiesto e ottenuto denaro da parte di un avvocato forlivese in cambio dell’impegno ad assicurargli la promozione all’esame per l’abilitazione alla professione.

A processo per truffa aggravata ai danni dello stato. Appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposta. Avrebbe usato lo scudo fiscale per far rientrare in Italia dalla Repubblica di San Marino 400mila euro precedentemente sottratti al fisco.

– Indagato per bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice

Fu tra i parlamentari che in Parlamento votarono a favore dello “scudo fiscale”, a suo tempo“
E’ stato anche il promotore della legge sull’inasprimento della responsabilità civile dei giudici.
Un altro caso

 CROSIO Jonny

(ri-eletto in Lombardia) – Prescritto per turbativa d’asta. Uno scandalo che nel 2010 colpì la Valtellina per il coinvolgimento e l’arresto di politici, amministratori locali, della Comunità Montana e imprenditori privati. Che avrebbero esercitato pressioni su piccoli proprietari, minacciando l’esproprio, per far vendere i loro appezzamenti di terreno, a prezzi inferiori al dovuto per agevolare la costruzione di una strada. Il Tribunale di Sondrio non riesce nemmeno ad arrivare a una sentenza di primo grado e Crosio non rinuncia alla prescrizione

 

SINISTRA ITALIANA

FRATOIANNI Nicola (SEL)

– da  assessore regionale in Puglia, a processo per favoreggiamento personale (al governatore Vendola, anch’egli imputato) nell’inchiesta “ambiente svenduto” in merito alle vicende dell’ILVA di Taranto. Il processo, per una serie di “difetti formali” è fermo da più di un anno all’udienza preliminare «Quale assessore alle politiche giovanili – si legge nelle motivazioni di conclusione delle indaginial fine di assicurare a Vendola l’impunità, aiutava quest’ultimo a eludere le investigazioni dell’autorità». Secondo l’accusa Fratoianni, Vendola ed altre 48 persone (più tre società) avrebbero aiutato l’Ilva ad integrare il reato di disastro ambientale-

GIORDANO Giancarlo (SEL)

– A processo (udienza preliminare) per rifiuto d’atti d’ufficio nella vicenda del disastro Isochimica.(un grave disastro ambientale che ad oggi ha causato già la morte di 10 operai e ha compromesso la salute di centinaia di cittadini). La giunta di Avellino (di cui faceva parte all’epoca dei fatti) avrebbe di fatto esautorato l’ente pubblico dall’obbligo di bonifica del sito dall’amianto, affidando le operazioni alla curatela fallimentare senza ricevere le dovute assicurazioni su tempi e la modalità di intervento.

ALTRI – GRUPPO MISTO

CARIDI Antonio (GAL / Gruppo Misto- ex NCD – eletto col PDL)

– Nell’agosto 2016 è stato arrestato per associazione mafiosa. L’inchiesta riguarderebbe “la struttura segreta di vertice della ‘ndrangheta in grado di dettare le linee strategiche dell’intera organizzazione e di interagire sistematicamente e riservatamente con gli ambienti politici, istituzionali ed imprenditoriali al fine di infiltrarli ed asservirli ai propri interessi criminali”



– Indagato per peculato e in un altra inchiesta per abuso d’ufficio.

 

La seconda indagine riguarda l’annullamento del bando – pubblicato nel 2008 dalla precedente giunta regionale di centrosinistra – per la realizzazione di alloggi di edilizia sociale «quando – sostengono gli inquirenti – gli interventi erano stati già ammessi al finanziamento» e sulla base di una delibera di giunta «non inserita all’ordine del giorno e neanche sottoposta al vaglio della preventiva istruttoria da parte dell’ufficio di segreteria, in assenza di qualsivoglia ed esplicita ragione di urgenza o di rilevante interesse collettivo che ne legittimasse l’avocazione rispetto al competente dipartimento regionale». Secondo la magistratura catanzarese questo avrebbe arrecato «intenzionalmente ingiusti danni alle imprese risultate vincitrici in base alle graduatorie approvate ed ammesse al finanziamento”

Il suo nome  compare anche, sia nei verbali di un pentito di ndrangheta, che nelle carte della Direz. Distrettuale Antimafia di Genova che stava indagando sulla cosca Raso-Gullace-Albanese, e ricostruendo le attività illecite del boss Carmelo Gullace, “leader per tutto il nordovest dell’Italia” e scrive in un dossier consegnato alla Comm. parlamentare antimafia: “l’indagine ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio Stefano Caridi”

 

D’AGOSTINO Angelo (SCELTA CIVICA)

– (eletto in Campania) – A processo per false attestazioni di requisiti per partecipare agli appalti. Interdizione temporanea dall’esercizio dell’attività di impresa.
Per quanto riguarda D’Agostino, secondo l’accusa lo stesso si sarebbe servito della Axsoa di Mario Calcagni per comprare un ramo d’azienda fittizio per far apparire sussistenti, in capo alla società acquirente, i requisiti economici e tecnici previsti dal Dpr 34/2000.
Nell’ordinanza il GIP Simonetta D’Alessandro parla di un sistema criminoso basato su “… un collaudato ed organizzato sistema, mascherato dietro l’attività di carattere pubblicistico esercitato dall’Axsoa spa, volto a vendere ai clienti della società di attestazione non già un servizio corretto ed imparziale di verifica dei requisiti e di successiva attestazione, bensì un pacchetto completo costituito dalla vendita dei requisiti di attestazione solo cartolare”.
Le contestazioni abbracciano un intervallo di tempo compreso tra il 2008 e il 2013.

Un maxi processo per ricostruire il giro di mazzette pagate all’Axsoa da una serie di società interessate a ottenere certificati riguardanti il falso possesso di qualità indispensabili per ottenere appalti pubblici. Il giudice per l’udienza preliminare ha rinviato a giudizio settantasette imputati tra imprenditori e funzionari pubblici accusati, a seconda delle singole posizioni, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e all’abuso d’ufficio.
Il sistema, secondo l’accusa, prevedeva che i controllori dell’Axsoa chiudessero gli occhi in cambio di tangenti sull’assenza dei criteri richiesti alle società come condizione indispensabile per partecipare ai bandi pubblici. Mazzette oscillanti tra i venti e i quattrocentomila euro. Una bustarella molto consistente – secondo la procura – sarebbe per esempio stata pagata da Benigna Mallebrein affinché fosse attestato l’acquisto – pur sapendolo fittizio – di un ramo di azienda da parte di «Gica Appalti», presupposto necessario per candidarsi a un appalto pubblico. A luglio del 2014, Brienza – difeso dall’avvocato Giorgio Martellino – era finito a suo tempo agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione per aver agevolato Calcagni in una serie di certificazioni.

CESA Lorenzo (NCD – UDC – eletto con Scelta Civica) 

– (ri-eletto in Calabria) Una vecchia gloria. Arrestato nel ‘93, poi condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi per corruzione aggravata nello scandalo Anas (mazzette per 30 miliardi di lire).

Poi comincia il grottesco balletto:  la Corte d’Appello di Roma annulla la sentenza per vizio di forma, sostenendo una “incompatibilità” del Gip. Il Tribunale dei Ministri, assegnato per via del coinvolgimento del ministro Prandini, non poteva, a loro dire, sostenere il ruolo accusatorio e doveva restituire la causa al Gip di Roma.  La palla torna al tribunale di Roma.
Il Gip di Roma dichiara poi gli atti del 2005 come “inutilizzabili” e dispone il “non luogo a procedere“.
E alla fine, subentra la beneamata prescrizione.

Indagato per finanziamento illecito nell’inchiesta sui fondi neri Finmeccanica. Avrebbe ricevuto dall’ex manager del gruppo Lorenzo Borgogni un versamento di 200 mila euro.

Dato l’eccellente curriculum è stato candidato ed eletto nel 2014 al Parlamento Europeo

 D’AMBROSIO LETTIERI Luigi – (Gruppo Misto – ex Forza Italia – eletto col PDL)

– (eletto in Puglia).   A processo a Bari per appropriazione indebita, falso in scrittura privata e violazione della privacy.  Tra il 2011 e il 2012, in concomitanza dei congressi cittadino e provinciale di Bari, numerosi cittadini ignari sarebbero stati tesserati per il PDL a loro insaputa da un collaboratore di D’Ambrosio.

Da governatore della Puglia, nella campagna elettorale del 2005, avrebbe ricevuto una tangente da 500.000 euro da Angelucci (sotto forma di finanziamento alla Lista Fitto) e in cambio facendo assegnare alla Tosinvest (degli Angelucci, proprietari anche del giornale Libero (vedi scheda Antonio Angelucci in questa pagina ) l’appalto da 198 milioni di euro per la gestione delle residenze sanitarie assistite.

Nel 2014 viene candidato ed eletto al Parlamento Europeo

FITTO Raffaele (Gruppo misto – eletto col PDL)

– (ri-eletto in Puglia). –  Condannato in primo grado a 4 anni per corruzione, illecito finanziamento pubblico ai partiti (tangenti) e abuso d’ufficio.

In Appello, a parte una assoluzione per un episodio di abuso d’ ufficio, si salva con la prescrizione per gli altri reati: il  finanziamento illecito – contestato anche a Giampaolo Angelucci della Tosinvest – e altri due episodi di abuso d’ufficio. I giudici hanno confermato i risarcimenti danni nei confronti della parte civile Regione Puglia.

PILI Mauro (GRUPPO MISTO – eletto col PDL)

Condannato a 4 mesi per falso a Cagliari.

– eletto col  PDL alle ultime elezioni (2013) , dopo pochi mesi se ne va al gruppo misto

INDAGATI a  Febbraio 2016  (vedi note a fondo pagina)

 

PDL (FORZA ITALIA – NCD – ALA – Fratelli d’Italia)

ABRIGNANI Ignazio (ALA – eletto col PDL)

– Indagato per dissipazione post fallimentare, nelle indagini sulla bancarotta della CIT, l’agenzia di viaggi dello Stato di cui era commissario straordinario. La CIT era stata acquisita dall’imprenditore campano Gerardo Soglia (pure lui candidato al Senato). Di che fine abbia fatto l’indagine non si hanno più notizie

ALFANO Angelino (NCD – Eletto col PDL)

 – Indagato per abuso d’ufficio nella vicenda del trasferimento del prefetto di Enna.

Il 18 dicembre2015 il prefetto Guida avvia le pratiche per il commissariamento dell’università Kore (molto cara al Ras del PD locale, Mirello Crisafulli) che poteva essere deliberato allo scadere di un mese per dare modo di presentare le eccezioni difensive. Appena cinque giorni dopo, il 23 dicembre, a sorpresa, prima dei due anni dall’insediamento che di solito si attendono, il “nemico” di Crisafulli viene spostato dal Consiglio dei Ministri dm. Quel giorno sono stati approvati altri trasferimenti di prefetti ma quello di Guida era imprevisto tanto che il suo posto resta vacante per mesi.
Il Fatto Quotidiano afferma che la pista investigativa che porta ad Alfano passerebbe da Giuseppe Firrarello, detto Pino, ex senatore del Pd, ex sindaco di Bronte, grande collettore di voti nonché suocero del sottosegretario del Ncd Giuseppe Castiglione.
Risulterebbe che, alla vigilia del consiglio dei ministri del 23 dicembre, Crisafulli chiede a Firrarello un incontro urgente, secondo l’ipotesi degli investigatori mirato proprio a contattare Alfano prima delle feste al fine di spostare il prefetto Guida.
Gli investigatori, mediante i tabulati telefonici, hanno ricostruito la compresenza di Firrarello e Crisafulli in un punto del centro di Catania e ritengono che l’incontro ci sia stato. Il 26 dicembre, tre giorni dopo il consiglio dei ministri, c’è anche una telefonata di auguri tra Firrarello e Crisafulli. La seconda strada adottata da Crisafulli per fare fuori il prefetto farebbe perno – secondo gli investigatori – su Ugo Malagnino, ex parlamentare e segretario particolare del viceministro dell’Interno Bubbico, Pd. Malagnino viene messo in pista a metà dicembre da Crisafulli per perorare la causa dell’università Kore.
In alcune telefonate a Malagnino viene anche ventilata la possibilità di diventare consigliere di amministrazione della Fondazione Kore. Poi gli investigatori assistono ai preparativi per un incontro a Roma tra il presidente dell’università (e fino a novembre anche della Fondazione Kore) Cataldo Salerno e lo stesso Bubbico. Il Fatto ha chiesto a Bubbico via sms se l’incontro si è realizzato ma ieri fino alla chiusura del giornale il viceministro non ha sentito l’esigenza di rispondere. Né al messaggio sms né a voce alle chiamate sul cellulare.
Comunque Crisafulli, come con Firrarello, si sente dopo lo spostamento del prefetto Guida anche con Malagnino. Il fascicolo è stato inviato al collegio dei reati ministeriali che si occupa dei reati contestati ai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Alfano si è difeso così: “È un caso nato morto, superato e smentito dai fatti”. Secondo Alfano la sua difesa migliore è proprio il commissariamento: “Da oltre 20 giorni è stata commissariata – spiega il ministro – la Fondazione Università di Enna”.
Qualcuno potrebbe obiettare però che il fascicolo è arrivato a Roma prima del commissariamento, avvenuto il primo febbraio per mano della Prefettura di Enna, proprio il giorno in cui il ministro dell’Interno Alfano ha ricevuto l’avviso di garanzia firmato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto Roberto Felici.
Il prefetto Guida aveva avviato già il 28 ottobre gli accertamenti per poi accelerare verso il commissariamento dell’Università Kore il 18 dicembre. Dopo il suo trasferimento la sede è rimasta vacante e solo il 1 febbraio (giorno dell’avviso di garanzia ad Alfano) la prefettura di Enna, con un decreto, ha sciolto gli organi amministrativi dell’ateneo e ha nominato tre commissari: il prefetto Francesca Adelaide Garufi e i professori Carlo Colapietro e Angelo Paletta

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ALFANO Gioacchino  (NCD – eletto col PDL)

– Vice-ministro della difesa – Indagato per omesso controllo nel fallimento si una società turistica sorrentina

– BERNINI Anna Maria  (Forza Italia – eletto col PDL)

– Indagata a Bari nella vicenda dei presunti concorsi universitari truccati.

È il 9 marzo 2011 quando il professor Augusto Barbera, oggi giudice della Corte Costituzionale, contatta il collega Silvio Gambino. Gambino è uno dei commissari sorteggiati per il concorso all’Università Legionari di Cristo – legato all’istituto di diritto pubblico – che vedeva, tra i favoriti, Anna Maria Bernini e Federico Pizzetti. La prima è l’ex ministro del governo Berlusconi, il secondo è invece il figlio di Francesco, ex Garante per la privacy, ed entrambi sono nel cuore del prof. Giorgio Lombardi che, come sottolineano gli investigatori della Guardia di Finanza di Bari, aveva “preordinato di assegnare” proprio a loro le due cattedre.

 

GALATI Giuseppe  ( ALA – eletto col PDL)

– Indagato per corruzione.

Le accuse contro il parlamentare lametino si riferiscono ad “un atto contrario ai suoi doveri di ufficio, ovvero consentire alla cosca Raso-Gullace-Albanese, e in particolare al ramo mafioso facente capo a Girolamo Raso, di ottenere lo sblocco dei lavori edili sospesi perchè eseguiti in zona vincolata sita nel Parco Naturale Decima Malafede a Roma, nonchè¨ l’aggiudicazione di appalti pubblici relativi a lavori di trasporto e smaltimento di rifiuti urbani del Comune di Roma”.
Per il suo presunto “interessamento” Galati- sostengono gli investigatori – avrebbe ricevuto o comunque accettato la promessa di utilità , consistente nell’acquisizione della disponibilità  di un immobile.

LA RUSSA Ignazio (Fratelli D’Italia – eletto col PDL)

– indagato per peculato dalla Corte dei Conti.
Dagli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza sul patrimonio di AN, sarebbe emerso che La Russa avrebbe utilizzato , tramite una carta di credito, fondi scaturiti da rimborsi elettorali affluiti su un conto corrente aperto al Banco di Napoli. Secondo l’accusa, il deputato FdI avrebbe usato quel denaro per acquisti a titolo personale per 7 anni

MARTINELLI Paolo (Forza Italia – eletto col PDL)

– indagato per turbativa d’asta e corruzione in uno dei più recenti scandali dell’ANAS.

In particolare nell’ordinanza si parla del suo ruolo di intermediario politico con il costruttore siciliano Giuseppe Ricciardello (indagato dallo scorso ottobre, oggi ai domiciliari) a proposito di appalti dell’Anas in Sicilia. Secondo la Procura di Roma Martinelli, come componente della commissione Lavori pubblici della Camera, era in grado di «garantire la nomina di un presidente di gara che non fosse ostile all’impresa Ricciardello». L’intervento sarebbe costato al titolare dell’azienda – che poi ha vinto la gara – 30 mila euro e la promessa di sborsarne altri 270 mila. L’acconto avrebbe fruttato diecimila euro ciascuno a Martinelli, alla«dama nera» Antonella Accroglianò, la dirigente già arrestata e considerata al centro del sistema di tangenti Anas e alla sua collega Elisabetta Parise, amica del deputato. E anche per il saldo, l’accordo era di dividere i soldi in tre quote uguali. Il deputato avrebbe incontrato Giuseppe Ricciardello due volte, nella sede della Fondazione della libertà per il bene comune, presieduta dall’ex ministro Altero Matteoli (non indagato), e a una cena a maggio 2015.

E’ anche vicepresidente della Fondazione della libertà per il Bene Comune presieduta dall’ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (non indagato), ente scelto dagli indagati come sede per alcuni incontri chiave, visto che quel luogo , avendo lo status di “ufficio politico” non poteva essere intercettato per via delle singolari leggi italiane

 

PAOLO RUSSO – (Forza Italia – eletto col PDL)

– Indagato per violazione della legge elettorale

SARRO Carlo (PDL Forza Italia)

– Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (camorra). La DDA ne chiese l’arresto (richiesta respinta)

PARTITO DEMOCRATICO

ASTORRE Bruno (PD)

– Indagato per peculato da ex consigliere regionale Lazio

BOSSA Luisa (PD)

– Indagata per corruzione per una vicenda di appalti a Ercolano (di cui era sindaco)

E’ membro della Commissione Antimafia

BROGLIA Claudio (PD)

Indagato per truffa nella ricostruzione post terremoto in Emilia

Ricopre la doppia poltrona di sindaco e senatore

 

CAMPANA Micaela (PD)

Indagata per falsa testimonianza.
Parlamentare Pd e componente della segreteria del partito, entra da testimone nell’aula bunker di Rebibbia e ne esce sotto il peso dei ripetuti avvertimenti del presidente del tribunale, Rosanna Ianniello, a «dire la verità».
Troppe reticenze e dimenticanze smentite dai fatti: la posizione della delegata al Welfare per i Dem sarà rivalutata a fine processo. .
Una deposizione che, secondo la Procura di Roma si è contraddistinta per “una serie di bugie e reticenze smentite dal contenuto degli atti processuali”

39 i “non ricordo” al processo Mafia Capitale
Ha chiesto lei a Salvatore Buzzi di finanziare la campagna elettorale di Matteo Renzi, fornendogli l’iban del PD. È stata lei a chiedere favori a uno dei presunti capi di Mafia Capitale. Ancora lei a fare da tramite con Filippo Bubbico, viceministro dell’Interno, per sbloccare una gara vinta dalla coop Eriches.

CAPELLI Roberto (PD)

– Indagato per peculato (129.000 euro) nell’inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari della regione Sardegna, quando era consilgiere dell’UDC. L’inchiesta, dopo anni non è ancora arrivata a udienza preliminare

In un articolo pubblicato su Sardinia Post il 15 Gennaio 2014  dichiara : “sono sereno, ma non ho conservato la rendicontazione”

 

LOTTI Luca (PD) – Ministro dello Sport – (braccio destro di Matteo Renzi) Indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sugli appalti Consip. (il più grande appalto d’Europa)

Gli investigatori entrano in via Isonzo per acquisire i documenti in Consip per l’inchiesta relativa al più grande appalto in corso in Europa, il facility management 4, una torta enorme da 2,7 miliardi di euro divisa in lotti, tre dei quali prossimi a finire anche alle società di Alfredo Romeo. Lo stesso giorno i pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo sentono a sommarie informazioni anche l’AD Marroni: all’inizio minimizza, ma quando intuisce che i pm potrebbero avere elementi precisi, grazie a pedinamenti e intercettazioni ambientali, fa i nomi.
Dice di avere saputo dell’indagine dal presidente di Consip Luigi Ferrara che a sua volta era stato informato dal comandante Tullio Del Sette. Poi aggiunge altri nomi. I più importanti sono Lotti e il generale Emanuele Saltalamacchia, suoi amici. Entrambi lo avrebbero messo in guardia dall’indagine che ora si scopre essere imbarazzante per Tiziano Renzi. Entrambi sono amici di Matteo Renzi. Entrambi sono indagati. Sembra difficile immaginare una corsa a chi avvertiva la Consip dell’indagine. Stiamo parlando del comandante e di uno dei generali più stimati del Corpo, oltre che del sottosegretario più vicino all’ex premier, l’uomo incaricato di tenere per lui i rapporti più delicati con le forze di polizia. Sembra davvero difficile immaginarli intenti a svelare il segreto di un’indagine. Però la bonifica c’è stata ed è andata a segno.

L’indagine richiederà alla Procura di Roma estrema cautela. Il ministro Luca Lotti alla specifica domanda: “Ha mai parlato dell’esistenza di un’indagine su Consip con Marroni?”, ci ha risposto con un secco: “No”. Il comandante della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia (già in corsa per diventare numero due dei Servizi segreti Aisi, stimato da Renzi che lo ha conosciuto da sindaco quando era comandante provinciale a Firenze), contattato dal Fatto, non rilascia commenti. Dando per scontata la medesima risposta (“nessuna soffiata”) si pone un bivio logico.
Come si spiega il suo ritrovamento delle cimici dopo i colloqui con gli amici toscani? In questa storia le cose sono due: o Marroni ha capito male ed è stato molto “fortunato” a pescare le cimici o qualcuno mente.

LUCHERINI Carlo (PD)

– indagato per peculato nello scandalo Spese Pazze alla regione Lazio.

Secondo la procura il gruppo del PD alla regione Lazio tra il 2010 e il 2012 avrebbe dilapidato 2 milioni e 600 mila euro

 

MARROCU Siro (PD)

– indagato per peculato (173.000 eur)

MELONI Marco (PD)

– Indagato per peculato

MOSCARDELLI Claudio (PD)

– Indagato per abuso d’ufficio. Assunzioni di collaboratori, costate alla regione Lazio oltre un milione e mezzo di euro. Personale che secondo gli inquirenti i consiglieri avrebbero dovuto pagare con i loro contributi e non con quelli del gruppo e che, illecitamente, sarebbe stato ingaggiato, tra il 2010 e il 2012, senza alcuna selezione pubblica.

VALENTINI Daniela (PD)

– Indagata per peculato.
–  Al processo mafia Capitale ha risposto con una tale serie di bugie e “non ricordo” da indurre i pm a chiedere gli atti per falsa testimonianza.

L’accusa chiede alla Valentini se conoscesse Buzzi, quale fosse il rapporto con lui e, soprattutto, se avesse finanziato le sue campagne elettorali. «Lo conoscevo come una figura che si era impegnata nel recupero degli ex detenuti. Non sono mai stata a casa sua. E non ha mai sostenuto le mie campagne elettorali in maniera diretta». Allora il pm Tescaroli la sbugiarda in aula con una intercettazione del 19 giugno del 2013 in cui Buzzi, parlando con una sua collaboratrice, diceva: «Io me ricordo quando Valentini era presidente di Ama…. Noi avevamo fatto due campagne elettorali per lei. Quando Veltroni la chiamò mi disse: Non je posso d de no, senno quello mi si.. Passo da trecentomila a quattromila euro di stipendio. E mo come cacchio faccio. C’ho il mutuo, degli impegni…».

«Quel linguaggio non è mio»,ha risposto la Valentini. «È impossibile comunque che io la sera in cui Veltroni mi chiamò per propormi l’assessorato abbia parlato con Buzzi. Sarei dovuta partire l’indomani. Ho avuto mezz’ora per decidere. La campagna elettorale poi me la sono sempre organizzata da sola. Non esiste proprio, per carità, io denuncio».

A quel punto il PM ha ricordato un sms inviato alla Valentini da Buzzi nel novembre 2014: «Compra stamattina il Tempo. Siamo a pag 7. I tuoi soldi sono investiti bene».

«Mai ricevuto messaggi di questo tenore», si è impuntata la testimone. «Ci sarà qualche errore. Io ho un ricordo del tipo: Compra stamattina Il Tempo, vedi come siamo stati bravi…». La  presidente della Corte, il giudice Rosanna Ianniello, ha deciso di fare una verifica sul messaggio. Eppure Tescaroli citava gli atti dell’inchiesta. La tensione sale quando la senatrice precisa: «Non sentivo Buzzi da anni e mi arrivò quel messaggio che mi faceva piacere».

Si scopre poi che invece nell’ultimo anno riceve almeno 13 messaggi da Buzzi.

ALTRI – GRUPPO MISTO

 

BONFRISCO ANNA (Gruppo Misto – eletta col PDL) –  indagata per falso nella vicenda delle visite in carcere al senatore Totò Cuffaro (quando era recluso per favoreggiamento alla mafia)

DI VITA Giulia (gruppo Misto – eletta col M5S) –   indagata per la vicenda firme false/copiate sulla lista delle comunali di Palermo del 2012

MILO Antonio (Gruppo Misto – eletto col PDL)

– indagato per falso e truffa aggravata. Si sarebbe fatto rilasciare, a partire dal 2008, certificati e fatture falsi da un centro fisioterapico con il fine di ottenere i corrispondenti rimborsi dallo stato

NUTI Riccardo (eletto col M5S – sospeso dal gruppo) – indagato per la vicenda firme false/copiate  sulla lista delle comunali di Palermo del 2012

VARGIU Pierpaolo (Gruppo Misto – eletto con SCELTA CIVICA)

Indagato per peculato a Cagliari (1 milione di euro).

E’ presidente della commissione affari sociali della Camera (sic)

 

VICARI Anna (NCD – eletta col PDL) – indagata per falso nella vicenda delle visite in carcere al senatore Totò Cuffaro (quando era recluso per favoreggiamento alla mafia)

NOTE

– Sono inclusi i condannati in sede civile per malversazione di denaro pubblico e coloro per cui il parlamento ha negato l’autorizzazione a procedere impededendo di accertare i reati.

– Gli indagati sono catalogati in una sezione a parte perchè vi sono casi in cui l’avviso di garanzia è semplicemente un atto dovuto, così come ci sono casi in cui , indipendentemente dal profilo penale, i semplici fatti accertati sarebbero sufficienti per essere cacciati da ogni incarico pubblico
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– Sono esclusi i c.d. reati “politici” o “d’opinione”.

– Dato l’alto tasso di trasformismo / corruzione dei parlamentari italiani, molti di loro potrebbero avere cambiato gruppo di appartenenza e la classificazione potrebbe non essere aggiornata

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