Record Regione Campania: l'unica giunta in Italia con piĆ¹ donne che uomini
La Regione Campania ĆØ lāunica in Italia dove, in giunta, ci sono piĆ¹ donne che uomini.Ā Una partita in rosa vinta per 6 a 4 (Presidente compreso) per essere precisi. Alla vigilia della Festa della donna, il dato ĆØ emerso dal mini dossier Openpolis sulle donne al potere.
La giunta regionale della Campania: sei donne e quattro uomini
Il parlamentino di Palazzo Santa Lucia annovera infatti tra gli assessori sei donne, ovvero:
- Serena Angioli con deleghe aĀ Fondi europei,Ā Politiche Giovanili, Ā Cooperazione Europea eĀ Bacino Euro-Mediterraneo
- Lidia DāAlessio con delega al bilancio
- Valeria Fascione con deleghe aĀ Internazionalizzazione,Ā Start up ā Innovazione
- Lucia Fortini con deleghe aĀ Istruzione eĀ Politiche Sociali
- Chiara Marciani con deleghe aĀ Formazione eĀ Pari OpportunitĆ
- Sonia Palmeri con deleghe aĀ Lavoro eĀ Risorse Umane
Sono invece tre gli uomini (quattro con il presidente Vincenzo De Luca) ovvero:
- Fulvio Bonavitacola, vice presidente con delega ad Ambiente e Urbanistica
- Amedeo Lepore con delega alle AttivitĆ Produttive
- Corrado Matera con deleghe aĀ Sviluppo e Promozione del Turismo
In generale, secondo il dossier, il 2016 sarĆ ricordato comunque come lāanno in cui la percentuale di donne āal potereā si ĆØ avvicinato maggiormente alla soglia del 30%.
Il dossier completo di Openpolis
Le donne nei luoghi decisionali aumentano e spesso raggiungono la soglia del 30% di presenze.Ā Ma se dal dato quantitativo si passa allāaspetto qualitativo si notano molte differenze: piĆ¹ si saleĀ ai vertici e piĆ¹ la presenza femminile diminuisce. Il soffitto di cristallo ĆØ ancora da scalfire.
Le donne al potere.Ā Il 30% ĆØ la quota diĀ donne in alcuni dei luoghi che contano della politica e dellāeconomia.Ā Nel parlamento italiano e in quello europeo si aggira attorno a questa percentuale la quantitĆ di donne titolari di un seggio.Ā Presenza che sale anche di piĆ¹ negli organi di governo delle amministrazioni locali. E per la prima volta nel 2016 le donne hanno conquistato il 30% di incarichi nei consigli di amministrazione delle aziende quotate nella borsa italiana. Ma a ben guardare si viaggia su un doppio binario: da un lato le donne aumentano, dallāaltro piĆ¹ si guarda in alto e piĆ¹ gli incarichi conferiti alle donne tendono alla rarefazione.
Il governo.Ā Tre anni fa, alla data di insediamento del governo Renzi, si pubblicizzĆ² moltoĀ la paritĆ di genere negli incarichi di governo, con 8 ministre su 16. In poco tempoĀ le ministre scesero a 5 (31,25%), poichĆ© le dimissionarie Maria Carmela Lanzetta, Federica Mogherini e Federica Guidi furono sostituite da uomini.Ā Gentiloni ha confermato lo stesso numero di donne ma ha aumentato il totale dei ministri, dunque le titolari di dicasteriĀ sono 5 su 18 (27,78%), di cui 2 senza portafoglio.
Giunte e consigli regionali. Solo in 8 regioni si arriva almeno a un 40% di donne sul totale dei componenti e per lo piĆ¹ solo grazie al fatto di escludere il presidente dal totale dei componenti. Solo in Campania lāequilibrio di genere ĆØ sbilanciato a sfavore degli uomini: in giunta le donne sono il 66,67%.Ā Nessuna regione italiana arriva al 40% di donne nei consigli regionali e il risultato migliore spetta allāEmilia-Romagna, che arriva a un 32% di consigliere. Risultati non brillanti, per di piĆ¹ spesso ottenuti anche grazie alle leggi elettorali regionali, che in molti casi prevedono specifici meccanismi per incentivare lāequilibrio di genere.
Legge Delrio.Ā Per i comuni con una popolazione superiore ai 3mila abitanti la legge 56 del 2014 prescrive che Ā«nessuno dei due sessi puĆ² essere rappresentato Ā in Ā misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmeticoĀ». Nei 67 capoluoghi di provincia andati al voto dopo lāintroduzione della norma, solo in 41 casi si puĆ² dire che il principio ĆØ stato rispettato. InĀ 15 cittĆ questo equilibrio puĆ² essere considerato rispettato solo āalla largaā, cioĆØ interpretando in maniera āestensivaā lāespressione āarrotondamento aritmeticoā. In 11 cittĆ la presenza di uomini e donne in giunta risulta squilibrata.
Europa. Le europarlamentari sono il 37% dellāassemblea, ma se si guardano le istituzioni piĆ¹ importanti per lāadozione delle linee politico-economiche dellāunione le presenze femminili crollano. NelĀ consiglio europeo le donne sono solo 4 su 28: il 14,29%. Numeri ancora piĆ¹ bassi per lāistituzione finanziaria piĆ¹ importante, lāecofin, dove le donne sono 3 su 28 (10,71%). Mentre al consiglio degli affari esteri si scende addirittura a 1 donna su 28 componenti: il 3,57%.
LeĀ donne nei consigli di amministrazione.Ā Gli incarichi di amministratore ricoperti da donne nel 2016 hanno raggiunto per la prima volta la soglia del 30% nelle aziende italiane quotate in borsa.Ā Solo nel 2008 le poltrone occupate da donne negli organi di amministrazione e controllo delle societĆ quotate erano 170, il 5,9% del totale.Ā Dovuto perĆ² agli effetti della legge 120/2011, che per intervenire su una situazione da sempre fortemente sbilanciata a sfavore delle donne ha introdotto obblighi precisi per le societĆ quotate.
I ruoli esecutivi.Ā Ma anche nelle aziende si nota la stessa tendenza emersa nella politica. AĀ crescere sono infatti i ruoli non esecutivi, cioĆØ di controllo sul management.Ā Nel 68,56% dei casi si tratta di amministratrici indipendenti: figure non legate ai dirigenti esecutivi o agli azionisti, chiamate a vigilare nel solo interesse della societĆ . Man mano che si sale al vertice le donne diminuiscono: solo il 3% ĆØ presidente o presidente onorario.Ā Le amministratrici delegate sono ancora solo 17 in tutto ā il 2,5 degli incarichi femminili
PiĆ¹ ruoli femminiliĀ ma non piĆ¹ nomi.Ā Nel complesso le figure che detengono incarichi in piĆ¹ societĆ sono in lieve calo negli ultimi anni. Tecnicamente si chiamano āinterlockersāĀ eĀ mentre tra gli uomini diminuiscono, il fenomeno ĆØ in forte aumento tra le donne. Le amministratrici titolari di poltrone in diverse aziende erano 76 nel 2013, il 13,72% degli interlockers totali, mentre nel se ne contano giĆ 206 e arrivano al 41,68% del totale.
I grafici