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Riparte il processo Chernobyl: appello del Codacons Vallo di Diano

Mercoledì 17 dicembre torna in aula, a Salerno, il “processo Chernobyl” sulla Terra dei Fuochi salernitana. Il processo, avviatosi in seguito ad indagini portate avanti fra il 2006 e il 2007, conta 38 imputati accusati di aver smaltito in maniera illecita 980mila tonnellate di rifiuti, pericolosi e non, nelle località Tempa Cardone a San Pietro al Tanagro, zona Buco Vecchio a Teggiano, località Sannizzi a Sant’Arsenio, località Via Larga a San Rufo, località Serroni di Montecorvino Rovella, zona ponte Barizzo a Capaccio. Un un giro di affari di 50 milioni di euro.

Hanno chiesto di costituirsi come parte civile Legambiente, Coldiretti, le Province di Napoli, Caserta e Salerno, Regione Campania, Codacons, Adiconsum, il comitato Ponte Barizzo di Capaccio, la comunità montana Alto e Medio Sele, il consorzio di bonifica Vallo di Diano-Tranagro e i comuni di Sala Consilina, Sassano, Casalbuono, Montesangiacomo, Montecorvino Rovella, Teggiano, Polla, Santomenna, Castelnuovo di Conza, San Rufo, Sant’Arsenio, San Pietro al Tanagro.

Per l’occasione il Codacons Vallo di Diano rivolge un accorato appello alle istituzioni: che non si ripeta per questo processo quanto è invece già avvenuto per l’altro, denominato Cassiopea, dove il reato contestato è andato in prescrizione dopo 12 anni di rimpalli fra i tribunali di Santa Maria Capua Venere e Napoli.

Per Chernobyl infatti sembra stia succedendo qualcosa di analogo: il processo è stato avviato presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, poi è stato trasferito a Salerno. La prima udienza dibattimentale avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014. Rinviata, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. La prescrizione del reato arriverà entro l’agosto del 2019.

Il responsabile della sede Codacons del Vallo di Diano porge quindi con un accorato appello alle istituzioni sensibili delle Repubblica «affinché venga effettivamente tutelata la salute dei cittadini e non si lasci questo odioso reato impunito» e cita le parole del pm Ceglie, che nel 2009 spiegò che «le attuali ‘bombe ecologiche’ non richiedono soltanto un intervento specialistico, con tutte le cautele giuridiche del caso, per affrontare una questione relativa al ciclo dei rifiuti, bensì richiedono un intervento urgente perché, anche e soprattutto, è in pericolo la salute umana. Alcune indagini epidemiologiche dell’istituto Monaldi di Napoli, del marzo 2007, richiamate anche nella nostra relazione, ci dicono che sono in terribile aumento forme tumorali specifiche, in queste aree contaminate da questo tipo di rifiuti».

Il Codacons Vallo di Diano ribadisce: «Noi saremo a Salerno con una nostra bandiera mercoledì, per dire forte e chiaro che la salute dei cittadini di questo territorio non è in vendita, come forse qualcuno vorrebbe ancora far credere».

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