Cronaca

Salerno, Pascal Persiano contro Equitalia: “Capisco chi pensa al suicidio”

SALERNO.  Il noto attore salernitano, Pascal Persiano, noto per il ruolo di Leonardo Valli in Centovetrine vive da oltre dieci anni l’incubo Agenzia delle Entrate.

Una vera e propria guerra che non solo gli ha procurato gravi danni economici ma lo ha fortemente minato anche dal punto di vista psico-fisico.

Tutto ha avuto inizio nel gennaio 2006 quando a Persiano viene notificato un accertamento dell’Agenzia delle Entrate relativo all’anno 2000 in cui si presume che abbia evaso circa 80 mila euro di compensi professionali regolarmente percepiti.

«Non mi fu difficile impugnare l’atto, dimostrando il contrario, e vincere in primo grado».

Questa vittoria segnò l’inizio dell’incubo però: “qualche mese più tardi mi arriva un’intimidazione al pagamento di una cartella di Equitalia relativa all’anno 1999 con cui mi chiedevano 96.400 euro per studi di settore.

Rispetto però al precedente accertamento, l’intimidazione non viene preceduta dalla notifica né da nessun altro atto prodromico relativa alla stessa.

Io non ricevo assolutamente nulla».

Persiano impugna la cartella ritenendola «inammissibile ed improponibile oltreché infondata in fatto e in diritto».

Attraverso una serie di accessi all’Agenzia delle Entrate l’attore scopre avvisi di accertamento mai notificati e tutta una serie di presunte irregolarità che successivamente denuncia ai carabinieri della stazione di Roma-San Giovanni e alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Roma.

«Tutte le notifiche – spiega l’attore a Corrieredelmezzogiorno– sono prive del numero civico, condizione questa che, secondo la Cassazione, le rende non correttamente effettuate.

Equitalia deve accertarsi che l’atto pervenga nella sfera di conoscenza del destinatario pena la nullità dell’atto stesso.

Le notifiche risultano tutte in un modo o nell’altro incomplete, prive di timbro dell’ufficio postale o di numero cad (comunicazione di avvenuto deposito) o del bollo o della firma del messo notificatore.

In un caso è stata prodotta persino la fotocopia di una busta che riporta delle evidenti manomissioni, strappata lungo la linea posteriore dell’apertura”.

Neanche il tempo di organizzare il ricorso in commissione tributaria che arriva un’altra intimidazione di pagamento relativa all’anno 1998 per 101 mila euro, sempre per presunti compensi maggiori di quelli dichiarati.

E anche in questo caso senza che venga annunciato da alcun atto prodromico.

“Se gli atti mi fossero arrivati in modo tempestivo e corretto – insiste l’attore – non avrei avuto motivo per non impugnarli.

E avrei dimostrato, come ho fatto per l’accertamento relativo al 2000, che la cifra che mi chiedevano era errata”.

In primo e secondo grado l’attore non ha visto riconosciute le sue ragioni e ha perso anche nel grado straordinario della revocazione ad istanza di parte.

“Ora sono in attesa che mi fissino le date dei due processi in Cassazione.

Nel frattempo mi hanno ipotecato casa per 400 mila euro mentre sono riuscito a sbloccare il fermo amministrativo dell’auto.

Io però non mi arrendo, inizio un nuovo procedimento in sede civile visto che dopo quello in sede penale non è successo niente».

«So bene che la mia è una lotta contro i mulini a vento, purtroppo, mi sento come una bomba che cammina, negarti l’evidenza è un sopruso troppo forte.

Ora comprendo tutti quei piccoli imprenditori che, attaccati dal fisco nei loro beni, hanno preferito togliersi la vita».

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