Curiosità

Storie legate alla notte delle stelle cadenti

Gli uomini ancora oggi restano incantati davanti alle stelle cadenti, chiunque si ferma ad esprimere un desiderio. È questa la notte in cui tutto si può avverare, ci si aggrappa a del ghiaccio di polvere che si disperde nell’universo come polvere di magia per rendere felici chiunque le osservi.

Le storie legate alla notte di san Lorenzo

Nell’antica Grecia si credeva che la pioggia di stelle fosse legata a Fetonte il figlio di Apollo.
Il Dio Apollo aveva amato la ninfa Climene, si era congiunto con lei e da quella unione era nato Fetonte.



Fetonte per dimostrare a Épafo re dell’Egitto, figlio di Zeus e Io, l’appartenenza divina implò il padre Apollo di prestargli per un giorno il carro del Sole. Con questo avrebbe dimostrato a tutti che era davvero figlio di Apollo. Fetonte salì sul carro e per colpa della sua inesperienza i cavalli si inbizzarirono. Iniziò a volteggiare nel cielo e a bruciare tutti i raccolti.

Bruciò un tratto del cielo che divenne la Via Lattea scese di nuovo troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Gli uomini chiesero implorarono l’aiuto al Dio Zeus che intervenne e scagliò un fulmine contro Fetonte. Il giovane caddé e morì e precipitò nel fiume Eridano, che oggi si chiama Po. le Heliadi, sorelle di Fetonte, piangevano la sua morte e Zeus impietosito di quel dolore, le tramutò in pioppi e le loro lacrime divennero gocce d’ambra.

Le Perseidi

Priapo era figlio di Afrodite e Zeus. Era, gelosa del rapporto adulterino di Zeus, si vendicò diede a Priapo un aspetto grottesco, con enormi organi genitali, particolarmente pronunciati nelle dimensioni del pene e del glande, ritenuti nell’antichità l’origine della vita.

Priapo dominava l’istinto, la forza sessuale maschile e la fertilità della natura. Un giorno ubriaco tentò di abusare di Estia e venne espulso dall’olimpo. Le vergini patrizie, invocavano il Dio Priapo, prima di contrarre matrimonio, facevano una particolare preghiera affinché rendesse piacevole la loro prima notte di nozze. Priapo era invocato anche nelle orge dionisiache. Il suo culto era associato all’agricoltura alla protezione delle greggi, dei pesci, delle api, degli orti.



I romani credevano che lo sciame di meteoriti fosse una propizia pioggia di sperma del Dio Priapo che, con questo gesto, fecondava i campi. In questo periodo, nell’antica Roma, veniva portato in processione il fallo di Priapo, dio della fertilità.

La leggenda di Perseo

Il figlio di Zeus e Danae, Perseo fu l’eroe che uccise Medusa mozzandole la testa con l’ausilio di uno scudo lucido come uno specchio. Salvò Andromeda da un mostro marino. Alla morte di Perseo, la dea Atena per onorare la sua gloria lo trasformò in una costellazione, accanto quelle di Andromeda, Cefeo e Cassiopea, gli altri protagonisti del racconto mitologico.



San Lorenzo

Per i Cristiani saranno le lacrime di S. Lorenzo, uno dei sette diaconi di Roma che fu martirizzato, secondo la tradizione, il 10 Agosto del 258. Lorenzo fu arso vivo su una graticola, per volere dell’imperatore Valeriano che emanò un editto secondo cui diaconi, vescovi e presbiteri dovevano essere messi a morte. I carboni ardenti sono associati al fenomeno delle stelle cadenti, chiamate anche lacrime di San Lorenzo.



X Agosto

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

poesia composta da Giovanni Pascoli in memoria del padre Ruggero

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