CuriositàIl personaggio

Valle del Sele: l’ultima battaglia di Spartaco

Spartaco, lo schiavo che si ribellò all’impero romano, ha ispirato molte volte il cinema che lo ha reso una leggenda, non tutti sanno che Spartaco è un personaggio veramente esistito che morì nella battaglia sul fiume Sele.

Spartaco o Spartacus nasce in Bulgaria, a Tracia, sulle rive del fiume Strimone oggi chiamato fiume Struma tra il 111 e il 109 a.C. altri studi ritengono che fosse figlio di proprietario terriero campano. Pare che fosse un uomo molto carismatico, alto, bello e intelligente.
Spartacus, che non era il suo vero nome bensì un soprannome che forse era un riferimento alla città-stato greca di Sparta, la città guerriera per antonomasia, oppure da Sparadakos che significa “famoso per la sua lancia”, nasce in una famiglia di nobili che apparteneva alla tribù dei Maedi, Plutarco racconta che Spartaco era sposato con una sacerdotessa della sua tribù, dedita al culto di Dioniso. Si arruolò nell’esercito romano e la sua capacità di combattente lo distinse nella battaglia in Macedonia, ben presto fu stanco delle rigide regole militare e decise di disertare. Appiano di Alessandria storico greco, scrive che la latitanza di Spartacus durò poco, fu catturato e condannato alla schiavitù insieme alla moglie. Nel 75 a.C. fu venduto a Lentulo Batiato, destinato a diventare gladiatore nella “scuola di gladiatori a Capua”.

Obbligato a combattere nell’anfiteatro romano, contro uomini e animale, era solito esibirsi fra il delirio degli spettatori. Nel 73 a.C. insieme ad altri gladiatori decise di scappare, nonostante gli scontri con l’esercito riuscirono per lungo tempo a rifugiarsi sul Vesuvio armati delle armi depredate ai romani. La sua clandestinità durò fino al 71 a.C.

L’alta valle del Sele e la sconfitta di Spartacus

Quando Spartacus fuggì dalla schiavitù che lo voleva gladiatore, lo fece con settanta uomini, in meno di due anni alla sua ribellione si erano uniti circa cinquanta mila soldati che riuscirono a tenere testa e a sconfiggere l’esercito Romano. L’ultimo scontro avvenne sulle rive del fiume Sele e in particolare sulla riva destra “ad caput Sylaris fluminis” nei territori oggi conosciuti come Caposele, Senerchia, Oliveto Citra, Calabritto e Quaglietta, in quella Alta Valle del Sele che a quel tempo faceva parte della Lucania. Furono impiegate circa otto legioni, lo stesso numero usato da Roma per conquistare l’Oriente. Prima della battaglia Spartacus uccise il suo cavallo dicendo che se avesse vinto avrebbe avuto tutti i cavalli che voleva ma se avesse perso non voleva essere tentato di scappare.



Durante lo scontro trovarono la morte sessantamila uomini guidati da Spartacus – dei soldati romani solo mille uomini – fra cui Spartaco che combatté con grande valore fino alla fine, era l’anno 71 a.C. Secondo un altro racconto Spartacus non fu riconosciuto dai romani e fu crocifisso insieme ai suoi compagni lungo la via Appia, da Capua a Roma la strada era contornata di seimila croci dove ogni schiavo fu lasciato morire.


Leggende legate a Spartacus

Ci sono alcune leggende legate al passaggio di Spartacus, pare che l’armata di schiavi abbia trovato rifugio anche nelle grotte di Castelcivita, che furono soprannominate come “La caverna di Spartaco”. Un’altra storia vuole che il territorio di Temete, poco distante dalla foce del fiume Sele, prende il nome proprio dallo scontro quando Spartacus urlò ai romani “temetè”

Nell’area lungo il fiume Sele, nei primi anni del 1900, nella località denominata Puceglia, ci sono stati ritrovamenti di armature corazze e spade di epoca romana.

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