Cronaca

Bancarotta fraudolenta e riciclaggio, due arresti per la vicenda Bushop: sequestrati beni per 1,5 milioni di euro

Due arresti e un maxi sequestro di beni per bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio per la vicenda relativa alla Bushop. In particolar modo, iI Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, unitamente ai militari del Comando Provinciale di Salerno, Napoli e Terni hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal GIP di Salerno su richiesta della Procura di Salerno nei confronti di 14 indagati con la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari nei confronti di due indagati, di cui uno residente in territorio iberico, nonché il sequestro per un valore complessivo di oltre 1,5 milioni di euro.

Fallimento Bushop, due arresti e un maxi sequestro di beni

Secondo la ricostruzione accusatoria, allo stato condivisa dal GIP, la società BUSHOP S.r.l., operante sul territorio nazionale per la vendita di prodotti informatici a mezzo online, avrebbe richiesto alla società NEXI, 3319 richieste di storno presentate dai clienti a causa della mancata consegna dei suddetti beni precedentemente venduti, per un totale di 883.462,01 euro.

La NEXI aveva provveduto a riaccreditare le indicate somme sulle carte di credito dei clienti che avevano effettuato gli acquisiti e richiesto il rimborso, senza ottenerlo per incapienza patrimoniale della BUSHOP. Secondo l’ipotesi accusatoria, peraltro, tale ultima società avrebbe disposto delle somme ricevute dai clienti attraverso plurimi bonifici ad altri soggetti (destinatari della misura cautelare reale) senza valide ragioni economiche ovvero avrebbe utilizzato tali somme per costituire nuove persone giuridiche a loro volta destinate a reiterare la commissione degli indicati delitti.

La decisione

Di fronte alla insolvenza della BUSHOP l’Ufficio di Procura chiedeva ed otteneva dal Tribunale la sua liquidazione giudiziale, all’esito della quale veniva ipotizzato il delitto di bancarotta fraudolenta documentale, patrimoniale ed impropria, ed ipotizzando la presenza di amministratori di diritto e di fatto che, in concorso tra loro, anche avvalendosi dell’opera di un dottore commercialista, avrebbero cagionato dolosamente il fallimento della società, oltre a distrarre il patrimonio aziendale, recando cosi un pregiudizio ai creditori.

Redazione L'Occhio di Salerno

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