Cronaca

Malasanità in Campania: sbatte la testa e muore di arresto cardiaco otto giorni dopo

BATTIPAGLIA. Ad un primo sguardo sembra proprio un caso di malasanità, la drammatica storia di un uomo morto all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, sotto gli occhi impotenti dei suoi familiari, le cui richieste sarebbero state inascoltate.

È la storia denunciata da un cittadino battipagliese il cui padre, L. S. di 87 anni, in seguito ad un’accidentale caduta avvenuta nella propria abitazione di Battipaglia, è morto all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore dopo otto giorni in cui non gli sarebbero state somministrate (secondo la denuncia) le cure necessarie, nonostante le ripetute richieste da parte dei familiari.  Fino alla morte.


Malasanità capitolo I: niente di grave

 

La storia parte all’ospedale di Battipaglia dove L. S. viene ricoverato il 22 marzo 2017 per un trauma cranico riportato in seguito ad una caduta accidentale. Da qui, l’uomo viene subito trasferito all’ospedale di Nocera Inferiore, in quanto dotato del reparto di Neurochirurgia adatto all’entità delle sue lesioni.

A Nocera l’uomo viene sottoposto agli esami medici di rito e in un primo momento le sue condizioni cliniche vengono classificate come non gravi e “da monitorare”.


Malasanità capito II: le condizioni si aggravano

 

Intanto L. S. comincia a mostrare difficoltà respiratorie e la sua attività bronchiale, si legge nel verbale,  appare “chiaramente compromessa”.

Finalmente, il 29 marzo il cardiologo fa visita all’uomo e provvede a somministrargli nuovi farmaci per via endovenosa. L’uomo risponde alla nuova terapia farmacologica con un miglioramento. Nella serata del 29, però, le sue condizioni sembrano di nuovo far pensare al peggio e i suoi familiari provvedono a richiedere una nuova somministrazione di farmaci che però non avviene. Il peggioramento, si legge nella denuncia, è “repentino”.

Alle richieste dei familiari il personale infermieristico del reparto risponde che non si può provvedere alla nuova somministrazione di farmaci poiché la terapia è stata sospesa “a loro dire” dal cardiologo in persona.


Malasanità capitolo III: è troppo tardi

 

Finalmente, il figlio di L. S. riesce ad ottenere che il padre venga trasferito presso l’Utic, l’Unità di Terapia Intensiva Farmacologica, dove il responso impietoso è che “le condizioni fisiche di mio padre erano ormai compromesse in quanto il trasferimento presso l’Utic era stato fatto troppo tardi”.

Ai familiari del mal capitato non resta quindi che aspettare.

L. S. muore alle ore 6 del 30 marzo 2017, dopo otto giorni di ricovero ed agonia, “liquidato – si legge nella denuncia depositata dal figlio – con la classica motivazione: arresto cardiaco” e soprattutto, solo

Infatti, si legge ancora, “nonostante avessi fornito ai responsabili del reparto Utic, tutti i miei recapiti telefonici, nessuno ha provveduto ad avvertirmi del peggioramento delle condizioni di salute di mio padre nella notte tra il 29 e il 30”.


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