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Salernitana: 24 maggio 1999, il giorno della memoria

SALERNO. Sono ancora vive negli occhi dei cittadini salernitani le immagini della tragedia del 24 maggio 1999. Odio, rabbia, esaltazione? Tutte motivazioni effimere dinnanzi a delle vite ingiustamente strappate al mondo. Maledetto pallone e maledetti coloro che, in nome di codesto oggetto, si divertivano e si divertono tutt’ora a seviziare il prossimo, sia psicologicamente, che fisicamente, divulgando nella società dei rigurgiti di astruse distinzioni razziali tipiche delle epoche coloniali. Erano 4 le vittime di quell’agghiacciante rogo del treno speciale Piacenza-Salerno e tale disgrazia è il simbolo incontrovertibile di un dolore che tutti noi portiamo dentro da 17 lunghissimi anni, perché dinnanzi alla morte tifosi, imprenditori, calciatori, piacentini e salernitani sono tutti uguali, tutti in grado di attuarla con crudeltà e nessuno capace di restituire amore o conforto ai cuori straziati da essa.

Questa mattina i tifosi erano lì uniti per commemorare la scomparsa di (Vincenzo Lioi, Ciro Alfieri, Simone Vitale e Giuseppe Diodato) persone che non erano lì a combattere una guerra o istituire un attentato, ma calciatori, giornalisti, anime innocenti che a quest’ora sarebbero state tra noi, se non fosse per questa disgustosa cultura della violenza che ci perseguita da tempi immemorabili come se fosse un’inestinguibile marchio sacrificale.

In quel lunedì mattina, i cittadini salernitani credevano davvero che il giorno più triste della loro vita fosse la retrocessione di una società calcistica che porta il nome della nostra provincia, invece scoprirono che il vero dolore avviene quando il mondo assiste a persone che uccidono con viltà in nome di un simbolo, in nome dell’illusione di esser più importanti del prossimo. Ci fu lo shock a Salerno in quegli anni, i giornali nazionali riportavano le notizie dell’insensata tragedia eppure, sebbene in molti si concentrarono prevalentemente sul sentimento di vergogna causato da questo scempio, altri non potevano fare a meno di constatare la disumanità degli ignoti responsabili, essi, infatti, non rappresentano altro che le braccia di una bestia oscura.

I malfattori sono stati in grado dunque di sradicare con prepotenza una vita, ma le loro azioni non supereranno mai il grido di dolore esternato in quel periodo dei familiari e di cui ancora ne sentiamo l’eco per il dopolavoro, presso la chiesa dei Santi Martiri Liberati, presso la stazione salernitana e presso ogni angolo della cittadina.

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