Cronaca

Lavori abusivi al convento di Cava, sequestrato il chiostro

CAVA DE’TIRRENI. Lavori abusivi nel chiostro del convento, nuovi guai giudiziari per frate Gigino Petrone. Iieri mattina, gli agenti della polizia locale hanno sequestrato il cantiere nel chiostro di San Francesco e Sant’Antonio fermando un intervento di ristrutturazione avviato in una delle sale della struttura.

Fra Gigino è accusato di essere responsabile dell’avvio dei lavori in una zona che è soggetta a rigidi vincoli da parte della Soprintendenza. Nello stesso storico chiostro, non molto tempo fa era stato ordinato proprio dal frate la rimozione della copertura realizzata con assi di legno e teli. Nonostante l’avvenuto ripristino dello stato dei luoghi, però, fra’ Gigino aveva fatto avviare nuovi lavori, a quanto sembra senza aver atteso l’autorizzazione che comunque aveva regolarmente richiesto.

Il sequestro, in particolare, ha interrotto la realizzazione di alcune arcate che sarebbero servite come collegamento della parte chiusa laterale del chiostro, dove avvengono tutte le manifestazioni organizzate dal dinamico padre Luigi, che già da qualche mese stava facendo realizzare quegli archi proprio per completare la chiusura laterale del chiostro. Una denuncia arrivata agli organi competenti ha però bloccato l’opera impedendo al frate di ultimare l’opera. Per lui è anche arrivata un’altra denuncia che si somma alle altre.

La più pesante è quella legata a un episodio accaduto la scorsa estate: la morte di un uomo che stava lavorando a un’altra opera esterna al Santuario. L’operaio, Giuseppe Caldarese, un settantanovenne, stava collaborando all’installazione di materiale ferroso per la realizzazione di un muro di cinta nello spazio esterno al Santuario di San Francesco e Sant’Antonio, quando all’improvviso perse l’equilibrio e precipitò al suolo battendo la testa a terra. Morì dopo alcuni giorni di coma all’ospedale salernitano “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Per la morte del settantanovenne, la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio del figlio, con il quale lui stava lavorando, rappresentante della ditta esecutrice dei lavori, e di padre Luigi Petrone, ritenuto responsabile delle opera in costruzione e dunque considerato come committente dell’intervento.

Le indagini scaturite a seguito dell’incidente mortale furono condotte dal pubblico ministero della Procura di Nocera Inferiore, Giuseppe Cacciapuoti. Le accuse, oltre che di omicidio colposo, riguardano anche una serie di violazioni in merito al rispetto delle condizioni di sicurezza sul lavoro. Adesso per fra’ Gigino arriva la nuova tegola della denuncia per i lavori abusivi che erano in corso di esecuzione nel chiostro del Santuario.

Articolo tratto da La Città

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