Cronaca

Battipaglia, crolla palazzina. Residenti: «al comune sapevano del rischio»

BATTIPAGLIA. A palazzo di città erano a conoscenza del pericolo, della possibilità che i palazzo in via Paolo baratta 277 potesse crollare. Secondo quanto riporta Il Mattino dopo 5 giorni dallo smottamento che ha portato all’evacuazione di 3 famiglie emerge la documentazione nella quale le criticità venivano rese note ai vertici comunali ed ai vigili urbani.

Un avvocato, Irene Corcillo, il 1° febbraio inviò al comando dei vigili il seguente messaggio via fax: «si prega intervenire urgentemente in via Paolo Baratta, altezza civico 277, in quanto l’edificio ha sussultato fortemente dopo lo scavo che si sta effettuando di fianco – scriveva la professionista al comandante dei caschi bianchi, Gerardo Iuliano – pregasi informare l’ufficio tecnico preposto per temuto pregiudizio alla staticità dell’edificio».

A quanto pare, a detta dell’associazione Cives et Civitas, anche la sindaca Cecilia Francese aveva ricevuto segnalazioni delle condizioni in cui verteva la palazzina: «congiuntamente a suo fratello – scrive Emilia Abate, presidente dell’associazione – aveva proprio quella mattina segnalato direttamente al sindaco le preoccupazioni per lo scavo in corso e le perplessità sull’impatto dell’opera da costruirsi sul quartiere».

Dopo 20 giorni la risposta dell’ufficio tecnico comunale: «con riferimento alla nota in oggetto, con la presente si riscontra la stessa e si ribadisce quanto già contenuto nella precedente nota del 16 maggio 2016 – scrivono gli ingegneri comunali Cannoniero e Angione – per quanto attiene gli altri aspetti evidenziati all’interno della nota (Genio Civile ed aspetti civilistici), si comunica che esulano dalle competenze dello scrivente Ente».

Aggiornamento

La società non si è fatta attendere e tramite il loro legale hanno smentito qualsiasi crollo strutturale.

Di seguito riportiamo interamente la risposta


Atteso il protrarsi di fake news e di articoli generatori di “procurato allarme” quali, da ultimo, l’odierno “Battipaglia, crolla palazzina. I residenti «al comune sapevano del rischio»” induce a precisare la legittimità dell’attività “Vitolo e Vitolo S.r.l”, assentita da atti adottati dalla commissione straordinaria composta da tre Vice Prefetti (Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone) e dai tecnici da essi posti al vertice della struttura urbanistica della Città di Battipaglia sino alle ultime elezioni.

Vero è che sin dal rilascio del permesso di costruire, ed acuendosi con l’avvio dei lavori, i residenti di molti fabbricati limitrofi si sono attivati presso tutti gli uffici del settore tecnico del Comune di Battipaglia nonché presso tutte le possibili forze di P.G. per protestare contro la realizzazione dell’opera e vederla bloccata, sino a giungere, nella giornata di domenica 9 luglio u.s., a riversare un’enorme quantità di acqua sul confine dell’erigendo fabbricato determinando lo smottamento di una falda di terreno di esclusiva proprietà della costruttrice come evidenziato dalle foto postate dagli autori delle fake news.

Non sfugge che la perpetuazione di false rappresentazioni coinvolgenti un CROLLO MAI AVVENUTO, fatto di particolare impatto sociale per il ricollegarsi a recenti gravi fatti di cronaca, ha determinato l’attivazione di procedure di emergenza, senza che vi fosse un reale pericolo: la stessa foto di oggi a corredo dell’articolo ne è la conferma.

In rete, però, lo smottamento è stato rappresentato con titoli quali “Paura a Battipaglia, crolla il muro di un palazzo. Evacuate le famiglie”, “Tanta paura ieri, nel primo pomeriggio a Battipaglia, in via Paolo Baratta, per il crollo di un muro di un palazzo in costruzione di fianco ad un immobile i cui abitanti, in via precauzionale, sono stati evacuati”.

Nonostante l’inesistenza di qualsivoglia accertamento e/o riscontro diretto o di quanto tecnicamente necessario, si è attivato un meccanismo perverso che ha portato all’evacuazione delle famiglie degli stessi soggetti cui è riconducibile lo smottamento, divenuto oggi “Battipaglia, crolla palazzina. I residenti «al comune sapevano del rischio»”.

L’aver dato voce ai residenti nei fabbricati limitrofi senza verifiche e l’utilizzazione di antiche ed evidenti lesioni di intonaco del fabbricato degli sgomberati autori dello smottamento avrebbe evitato tanto e le rimostranze dei residenti sarebbero restate nel loro alveo naturale atteso che “l’intervento edilizio è sempre stato in sicurezza”.

Il perseguimento di un unico disegno, in concorso, tra gli avversatori dell’iniziativa non può determinare l’ “abuso o la mancanza” da parte di chi, violando i doveri professionali propri, ha reso e/o posto in essere atti e/o attività lesive con l’utilizzo di fake news per procurare danni all’immagine e quant’altro alla società proprietaria dell’opera, con l’aggravante della consapevolezza della non conformità alla giustizia.


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