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Battipaglia, intervista a Marco Onnembo: «io tra i migliori, solo nelle mie battaglie»

BATTIPAGLIA. Lo scorso 17 febbraio, Marco Onnembo ha deciso di dimettersi dalla carica di assessore del Comune di Battipaglia, sbattendo la porta e lasciando in consegna alla sindaca Cecilia Francese una lettera con parole al veleno.

Questa mattina, a distanza di due settimane, Onnembo ha deciso di parlare. Non con un comunicato stampa o rilasciando dichiarazioni ufficiali, ma con una intervista a Radio Castelluccio. «Non voglio essere chiamato ex assessore – ha detto in radio con la consueta umiltà che lo contraddistingue – preferisco dottor Onnembo».

E domani (4 marzo) sarà a Sud Tv.

Le dichiarazioni di Onnembo

 

Tra le altre cose, Onnembo (ex assessore alla bellezza e al bene comune) ha detto che «la mia esperienza non è finita in bellezza. Al momento per l’amministrazione comunale è una fase di transizione. Ogni amministrazione ha momenti di splendore ed altri di difficoltà».

L’ex membro della giunta ha aggiunto che «sono soddisfatto delle cose fatte da me in soli sette mesi. Ho messo in capo tantissime attività, come l’efficientamento energetico e il salvataggio dell’azienda Alba Ecologia, che il 12 dicembre scorso ha rischiato di chiudere i battenti. Ho fatto tanti interventi ed altri sono in cantiere, come il progetto dell’alta velocità con Nuovo Trasporto Viaggiatori che detiene il brand Italo, e che ho lasciato ai colleghi Stefania Vecchio e Giuseppe Provenza.


Ed è forse un caso che Flavio Cattaneo, amministratore delegato della Telecom (società per cui lavora Onnembo) sia stato fino allo scorso amministratore delegato proprio di Nuovo Trasporto Viaggiatori?


In merito al ruolo del (dimissionario) coordinatore della coalizione di maggioranza, Bruno Di Cunzolo, Onnembo ha detto che «io mi sono dimesso quando ho ritenuto non ci fossero più le condizioni per andare avanti. Non sono attaccato alle poltrone e credo che nella vita ci siano cose più importanti, come lo stile e la reputazione. Il ruolo del coordinatore di una coalizione è importante in positivo e in negativo.

Ogni maggioranza ha bisogno di un momento di sintesi delle diverse anime, ma un coordinatore deve coordinare senza travalicare. Non so se Di Cunzolo abbia travalicato. Non esistono temi politici o personali, ma sono tutti personali. I temi politici si risolvono, si trova una sintesi se tutti sono animati dal buon senso. I temi personali sono diversi.

Il capo di una amministrazione comunale è il sindaco. Che decide e detta la linea politica e programmatica, gli indirizzi. E tutti si devono adeguare, se vogliono. Vale il centralismo democratico del vecchio Partito Comunista, dove ci si prendeva a sedie e sportellate, ma alla fine si faceva ciò che diceva il segretario. Cosi dovrebbe avvenire anche a Battipaglia, con il sindaco che decide. Se qualcuno non è d’accordo fa un passo indietro. E per me la figura del sindaco coincide con quella del coordinatore».

I mal di pancia

 

«Nella lettera scritta a corredo delle mie dimissioni, c’era scritto che andavo via perché non mi trovavo più in quel contesto politico e culturale. Ma c’erano anche altre persone che manifestavano malesseri e mal di pancia. Anche loro dovrebbero fare un passo indietro. Per me, se il contesto muta, individualmente ognuno dovrebbe trarne le conseguenze. Chi non ritiene di far più parte di un progetto, si tiri indietro».

La solitudine del “numero uno”

 

«Io ero solo nelle mie battaglie. Ad esempio, di recente il ministro dell’Interno Marco Minniti ha proposto l’utilizzo dei richiedenti asilo per lavori di utilità sociale. Ho portato questa proposta tre volte in giunta e tre volte non è passata a causa di una certa parte politica di destra (il gruppo che fa riferimento al vicesindaco Ugo Tozzi, ndr). Da quel momento è iniziato il mio allontanamento da quell’area.

Ugo Tozzi: dall’amore all’odio

 

«In campagna elettorale ho appoggiato il candidato civico (nella coalizione c’era anche Fratelli d’Italia e Onnembo lo sapeva, ndr) Ugo Tozzi e al ballottaggio Cecilia Francese (con cui c’era Forza Italia, ndr) che è emblema della civicità. In giunta c’erano anche esponenti di sinistra, come Stefania Vecchio che era stata candidata al consiglio comunale di Eboli con Rifondazione Comunista. Poi l’amministrazione si è connotata sempre più verso destra (che sorpresa! Cecilia Francese da giovane era nel Movimento Sociale Italiano, ndr), per cui ne ho preso le distanze».


Su tali basi, Onnembo dovrebbe lasciare anche il lavoro alla Telecom, visto che l’amministratore delegato è Flavio Cattaneo, uomo gradito a Silvio Berlusconi, che proprio di sinistra non è…


«Le mie buone battaglie non avevano colore politico, come l’invito ai dipendenti di Alba a lavorare, senza chiedere chi avessero votato. Ero solo in questa battaglie ed ho puntato solo su me stesso e sulle mie capacità, su ciò che ritenevo giusto. La sindaca Francese condivideva, ma poi ci vuole forza per implementare certe cose.

Il mio assessorato era alla bellezza e al bene comune. Ma per fare il bene comune bisogna essere intransigenti, onesti e laici. Ma non si anelava concretamente il raggiungimento di obiettivi».

Mai in bilico…

 

«La mia posizione mai in bilico, sono stato sempre io indeciso se andare via o meno. All’inizio di ottobre volevo lasciare la giunta perché era successo un episodio in seno ad Alba su cui io, in qualità di assessore anche alle partecipate, non ero stato messo al corrente. L’opera di convincimento di alcuni consigliere e della sindaca ha fatto in modo da farmi rimanere. Chi voleva le mie dimissioni non aveva la forza di chiederle. E alla fine è il sindaco che decide chi sta in giunta».

La questione Alba

 

«Non so quale sia l’orientamento dell’amministrazione in merito alla privatizzazione, ma sono felice che ci sia Valentino Antonetti a dedicarsi alle partecipate. Lavora in modo intenso sul solco della linea tracciata da me. Qualunque sarà la strada scelta per Alba, pubblica o privata, sarà sempre per il bene dell’azienda. Senza la presenza del sovraordinato, il Comune sarebbe fermo e io mi sarei dimesso molto prima».

L’attacco tra Tozzi e Di Cunzolo

 

«La ragion d’essere dei tozziani in amministrazione era la presenza di Di Cunzolo. Lui è stato il principale fautore dell’accordo tra Tozzi e Francese, andando anche contro la maggioranza dei consiglieri che sostengono Cecilia Francese. Anche il gruppo di Fernando Zara era d’accordo con Tozzi. Strano che la situazione attuale sia questa».

Quanto durerà la giunta

 

«Non so quanto durerà la giunta, non faccio previsioni. Mi auguro, nell’interesse della città, che l’amministrazione possa lavorare e che duri più tempo possibile. Auguro alla sindaca di fare un ottimo lavoro, rendendoci orgogliosi di essere battipagliesi».

Perché diventare assessore?

 

«Perchè ho deciso di essere assessore? Perché ritengo che in politica debbano stare i migliori della società (di cui Onnembo sente fortemente di fare parte, ndr), ossia chi ha più da perdere. Non possiamo mettere in campo sempre i peggiori, ossia chi non ha nulla perdere, i disperati. Io ho accettato per fare qualcosa di buono per la città e spero di aver dato un contributo. Il futuro? Nella vita, mai dire mai…»

 

La vocazione del giornalismo

 

«La mia passione e vocazione è sempre il giornalismo. Se dovessi fare un articolo sulla situazione politica battipagliese attuale, direi che c’è molta confusione. O magari: c’eravamo tanto amati per intendere i divorzi in maggioranza tra persone che avevano una certa intesa».

 

La passione politica di Onnembo

 

Già nell’ottobre 2015, il nome di Marco Onnembo fu lanciato per una candidatura a sindaco, in vista delle amministrative 2016. A darne notizia fu Gelsomino Megaro, che però smentì l’ipotesi – circolata per diverse settimane – di un interessamento anche da parte dell’ex sindaco Giovanni Santomauro.

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