Cronaca

Bellizzi, morta per anoressia: una lettera potrebbe scagionare il convivente

BELLIZZI. Colpo di scena al processo iniziato ieri per un 38enne finito alla sbarra con l’accusa di aver lasciato la convivente a morire di anoressia: ci sarebbe una lettera con delle confessioni che potrebbero scagionarlo.

Una lettera per la libertà: svolta al processo sulla morte per anoressia di una donna

Secondo l’accusa non si sarebbe preso cura della convivente che, a causa di quell’abbandono sarebbe morta. Ha preso il via ieri, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Salerno il processo a carico di Giorgio Nigro, 38 anni, originario di Bellizzi e, all’epoca dei fatti, residente a Magliano Vetere.

In aula, ieri mattina la testimonianza della sorella di Audenzia Mulè, la quale ad un tratto ha raccontato al pubblico ministero che nelle cose personali della congiunta avrebbe ritrovato, successivamente alla morte della donna, un biglietto sul quale la stessa avrebbe scritto che “il digiuno era la preghiera che offriva a Dio”.

Un particolare questo che fino ad oggi non era mai venuto fuori e che probabilmente in qualche modo alleggerisce la posizione di Nigro. Audenzia Mulè faceva parte di un gruppo religioso e da qualche tempo seguiva un percorso di fede molto personale.

Il rifiutare il cibo fino a divenire anoressica. L’imputato si è sempre difeso affermando di aver fatto di tutto per aiutare la donna a nutrirsi: le aveva comprato anche degli omogeneizzati. A presentare denuncia alla magistratura furono i genitori della ragazza che soffriva di diverse patologie.

Fin da subito la madre ed il padre di Audenzia Mulè sospettarono che il 38enne non si fosse preso cura a sufficienza della figlia deceduta nel 2016. In ogni caso la ragazza aveva un vissuto che l’aveva traumatizzata, fin da adolescente aveva fatto i conti con delle esperienze che aveva dovuto a malincuore metabolizzare. Poi, un matrimonio finito male e poi l’incontro con Nigro.


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