Blue Whale, tra verità e bufale: ecco cosa c'è da sapere

A seguito del servizio de “Le Iene” e conseguentemente agli allarmi che sono stati lanciati nei vari territori della penisola, la Blue Whale Challenge, il “gioco” capace (insieme alla “Fata di Fuoco”) di indurre al suicidio persone appartenenti ad una fascia d’età che varia dai 10 ai 17 anni è divenuto un fenomeno virale. Nelle scuole, nelle famiglie, ma soprattutto nel web se ne parla con una frequenza tale che in molti casi rischia di generare non poche confusioni, rischiando così di disperdere tutte le informazioni utili che tutti noi possiamo avere in possesso.

Non sono mancati utenti (spesso anche youtuber) che, al fine di racimolare qualche migliaio di visualizzazioni in più, non si sono tirati indietro nel pubblicare video fuorvianti. Gli utenti (nella specifica i meno esperti sul tema) credono di avere dinanzi una vittima del gioco o un esperto investigatore capace di cogliere in flagrante un curatore, quando invece non avviene nulla di tutto questo.

Uno dei casi sopracitati, riguarda proprio un youtuber italiano che, all’interno di uno dei suoi video, aveva dichiarato di essersi messo in contatto con un curatore e di aver ricevuto in chat privata la sua prima prova, senza però esser potuto andare oltre. Egli, nel video, mostrava che, questo presunto assassino, gli aveva ordinato di alzarsi alle 4:20 del mattino per parlare con lui, quando invece, la prima regola della Blue Whale è quella di scrivere sulla propria pelle le iniziali di f57 (il nome della lametta utilizzata per compiere questi atti di autolesionismo).

Altri casi che generano confusione e depistamento, sono i giovani burloni che, sia nel web, sia fuori dal web, giocano con il problema generando allarmi inutili o pubblicando spontaneamente i tipici hashtag che sono collegati ai decessi di molti adolescenti, come: #I_am_Whale o #Blue_Whale. Oppure, scrivono testi allarmanti in classe, come è accaduto all’Alfano I di Pastena, dove alcuni studenti si sono divertiti a inscenare il desiderio di suicidarsi in nome della Blue Whale.

È un bene che si mantiene stabile lo stato d’allerta riguardo questa piaga internazionale, ma dall’altro la notorietà genera scompiglio e conseguentemente c’è il rischio che, i curatori della Blue Whale non si siano tirati indietro nel prendere le misure, attrezzandosi ancora una volta per fare del male senza stare costantemente nell’occhio del ciclone. Dal canto nostro, l’unica arma che abbiamo sta nel gestire con tranquillità e attenzione queste “turbolenze”, avendo ben chiari sintomi e messaggi che possono esser scaturiti da questo raccapricciante fenomeno. Essi sono:

  1. il costante desiderio di disegnare balene
  2. il tentativo di coprirsi il corpo da presunti ed evidenti segni
  3. sguardi terrorizzati di tuoi conoscenti che si presentano senza un’apparente ragione
  4. continui e perpetuanti stati di depressione
  5. scuse che portano il soggetto in questione ad uscire di casa in orari insoliti
  6. l’inserimento all’interno dei social network di insoliti hashtag, es: (#I_am_Whale, #f57, #imready, #f58, #I_m_ready, #wakemeupat420, #curatorfindme, #i_cut_my_peel_for_curator, #f40, #wakemeat420, #find_me, #please_find_me, #curator_find_me, #ineedacurator, #wakemeupat420, #iwannaplay, #sea_of_whales, #iminthegame, #thisisme, #this_is_me, #ready, #readytostart, #curator, #walesswimupwards, #SeaOfWhales) come potete ben constatare, i primi due sono i più conosciuti e anche i più “copiati”, ma non tutti i successivi sono così ben decifrabili
  7. anche un determinato tipo di playlist musicale può essere (in alcuni casi) un segnale da tenere in considerazione
  8. sebbene il web ha generato il fenomeno e lo ha conseguentemente anche amplificato, all’interno di esso ci sono molti elementi utili per affrontare anche psicologicamente questo fenomeno come i consigli presenti sul portale del commissariato della Polizia di Stato
  9. è sempre un bene avere un punto fisso dove attingere alle regole del “gioco” in modo tale da identificare con facilità le bufale più banali

È importante, inoltre, sapere che alcuni di questi “sintomi” possono essere soggetti a variazioni a seconda dei casi, non tutti coloro che disegnano una balena sono dei potenziali giocatori e non tutti coloro che escono di casa in orari insoliti lo fanno per eseguire il compito di un curatore. Questi punti possono essere solo un buon punto di riferimento, dei dati orientativi che possono rivelarsi determinanti per coloro che hanno dei dubbi e desiderano ottenere delle delucidazioni. Inoltre, quando i dubbi rischiano di divenire certezze, è un bene evitare colpi di testa e contattare le autorità competenti o gli specialisti.

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