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Campania, fecondazione assistita: c’è il decreto

Con decreto commissariale, oggi, il Presidente Commissario Vincenzo De Luca ha recepito formalmente in Regione Campania le direttive della Conferenza delle Regioni e Stato/Regioni volte ad assicurare il diritto, costituzionalmente garantito, di accesso alle tecniche di fecondazione assistita (linee guida su fecondazione eterologa; tariffa unica per fecondazione eterologa; regime controlli per PMA) e ha dato mandato agli uffici di aggiornare e adeguare l’intera disciplina regionale sul tema, anche in attuazione del DCA 8/2018 con la massima sollecitudine.

Nelle more dell’aggiornamento, è stata disposta la sospensione della delibera che attualmente esclude il rimborso delle spese per fecondazione assistita eterologa alle coppie che si rivolgano ad altre Regioni.

Cos’è la fecondazione assistita?

La fecondazione artificiale oppure assistita è il processo col quale si attua l’unione dei gameti artificialmente, tramite l’osservazione al microscopio.

Erroneamente si considera sinonimo di procreazione assistita, che ha semantica ben più ampia.

Normativa italiana

La fecondazione assistita è stata oggetto negli anni di un articolato dibattito, in particolare relativo all’uso di alcune tecniche, come la fecondazione eterologa, la clonazione, la commercializzazione di embrioni, la maternità surrogata, la produzione di embrioni a fini di ricerca o di sperimentazione che suscitano controversie di tipo bioetico. In seguito a tale dibattito è stata varata la legge 19 febbraio 2004 n. 40 che ha vietato tali pratiche.

In Italia, in seguito a questo dibattito, si è tenuta nel 2005 una consultazione referendaria articolata in quattro referendum per abrogare alcuni punti dell’attuale legge sulla fecondazione, giudicata dai referendari (radicali, forze di sinistra e laiche, e alcuni esponenti, come ad esempio Gianfranco Fini, dello schieramento di centrodestra) troppo restrittiva nelle tecniche utilizzabili. L’affluenza alle urne del 25,9% non ha però permesso il raggiungimento del quorum.

Per effetto di alcune decisioni della Corte costituzionale è stata via via dichiarata l’illegittimità degli elementi essenziali della legge 40. In particolare il giudice delle leggi ha ritenuto incostituzionale il limite di produzione di tre embrioni nonché l’obbligo legislativo di “un unico e contemporaneo impianto”. La Corte, dopo aver inizialmente respinto la questione di costituzionalità sul divieto di fecondazione eterologa, ritenendo tale scelta rientrare nel legittimo esercizio della discrezionalità del legislatore, ha in seguito dichiarato illegittimo tale divieto con la sentenza del 9 aprile 2014.

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