Politica

Capaccio, minoranza: “Dipendenti rispettino Codice, no a bavagli che ledono trasparenza”

CAPACCIO. Riceviamo e pubblichiamo, integralmente, la seguente nota a firma dei consiglieri di opposizione Gennaro De Caro, Pasquale Cetta, Nino Pagano e Franco Tarallo, trasmessa al sindaco di Capaccio, Italo Voza: “Pregiatissimo Sindaco, abbiamo avuto modo di leggere la disposizione del 18 maggio 2015, a firma del vicesindaco Ragni, indirizzata ai responsabili di Area e dei Servizi comunali, avente ad oggetto: ‘Comunicazioni pubbliche rese nell’espletamento del proprio incarico lavorativo’. In essa i dipendenti comunali sono invitati ad “…astenersi da qualsiasi comunicazione pubblica riguardante problematiche legate e connesse all’incarico espletato prima di avere chiesto la relativa autorizzazione a chi di competenza…”.

Si tratta di una gravissima lesione alla libertà di manifestazione del pensiero, nel malcelato tentativo di mettere il bavaglio alle legittime prerogative dei lavoratori. A nostra memoria credo non sia mai accaduto che un Vice sindaco (con un sindaco in carica), in barba agli sbandierati principi di trasparenza e legalità dell’azione amministrativa, impartisca disposizioni solo per fare terrorismo psicologico nei confronti dei dipendenti, cercando di coartarne o piegarne così la volontà. C’è solo un precedente di questo tipo nella storia italiana e risale al fascismo, quando, introducendo la dichiarazione di fedeltà al re e al regime, il governo di quell’epoca modificò la formula di giuramento dei dipendenti pubblici.

E l’intempestività e la sconvenienza della direttiva nascono soprattutto dalla considerazione che esistono specifiche disposizioni normative e contrattuali che impongono ai dipendenti pubblici di astenersi da dichiarazioni o enunciazioni che in qualche modo possono ledere l’immagine della pubblica amministrazione. Bastava richiamare l’attenzione sul codice di comportamento dei dipendenti pubblici (D.P.R. 16.04.2013 n° 62), che definisce i doveri minimi di diligenza, lealtà e buona condotta che i dipendenti sono tenuti a rispettare per il corretto funzionamento dell’Amministrazione.

Se, dunque, c’è già una normativa che afferma questo principio, è sufficiente fare riferimento ad essa, tenendo presente il diritto costituzionale alla libertà di espressione. Se un dipendente commette un’infrazione, il Dirigente deve procedere con la contestazione, assumendosi le sue responsabilità come, del resto, avviene in tutti i luoghi di lavoro normali; ma a nessuno è consentito di formulare richiami collettivi che hanno, semplicemente, il sapore dell’intimidazione o del bavaglio.

Ti ricordiamo, Sindaco, che è lecito avere qualsiasi opinione ed esprimerla nei luoghi deputati al confronto e al dibattito. E smettiamola con questi attacchi generalizzati ai dipendenti del Comune, che arrecano solo danni rilevanti alla condizione psico-fisica dei lavoratori che li subiscono.

È intollerabile che un pubblico amministratore confonda la fedeltà alle istituzioni con la fedeltà alla “linea politica” del Giunta Comunale. L’amministrazione comunale non è equiparabile ad un’azienda privata, ma è un ente Pubblico; e la sua attività è necessariamente “politica”, sebbene debba astenersi dall’essere “politicizzata”. Questo la sottopone inevitabilmente a critiche che possono provenire anche dai dipendenti, che sono prima di tutto cittadini. Quindi, piuttosto che cercare di interrompere il flusso di informazioni, prefigurando sanzioni disciplinari, il Comune dovrebbe onorare il proprio prestigio, garantendo trasparenza e pluralismo dei comportamenti. Ti invitiamo, allora, a prendere al più presto le distanze da questo inaudito attacco alla libertà di opinione dei dipendenti comunali e a chiarire se si tratta di un’iniziativa del Vice Sindaco o se risponde a un input politico dell’Amministrazione.

Noi, intanto, continueremo a svolgere il ruolo di opposizione con fermezza ed invitiamo i dipendenti comunali a svolgere correttamente il proprio lavoro senza lasciarsi intimidire dai toni sinistri del diktat. Così come invitiamo le organizzazioni sindacali di categoria a vigilare e adottare tutte le eventuali iniziative tendenti a salvaguardare la libertà e la dignità dei dipendenti comunali, qualora vi fossero comportamenti lesivi dei loro diritti”.

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