Cronaca

Caso Marzia Capezzuti, l’orrore emerso dalle indagini: il corpo dato in pasto ai maiali

Dalle indagini emergono dettagli orribili sul caso di Marzia Capezzuti, la 29enne milanese scomparsa da Pontecagnano Faiano nel marzo del 2022. Dietro la sua morte si celano torture raccapriccianti e si ipotizza che il suo corpo senza vita sarebbe stato dato in pasto ai maiali.

Per la morte di Marzia sono stati tratti in arresto ieri, 19 aprile, a Pontecagnano Faiano tre persone. Si tratta di Barbara Vacchiano, il marito Damiano Noschese e il loro figlio quindicenne, accusati, a vario titolo, di maltrattamenti, tortura ed omicidio.


CHI SONO GLI ARRESTATI PER LA MORTE DI MARZIA CAPEZZUTI

Marzia Capezzuti, nuove dettagli emergono dalle indagini

Marzia Capezzuti sarebbe stata trattata come una schiava, ripetutamente vessata, e tra le tante torture, l’avrebbero anche costretta a ingoiare una sigaretta accesa. Inoltre la 29enne era costretta a dormire in uno stanzino, con le mani legate.

Marzia sarebbe stata marchiata a fuoco come un capo di bestiame, le avrebbero impresso sulla pelle le lettere B e V, che stanno per Barbara Vacchiano. Dalle indagini è emerso che per far sparire il suo corpo privo di vita l’avrebbero dato in pasto ai maiali, oppure sciolto nell’acido.

La confessione in una videochiamata su Instagram

La vicenda è stata ricostruita grazie ad una chiamata su Instagram, che adesso è agli atti nell’inchiesta. Il dialogo è tra il 15enne e la sorella. L’audio manca ma è stato ricostruito con una perizia. Il giovanissimo ammetterebbe che Marzia Capezzuti è stata uccisa.

L’avrebbero “portata a fare un giro”, poi l’avrebbero “affogata“, quindi strangolata, e l’avrebbero “tirata” (e qui fa un gesto come a disegnare nell’aria un gancio). Sul cadavere sarebbe stato poi gettato dell’acido. La chiamata rappresenta per i magistrati “la pietra tombale” che fa finalmente chiarezza sul destino della 29enne. Grazie a questa videochiamata il 25 ottobre 2022 i resti della 29enne sono stati rinvenuti in un casolare abbandonato a Montecorvino Pugliano.

La storia è stata ricostruita anche grazie alla testimonianza di una delle figlie della Vacchiano, Annamaria, che ha raccontato agli inquirenti anche le confidenze della madre in caserma: “Tanto non la trovano – le avrebbe detto la donna – perché l’ho uccisa e l’ho data in pasto ai maiali”. E l’avrebbe invitata a non dire nulla, aggiungendo: “Ricordati che sei una Vacchiano”.

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