Cronaca

Castel San Giorgio, quote fantasma al Comune: scoppia il caso

CASTEL SAN GIORGIO. Al Comune di Castel San Giorgio tiene banco il curioso caso delle quote fantasma scoperte in seguito a una lettera di Banca Etica ricevuta dalla sindaca Lanzara.

Quote fantasma da 1700 euro: al Comune di Castel San Giorgio scoppia il caso

Nessuno sapeva! “Sono stato un banchiere per tanti anni e non lo sapevo” dice tra il serio e il deluso, un assessore del recente passato a Castel San Giorgio. Il giorno dopo l’esplosione della notizia a Castel San Giorgio la vicenda della Banca Popolare Etica di Padova, le quote acquistate dal Comune, i finanziamenti sotto forma di anticipo di fatture per circa quarantacinquemila euro a favore della stessa cooperativa con sede in via Dante Alighieri e riconducibile ad un assessore nel passato già indagato dal sostituto Roberto Lenza per una strana storia di abusivismo legato proprio ad una vicenda di alloggi per migranti settore in cui la Banca Popolare Etica è tra i partner più importanti in Italia per la progettualità dei Sprar, ha destato molto clamore.

La cosa che però è ancor più misteriosa e alla quale nessuno crede, è che al Comune di Castel san Giorgio, la partecipazione azionaria non figurava da nessuna parte. Non c’era nei bilanci, non c’era negli allegati delle partecipate, non c’è mai stata nell’elenco dei cespiti patrimoniali pubblici. Insomma le quote, anche se di modesta entità (appena 1725 euro) erano quote fantasma. La cosa grave è che avrebbero continuato ad essere fantasma se l’attuale sindaco, Paola Lanzara, non si fosse insospettita per una lettera ricevuta proprio dalla Banca Etica, che riguardava una questione di regolazione sia dell’imposta di bollo, sia dell’esercizio del diritto di prelazione per l’acquisto di altre quote.

Domanda a destra, domanda a manca, ma delle quote nessuno sapeva alcunché. A quel punto la Lanzara pare abbia preso il telefono e ha telefonato a Padova e a quel punto il mistero è stato svelato. Il Comune di Castel San Giorgio deteneva 30 azioni per un valore di circa 1700 euro. Ma da chi siano state acquistate, chi le abbia pagate resta ancora un mistero. Delle quote non c’è traccia nelle rendicontazioni del bilancio, non c’è traccia nell’elenco delle partecipazioni, non c’è traccia insomma da nessuna parte. Ma quello che è ancor più grave è che non c’è traccia dell’acquisto neanche nei ricordi. Nessuno ricorda di averle mai comprate e nessuno ricorda di averle mai pagate. Ma è mai possibile che in un ente pubblico una spesa non è tracciabile? Non c’è traccia di chi l’ha ordinata? E di chi e come l’ha pagata? Eppure gli amministratori da circa venti anni, tranne qualche recente novità, sono stati sempre gli stessi. E sempre gli stessi sono stati i funzionari adibiti alla gestione contabile e finanziaria del comune. E dei bilanci vogliamo parlarne?

Se davvero non c’è traccia delle quote della Banca etica detenute dal comune allora bisogna prendere atto, e dovrebbero farlo anche in via Falcone, sede della Procura della Repubblica, che i bilanci comunali siano stati tutti falsi o almeno non corrispondenti al vero, dall’acquisto delle quote fino ad oggi quando la Lanzara ha deciso di dismettere le quote e lasciare la partecipazione in Banca Popolare Etica. E’ il classico caso di “Tertium non datur”. O il comune deteneva le quote e quindi i bilanci senza quote erano falsi. Oppure il comune non ha le quote ma allora non si capisce perché la Banca Popolare etica rivendica dal Comune circa 200 euro di imposte di bollo non pagate sulle quote. Il mistero insomma diventa sempre più fitto. Come i viaggi a Padova di un ex sindaco e del suo assessore. O del perché alcuni dirigenti per oltre venti anni sono stati considerati inamovibili pur se nei corridoi venivano quotidianamente criticati proprio dagli stessi amministratori a cui mancava poi il coraggio di sostituirli. Sembra solo un gioco delle parti di natura pirandelliana. Era solo mancanza di coraggio o altro? Gli altri retroscena prossimamente.

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