Cronaca

Cava, bomba davanti al bar: Avella a giudizio

CAVA DE’ TIRRENI. Rischia il processo con rito immediato Gennaro Avella accusato dell’attentato dinamitardo al bar “Insonnia Caffè” consumato nell’agosto scorso.

Detenuto agli arresti domiciliari, fu raggiunto da provvedimento di fermo da parte dell’autorità giudiziaria: fu fermato subito dopo essere stato investito da un furgone. Il ragazzo, vestito con giubbetto con cappuccio e pantaloni mimetici, già noto alle forze dell’ordine per precedenti di polizia, risponde di danneggiamento aggravato per aver fatto saltare una bomba all’esterno del locale, danneggiandone la saracinesca, e di detenzione e porto in luogo pubblico di materiale esplodente.

L’episodio si verificò poco dopo le 4 del mattino quando Avella, probabilmente con l’aiuto di un complice, si avvicinò alla saracinesca abbassata del locale preparando a terra la bomba carta, per poi innescarla e lasciandola esplodere. In quel mentre aveva cominciato la fuga finendo sotto un furgone. Mentre correva in strada, senza guardare i veicoli, era arrivato il mezzo. L’autista, ascoltato dai carabinieri, provò a frenare senza riuscirci: solo dopo si accorse del locale danneggiato sul lato della strada, così come i militari giunti sul posto presero atto dell’accaduto.

Intanto, alcune persone volevano pestare il ragazzo, perché erano stati richiamati dall’esplosione: il giovane ferito fu portato in ospedale e subito arrestato con decreto di fermo emesso dalla Procura di Nocera Inferiore. Contro di lui, a completare le testimonianze, c’era il video, determinante, che lo riprendeva mentre era impegnato nella preparazione e poi nella fuga dopo la bomba. Secondo ulteriori investigazioni, sul posto c’era anche un altro ragazzo, riuscito a fuggire: al momento per Avella è arrivata la richiesta di processo con rito immediato, su istanza della Procura, con l’iter collegato all’esistenza di una solida e univoca base probatoria a carico, raccolta dai carabinieri della Tenenza di Cava.

Per il bar si trattò del secondo atto intimidatorio, legato a motivi da approfondire tuttora al vaglio degli inquirenti, nell’arco breve di un anno, con il movente mai chiarito del tutto. Agli atti non c’è alcuna parola riferita dall’indagato, il quale scelse la via del silenzio. Sulla vicenda deciderà il gip: l’indagato, difeso dall’avvocato Bonaventura Carrara, è ai domiciliari.


La Città

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