Cronaca

Cava de’ Tirreni, danni alla piccola Arianna ma il Cardarelli non paga: la storia finisce a Le Iene

L’azienda ospedaliera non paga quanto previsto dalla sentenza: finisce in tv il caso di Arianna Manzo, la piccola di Cava de’ Tirreni affetta da atrofia cerebrale da quando aveva pochi mesi di vita. La nota trasmissione “Le Iene”, dà voce alla famiglia della bambina che attende un risarcimento necessario per le cure.

Cava de’ Tirreni, il caso di Arianna a Le Iene

Arianna è affetta da tetraparesi spastica, è ipovedente e sorda. Il tribunale ha condannato in primo grado il Cardarelli di Napoli a pagare: “Hanno riconosciuto che le condizioni della bambina siano riconducibili al trattamento sanitario”, dice l’avvocato. Ma l’ospedale non vorrebbe pagare in attesa dell’Appello: Veronica Ruggeri ci racconta questa triste storia di malasanità.

“Se vi dicessero che vostra figlia di due mesi, entrata in ospedale per una bronchiolite, esce con una tetraparesi spastica, ipovedente e sorda, voi cosa fareste?” . La storia che ci racconta Veronica Ruggeri è quella di Arianna. “Mia figlia ha quindici anni, dovrebbe uscire con le amichette”, ci dice la madre. “Hanno rovinato la sua vita principalmente, ma anche la nostra. Per la loro incompetenza, o distrazione, non lo so cos’hanno combinato…”.

L’inizio del calvario

Inizia tutto quindici anni fa, quando Arianna, che aveva due mesi, non si sente bene. “Ha avuto una bronchiolite”, ci racconta la madre. “L’abbiamo portata in ospedale e l’hanno trasferita al Cardarelli di Napoli”. Insomma, dopo un giorno nel nosocomio vicino a Salerno, decidono di trasferire la piccola nell’ospedale più grande di tutto il sud Italia. “La dottoressa dell’autoambulanza ci ha detto di non preoccuparsi, che stava bene”. Arianna dunque è partita dall’ospedale tutto sommato in buone condizioni, come confermano oggi i periti che hanno letto le cartelle cliniche. A Napoli “l’hanno messa sotto una coppetta d’ossigeno”: “Dopo sembrava che si stesse riprendendo, ma il giorno dopo siamo tornati ed era intubata”.

“I dottori c’hanno detto di non preoccuparci, che era meglio stesse intubata perché così non aveva problemi celebrarli”, ci dice il padre. “Le hanno dato pure un sedativo che non era un sedativo che faceva bene ai bambini”. E che quel sedativo datole per 14 giorni non le abbia fatto bene e che potrebbe essere stato la causa dei problemi celebrali, lo dicono i periti del tribunale. Eh sì, perché c’è stata una causa che i genitori hanno vinto e infatti l’ospedale è stato condannato a pagare “poco meno di 3 milioni di euro”. “Hanno riconosciuto che le condizioni della bambina siano riconducibili al trattamento sanitario presso il Cardarelli”, dice l’avvocato della famiglia.

La cartella clinica di quanto accaduto in quell’ospedale l’abbiamo fatta leggere a quattro massimi esperti del settore e tutti hanno confermato la tesi del giudice: il danno di Arianna è dovuto al trattamento con il Tps, un farmaco ricevuto per 14 giorni mentre era al Cardarelli. Purtroppo nessuno ha voluto farsi intervistare, forse perché mettersi contro il più grande ospedale del sud Italia non è facile?

Torniamo al ricovero. “Un giorno ci dicevano una cosa, un giorno un’altra. Quando hanno iniziato a farle l’encefalogramma non sapevamo niente”, ci raccontano i genitori. Quando hanno chiesto il perché, il dottore avrebbe risposto: “Perché non lo sapete? Quello è già il quarto che si è fatto! Non vi dovete preoccupare, era sorto un problemino che adesso non c’è più”. Però c’erano della anomali che la famiglia non riusciva a capire: “Aveva la temperatura del corpo a 33, 34. Poi ebbe un blocco renale”. Comunque Arianna viene dimessa e la famiglia racconta che dissero “ha bisogno solo di fisioterapia respiratoria”. Cioè, anche se gli encefalogrammi mostrano una forte sofferenza del cervello, che per i giudici è la causa dei problemi di Arianna, loro la dimettono. Tornati a casa però la bambina non sta bene. “Il fratellino di quattro anni la vide e disse: ‘mamma, non è più lei”, ricorda la madre.

La sentenza

A novembre dell’anno scorso c’è stata la sentenza e la famiglia ha vinto il primo grado di giudizio, “contro il Cardarelli di Napoli che deve pagare perché la sentenza è immediatamente esecutiva”, ci dice l’avvocato. L’ospedale però non ha ancora pagato, ha fatto appello e chiesto la sospensiva del pagamento (cioè poter pagare alla fine di un altro grado di giudizio). “Si passassero una mano sulla coscienza”, dice la madre. Per assistere al meglio Arianna, la famiglia avrebbe bisogno di cose che sono molto costose. Tra cui anche le cure nei centri d’avanguardia: “A volte mi capita di pensare a quando mamma e papà non ci saranno più e io purtroppo sono solo”, dice il fratello di Arianna. Alla sua festa dei 18 anni, Mario il primo ballo l’ha dedicato alla sorella.

Sono passati quindici anni e questa famiglia con i pochi mezzi che ha a disposizione ha cercato di farsi giustizia. Contro un colosso come il Cardarelli di Napoli, non è però facile. E allora Veronica Ruggeri va a parlare con Giuseppe Longo, il direttore generale dell’ospedale, come potete vedere nel servizio qui sopra.

Arianna ha il diritto di avere la miglior vita possibile e per averla ha bisogno di cure che hanno un costo. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare, non fra dieci anni ma subito perché lei ha bisogno adesso. “Noi siamo stati trattati come animali”, ci dice il papà. “Senza rispetto verso la bambina e verso di noi”.


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L’appello a De Luca

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