Cronaca

Choc a Eboli: donna di colore visita amica in ospedale e l’infermiera le chiede il permesso di soggiorno

EBOLI. Una signora di nazionalità italiana, ma dalla pelle nera, si reca al Campolongo Hospital di Eboli per aiutare una sua amica nell’assistenza di una parente lì ricoverata. E una solerte infermiera, invece di assicurarsi se fosse autorizzata all’ingresso ed alla permanenza in reparto per tutta la giornata (permesso che le era stato regolarmente concesso), le chiede se ha o meno il permesso di soggiorno.

La notizia data da un magistrato

L’episodio è stato denunciato ieri in un post dal Presidente vicario della Corte d’Appello di Salerno, il dottor Caludio Tringali. Il racconto del magistrato inizia da quando Josephine (nome di fantasia) fa il suo ingresso al Campolongo Hospital. E accade «che alla nostra signora di colore si avvicini una infermiera, forse la capo reparto, e non le chieda l’autorizzazione a stare in ospedale fuori dell’orario di visita, ma se ha il permesso di soggiorno».

«È evidente – aggiunge Tringali – che un’infermiera non ha funzioni di Polizia giudiziaria e pertanto non è tenuta ad accertare se una persona dalla pelle nera sia in regola con le norme che disciplinano l’ingresso nel Paese per gli extracomunitari (avendo la pelle nera altro non potrebbe essere Josephine nella mente della nostra solerte infermiera). La domanda è dunque non collegata alle funzioni di chi la ha posta, su questo non vi sono dubbi.

Allora ci si chiede a cosa sia collegata e soprattutto perché sia stata posta». E questo perché, osserva sempre il magistrato, «l’infermiera non si limita a tale domanda ma chiede anche da quanti anni Josephine sta in Italia, se ha la cittadinanza italiana e se ha perduto le sue abitudini di origine. A questo punto Josephine mostra all’infermiera la sua carta di identità dalla quale si evince che è cittadina italiana».

«Si tratta di razzismo bell’e buono o di semplice curiosità verso il diverso? Ognuno può dare la sua risposta – osserva Tringali – Quanto a me, ritengo che purtroppo siamo in presenza di una mentalità e di un comportamento dettato dal razzismo che sta invadendomi le menti e gli animi di questo Paese. La richiesta del permesso di soggiorno fatta in un ospedale a una donna di colore da parte di un’infermiera ne è la prova evidente.

Se penso questo – e non mi fa piacere pensarlo – penso anche che l’Italia è il mio Paese e non sono disposto ad assistere in silenzio ad un simile degrado perché questo Paese non deve diventare una terra di intolleranti, razzisti o peggio. Tacere – conclude Tringali – non è più possibile di fronte a segnali così inquietanti ed è ora di far sentire la voce della cultura italiana del rispetto, della tolleranza e della civile convivenza dei diversi. Bertold Brecht docet».

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