Cronaca

Cimitero di Battipaglia, cade l’accusa di truffa

Cimitero di Battipaglia, cade l’accusa di truffa aggravata per l’imprenditore edile battipagliese Cosimo Melillo. A deciderlo sono
stati i giudici del Tribunale del riesame che hanno accolto parzialmente l’istanza dell’avvocato. Rimane in piedi l’ipotesi di corruzione tanto che il Melillo rimane agli arresti domiciliari.

Cimitero di Battipaglia, non è truffa

L’inchiesta sul cimitero di Battipaglia ha coinvolto anche un dirigente e un dipendente dell’ente locale sospesi dall’esercizio dei pubblici uffici. Le indagini, avviate un anno fa dai carabinieri della locale compagnia, iniziarono per la presenza – ritenuta anomala – del Melillo all’interno del cimitero dove eseguiva la quasi totalità delle operazioni fuori dai normali circuiti amministrativi.

Le accuse

Secondo le accuse, Cosimo Melillo gravato da una condanna nel 2008 per 416bis in quanto ritenuto vicino al clan Giffoni-Noschese all’epoca egemome sul territorio, sarebbe stato il fulcro del presunto patto corruttivo: l’operazione «Ade» avrebbe svelato l’accordo tra pubblici funzionari ed imprenditori ai danni del Comune e di privati, questi ultimi costretti a pagare «brevi manu» somme di denaro oltre all’obbligatorio versamento all’ente per le operazioni cimiteriali.

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