Cronaca

Corbara, ecco come agivano i ladri di bambini

CORBARA. «Si sapeva che faceva queste cose dei bambini». Così parla Raffaele Piscitelli, il testimone sentito al processo per la compravendita di neonati, ha parlato ieri in aula della “benefattrice” Luigia Giordano, la corbarese sessantunenne ritenuta elemento cardine dell’inchiesta, ora sotto accusa con altri soggetti di nazionalità slava e rumena per tentata alterazione di stato, alienazione e acquisto di persone.

«L’ho denunciata perché ha giocato con i miei sentimenti», ha riferito davanti ai giudici del collegio, ascoltato dal pm Ernesto Caggiano e dagli avvocati, in primis il legale della Giordano, avvocato Vincenzo Calabrese. «C’era un’associazione che mi fece il nome della Giordano. Io pensavo che fossero ragazze madri. Lei chiese prima diecimila, poi seimila euro. Faceva anche le ricevute». Agli atti del processo ci sono anche due registrazioni audio nelle quali si sente la voce della Giordano.

Come racconta il quotidiano La città, è stato ascoltato anche un secondo uomo, ovvero Giuseppe Gallo, originario della Toscana, che ha riferito anche lui dell’iter seguito per avere una bambina con l’intermediazione della Giordano. «C’erano i soldi, i documenti, tutto. Lo sapevano tutti che si occupava di questo. Feci io stesso le registrazioni con il telefono».

Entrambi i testimoni hanno già patteggiato le rispettive pene davanti al GUP con lo stralcio, per aver partecipato alla redazione di falsi atti di nascita.

Giordano è la prima imputata nel processo “ladri di bambini”, arrestata nel 2008 con un’operazione dei carabinieri guidata dal luogotenente Massimo Santaniello: per lei il pm si oppose alla richiesta di patteggiamento, con la pena di due anni e sei mesi avanzata per la difesa, ritenuta non congrua. Alla sbarra con la Giordano, ci sono gli jugoslavi Djani Jovanovic, 32 anni, e Susana Radosalevic, 28, e i romeni Rodica Mustafà, 33 anni, Santa Costantin, 46, Petrik Constantin, 46, Cristiano Costantin, 38, tutti inizialmente accusati di soppressione di stato, alterazione di stato civile, alienazione e acquisto di persone. Inizialmente fu contestata anche la tratta di persone, competenza della Dda, ma il reato fu subito eliminato dopo un iter vagliato da Riesame e Cassazione.

Giordano, dopo il paventato fallimento della trattativa con i due acquirenti, dietro le loro richieste accettò di recarsi al campo rom di Secondigliano, dove ebbe la bambina. La vicenda fu scoperta quando i due uomini, cognati, riferirono di aver corrisposto un’ingente somma in denaro alla signora, notoriamente da anni all’opera con affidamenti e bambini, già destinataria in passato di una denuncia e di un procedimento specifico.

La prossima udienza, è stata fissata al prossimo 15 maggio.

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