Cronaca

Corruzione a Castellabate, l’ex soprintendente Miccio rinviato a giudizio

Rinvio a giudizio per l’ex soprintendente di Salerno Gennaro Miccio e il funzionario della Soprintendenza Domenico Palladino: entrambi accusati di corruzione e imputati insieme ad  altre 18 persone in un’ inchiesta su una lottizzazione abusiva nel Vallo di Diano. Intanto, lo stesso Miccio si difende dichiarando di non aver mai fatto agevolazioni a qualcuno.

Ex soprintendente Miccio rinviato a giudizio per corruzione

Gennaro Miccio avrebbero ottenuto la nomina di un architetto in cambio di una concessione per un progetto edilizio relativo alla costruzione di strutture abitative in contrada Alano Castellabate. L’episodio risale al 2015. Oltre a Miccio e a Palladino – che rispondono di corruzione insieme all’architetto presunto beneficiario della nomina e a Giuseppe Beneduce, legale rappresentante della società “Alba Costruzioni”, committente ed esecutore delle opere – risultano imputati per una serie di ipotesi di reato che vanno dal falso, all’abuso d’ufficio fino alla lottizzazione abusiva Giovanni Infante, responsabile dello Sportello Unico per le attività produttive di Vallo della Lucania; Adelio Nicoletta, responsabile dell’ufficio urbanistica del Comune di Castellabate; Antonio Santoro, responsabile unico del procedimento ed altre 14 persone tra direttori dei lavori, legali rappresentanti delle società coinvolte e beneficiari del progetto.

Miccio si difende dalle accuse di corruzione

Intanto, davanti al pm, l’ex sopraintendente di Salerno Gennaro Miccio si è difeso dalle accuse di corruzione in questo modo: «L’unico atto procedimentale al quale ho preso parte nell’ambito della vicenda sul progetto edilizio relativo alla costruzione di strutture abitative in contrada Alano a Castellabate, è la nota con cui la Soprintendenza esprimeva parere negativo all’accoglimento della domanda di compatibilità paesaggistica formulata dalla ditta interessata. Nel periodo in cui ho diretto la Soprintendenza di Salerno e Avellino, non ho mai avuto rapporti di tipo professionale con l’architetto beneficiario della nomina».

(Fonte, Il Mattino)

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