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Diffamazione, terza richiesta di rinvio a giudizio per ex vescovo

VALLO DELLA LUCANIA. Le vie della querela sono infinite. Specialmente se il querelato si chiama Giuseppe Rocco Favale, ha quasi 80 anni, ed è stato fino a qualche anno fa vescovo della diocesi di Vallo della Lucania. Per la terza volta, nell’arco di pochi mesi, Sua Eccellenza ha ricevuto una richiesta di rinvio a giudizio per il reato di diffamazione. E per la terza volta la parte lesa è Michele Murino, attore e produttore teatrale, difeso dall’avvocato Anacleto Dolce, che non vuole rassegnarsi all’idea di aver perso sul territorio il suo nemico amatissimo. Tra i due non è mai corso buon sangue: monsignor Favale lo ha sempre ostacolato nell’attività artistica, negando alla sua compagnia il teatro diocesano, la «Provvidenza», e Murino lo ha sempre contestato «reiteramente e pubblicamente». La prima richiesta di rinvio a giudizio, udienza il 4 febbraio, è relativa ad alcune considerazioni pronunciate dal vescovo su Murino in un’emittente locale in cui lo indica come una persona «che cercava un po’ denigrare le persone al fine di ottenere qualche cosa». La seconda richiesta di rinvio a giudizio, udienza sempre a Vallo ma il 26 marzo, attiene a frasi offensive contro l’attore in un’intervista tv: «Ecco molte volte quello che dicono è il mettere in risalto la pochezza della loro personalità e molte volte la lingua batte continuamente e dicono delle stupidaggini». La terza richiesta di rinvio a giudizio, udienza il 7 ottobre, nasce dalla definizione che Favale fa dei comportamenti di Murino: «non sono altro che una forma di camorra un po’ particolare e le camorre non fanno mai bene a nessuno». Tutti e tre i procedimenti a carico di Favale, già condannato per diffamazione nei confronti dell’ex presidente del tribunale di Vallo, Claudio Tringali, sono stati aperti da Alfredo Greco, sostituto procuratore di Vallo da poco in pensione.

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