Inchiesta

Disastro del Vajont: la storia insegna ma non ha alunni

Tina Merlin fu la prima, se non l’unica a dare voce a ciò che presto sarebbe accaduto e ricordato come il disastro del Vajont.
Era l’era che si apriva sulle energie rinnovabili e lo sfruttamento dei corsi d’acqua nel rispetto della natura, l’ingegner Carlo Semenza nel 1926 individuò e scrisse il primo progetto per sfruttare le acque del torrente del Vajont.

La costruzione della diga del Vajont

Il progetto fortemente voluto dall’azienda elettrica, privata, SADE inizia a prendere corpo subito dopo la seconda guerra mondiale i lavori terminarono introno al 1959 fra le proteste degli abitanti che furono costretti ad abbandonare le case e i campi che furono sommerse dalle acque della diga funzionante.

Il 4 novembre 1960 si verificò la prima frana di entità minore, un pezzo del versante sinistro si stacco dal monte precipitando nelle acque della diga, questo e molti altri dubbi costrinsero gli esperti a fare ulteriori indagini. Il geologo Pietro Caloi scopri dopo molte verifiche che si era creata una frattura di 150 m nella roccia pronta a franare da un momento all’altro.



La giornalista de l’Unità, unico giornale che si occupava del caso, Tina Merlin scrisse e intervistò gli abitanti della zona. Nei suoi articoli evidenziava i dubbi e la saggezza degli anziani che raccontavano della fragilità dei monti fra cui uno che ne porta in nome “Monte Toc” che nella lingua friulana viene chiamato qualcosa quando è marcio, avariato, sfatto.

«Si era dunque nel giusto quando, raccogliendo le preoccupazioni della popolazione, si denunciava l’esistenza di un sicuro pericolo costituito dalla formazione del lago. E il pericolo diventa sempre più incombente. Sul luogo della frana il terreno continua a cedere, si sente un impressionante rumore di terra e sassi che continuano a precipitare. E le larghe fenditure sul terreno che abbracciano una superficie di interi chilometri non possono rendere certo tranquilli.»

L’area era conosciuta dai tempi antichi come terra “marcia” non stabile, in alcuni documenti risalenti ai tempi di Catullo parla delle frane che si verificarono nella zona, inoltre si hanno documenti risalenti al 1347, 1737, 1814, 1868 in particolare è il Monte Antelao ad essere protagonista.
La Merlin anticipò in un suo articolo pubblicato su l’Unità il 21 febbraio 1961 quello che poi a breve si sarebbe verificato, ipotizzando che se il monte si sarebbe staccato avrebbe provocato ingenti danni, fu accusata di “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico” tramite i suoi articoli, processata e assolta dal Tribunale di Milano. Anche Indro Montanelli e Dino Buzzati accusarono di sciacallaggio la Merlin.

Nel 1963 a fine Estate si verificarono di nuovo dei smottamenti della diga e l’8 ottobre, il Comune di Erto su sollecito dei tecnici S.A.D.E. emana la seguente ordinanza:

«Avviso di pericolo continuato. Si porta a conoscenza della popolazione che gli uffici tecnici della Enel-Sade segnalano l’instabilità delle falde del monte Toc e pertanto è prudente allontanarsi dalla zona che va dal Gorc, oltre Pineda e presso la diga e per tutta la estensione, tanto sotto che sopra la piana. La gente di Casso, in modo particolare, si premuri di approfittare dei mezzi che l’Enel-Sade mette a disposizione per sgomberare ordinatamente la zona, senza frapporre indugio, con animali e cose. boscaioli e cacciatori cerchino altre plaghe e siccome le frane del Toc potrebbero sollevare ondate paurose su tutto il lago, si avverte ancora tutta la gente e in modo particolare i pescatori che è estremamente pericoloso scendere sulle sponde del lago. Le ondate possono salire le rive per decine di metri e travolgere annegando anche il più esperto dei nuotatori. Chi non ubbidisce ai presenti consigli, mette a repentaglio la propria vita. Enel-Sade e autorità tutte non si ritengono responsabili per eventuali incidenti che possono accadere a coloro che sconsideratamente, si avventurano oltre i limiti sopra descritti.»

Il 9 ottobre del 1963, alle ore 22,39, dal Monte Toc si stacco una frana di 2 km di oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e terra, lo stacco generò una scossa sismica e in venti secondi acqua terra e detriti arrivarono a valle 25 milioni di metri cubi d’acqua causando la morte di duemila persone. I comuni di Erto e Casso furono spazzati via, l’onda d’urto fu tale da essere considerata uguale alla bomba di Hiroshima.



«Va tutto in malora.[…] Quelli del governo non pensano più a queste cose ma ricordati che la terra è sempre la terra. Verrà il giorno che il resto non vi basterà più» Tina Merlin

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