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Divorzio, la Cassazione: “Per calcolare l’assegno si valuta anche il contributo dell’ex coniuge”

Per stabilire l’assegno di divorzio «si deve adottare un criterio composito» che consideri le «rispettive condizioni economico-patrimoniali» e «dia particolare rilievo al contributo fornito dall’ex coniuge» al «patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all’età».

Lo hanno stabilito le Sezioni Unite della Cassazione sciogliendo un conflitto di giurisprudenza dopo che la sentenza Grilli aveva escluso il parametro del «tenore di vita». La decisione era attesa dal 10 aprile.

«È da salutare con favore l’intervento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione in tema di assegno divorzile – ha commentato l’avvocato Marco Meliti, esperto matrimonialista – volto a mitigare gli effetti delle precedenti sentenze che sembravano aver irrimediabilmente segnato il tramonto del diritto alla conservazione del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Correttamente gli Ermellini hanno inteso riequilibrare tale assetto, richiamandosi ai principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale, anche dopo lo scioglimento del vincolo.

In tal modo la Cassazione ha valorizzato anche il principio di uguaglianza tra lavoro casalingo e quello professionale, offrendo le dovute garanzie a quelle donne che, spesso proprio su richiesta del marito, avevano rinunciato alle proprie ambizioni lavorative per dedicarsi alla famiglia, favorendo così il successo professionale del marito e la formazione di un patrimonio comune.

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