Cronaca

Dossier Cilento: ecomostri, opere abusive ed incomplete

Il Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni, istituito nel 1991, è un’area protetta di circa 36.000 ettari, che ricade interamente nella Provincia di Salerno; si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano e rappresenta, per estensione, il secondo parco d’Italia, dopo il Parco Nazionale degli Abruzzi.

Le aree del Cilento e del Vallo di Diano, verso la fine degli anni 70’, furono teatro di numerose speculazioni edilizie, in special modo nella zona costiera, e l’idea del parco nacque proprio per porre fine a simili scempi, con l’intenzione di tutelare e preservare una zona ricca di storia, bellezze naturali, cultura e biodiversità. Purtroppo, però, la realtà ha tradito le aspettative, l’istituzione dell’ente Parco, non solo non è riuscita nell’originario intento di tutela ma, addirittura, nel corso del tempo, si è resa, essa stessa protagonista di veri e propri disastri ambientali attraverso la realizzazione di opere di grave impatto sul territorio, inutili ed inutilizzate, con grave spreco di risorse economiche e fondi pubblici in danno della collettività e del paesaggio.

Il Codacons già nel 2009 portò all’attenzione nazionale le incongruenze e le contraddizioni nella politica di gestione dell’ente Parco con il Dossier: “Gli Ecomostri, storie di illegalità e di scempi ambientali.”

Nel 2016 altri ecomostri meritano l’attenzione del Codacons: il Centro Lontra di Aquara, l’Osservatorio e Museo del fiume di Aquara, l’Osservatorio della fauna migratoria a Centola- Palinuro e l’ecomostro dell’Aresta a Petina. Opere legate da un unico comune denominatore: essere l’esempio della mala gestio del Parco nazionale del Cilento e del Vallo Di Diano.

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Il Centro Lontra di Aquara

Aquara è un piccolo centro collinare di soli 1500 abitanti che vanta il triste primato di ospitare nel proprio territorio ben due ecomostri: il Centro Lontra ed il Museo del fiume e della lontra. Il Parco concepì la costruzione di tali opere, in partenariato con il comune, per la tutela della lontra, specie faunistica in via di estinzione che, da sempre, ha trovato un habitat ideale nel fiume Calore.

Il centro, in particolare, aveva lo scopo di favorire l’osservazione ed  il ripopolamento delle specie. L’opera, dopo 15 anni – il progetto risale al 1999 ed ebbe inizio nel 2001 – è ancora in fase di completamento, e la struttura esistente è in uno stato di totale abbandono, esposta ad atti di vandalismo.

Nel 2013 è stata revocata al comune la disponibilità dell’ultima tranche di finanziamento per la realizzazione del centro, costato ben 568.102,59 Euro, anche se secondo alcune fonti per la struttura sarebbe stato speso oltre un milione di euro.

Il fallimento del progetto quindi, da questo punto di vista, ha scongiurato un grave danno alla fauna, atteso che l’immissione nel territorio di esemplari diversi, geneticamente distanti da quelli abitanti i fiumi del Parco, avrebbe potuto inquinare la popolazione autoctona.

Tuttavia lo scheletro di cemento, di quello che doveva essere il Centro, mai inaugurato ed in stato di totale abbandono, comporta un grave danno per il territorio e la sua sinistra presenza sembra testimoniare  il totale disprezzo delle Istituzioni per la tutela del paesaggio (bene tutelato dall’art. 9 della Costituzione).

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L’Osservatorio e Museo del fiume (e della Lontra) di Aquara

Il  museo  del  Fiume  sorge  invece  nel  centro  abitato  di  Aquara;  esso  aveva  lo  scopo  di preservare la fauna e costituire un volano per il turismo ambientale e didattico del territorio. L’opera, costata 409.657 euro, sebbene terminata non è mai stata utilizzata.

Il comune di Aquara, che ha contribuito alla sua realizzazione, non è stato capace di considerare una diversa destinazione per la struttura, esposta, anch’essa – come il centro lontra – ad atti di vandalismo. Il Parco compie scelte folli, l’inerzia degli enti pubblici contribuisce a renderle immortali!

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L’Osservatorio della fauna migratoria a Centola-Palinuro

Nel viaggio tra le incompiute capita anche di vedere come in un’area protetta (ricadente in prossimità   del   Sito   d’Interesse   Comunitario   cod.IT   8050013) sia   stato   costruito   un improbabile e maestoso edificio in cemento,  il “Centro Internazionale per lo Studio delle Migrazioni – Calcante (Progetto definito “I MITI”)“ nel Comune di Centola, opera che arreca un gravissimo pregiudizio al paesaggio data l’ampiezza della struttura, il suo impatto visivo e l’uso di materiali cementizi non aventi valore eco-compatibile, né eco-sostenibilità alcuna.  Non sono mancate le autorizzazioni dell’ente Parco e della Soprintendenza di Salerno.

Il progetto prevedeva, tra gli altri, un centro sperimentale per l’ambientamento della selvaggina autoctona, un osservatorio per la ricerca e lo studio della migrazione dell’avifauna, sentieri natura, un centro anti-incendio, un invaso per lo studio dell’ittiofauna, un centro visite, tutto con finanziamenti europei.

Nessuna osservazione di fauna migratoria, nessuna visita, nessuno studio, nessuna ricerca. Solo il cemento, e un dato certo: la spesa di 1.200.000 Euro, principalmente di fondi comunitari. Anche per questa opera (oggetto di atti di vandalismo) il comune di Centola non ha previsto alcuna riqualificazione.

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Ecomostro dell’Aresta, Petina.

Nasce nel 2001 l’Ecomostro di Petina. Siamo nel cuore dei Monti Alburni, le cosiddette “Dolomiti del Sud”, un massiccio carsico, ricco di doline, grotte ed inghiottitoi, meta di esplorazioni speleologiche.

È la concessione edilizia n. 15 del 19 novembre 2001 rilasciata dal comune di Petina a creare l’Ecomostro dell’Aresta (località in cui sorge, tra l’altro l’Osservatorio Astronomico).

La concessione edilizia viene rilasciata al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano nella persona dell’allora Direttore Generale, architetto Domenico Nicoletti, (dal 2015 Direttore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga).

L’idea dell’ente Parco era quella di costruire – secondo quanto emerge dalla concessione – una struttura prefabbricata, in legno lamellare da adibire a ricovero attrezzi L.S.U.

Acquisiti tutti i pareri, il comune di Petina rilascia la concessione per costruire nel proprio territorio questo scempio! La struttura, che non sarà mai completata, grazie anche ad un procedimento penale (che vede tutti assolti e che nulla stabilisce circa le sorti dell’eco-mostro), è ancora lì a deturpare un

paesaggio incantato che ora è, per decisione del Parco medesimo, riserva integrale.

Se l’idea di costruire un deposito di attrezzi agricoli nel bel mezzo di un’ampia vallata era folle, ancora più sconsiderata è l’inerzia del comune di Petina che ospita nel suo territorio uno scheletro abbandonato, fatiscente al punto di deturpare anche l’aria.

L’itinerario degli ecomostri
L’itinerario degli ecomostri

Le  situazioni  di  forte  degrado  evidenziate,  rappresentano  soltanto  un  frammento  delle numerosissime sofferenze ambientali e paesaggistiche cui è sottoposto un patrimonio che ha un valore così pregevole da ricevere ambiti riconoscimenti internazionali dall’Unesco. L’incuria ha raggiunto punte di tale gravità che, insieme alle inerzie delle Istituzioni e degli organi deputati all’attività di controllo, fa sorgere il quesito: quello del Cilento e Vallo di Diano , è degno di essere chiamato Parco naturale?

La domanda è impegnativa e di non facile soluzione.

È tuttavia intenzione del Codacons sottoporre il quesito, e quindi il presente documento, all’attenzione delle competenti Autorità. Prime fra tutte la Commissione dell’Unione Europea, le Autorità inquirenti, il Prefetto, il Ministero dell’Ambiente, l’Ente Parco, la Soprintendenza per i Beni Culturali e per il Paesaggio,

Organi, questi, già destinatari degli esposti, delle denunce, delle querele, delle diffide e delle azioni giudiziarie che il Codacons ha svolto nel corso degli anni.

La domanda non potrà non investire anche l’UNESCO, sezione Italia, affinché i responsabili facciano –responsabilmente- le opportune riflessioni sulla sussistenza delle condizioni che hanno portato al riconoscimento degli status già assegnati al Cilento.

 

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