Cronaca

Duplice omicidio di Fratte: «non siamo i killer» si difendono i 3 imputati

SALERNO. «Non siamo i killer di Fratte», il grido disperato dei tre imputati per il duplice omicidio di Antonio Procida ed Angelo Rinaldi. Davanti ai giudici della Corte d’assise di Salerno Matteo Vaccaro, Guido Vaccaro e Roberto Esposito sono stati sottoposti ad interrogatorio.

«Il mio telefonino, il pc, casa mia sono stati rivoltati da cima a fondo e non è stato trovato nulla. Mi chiedo se siano stati fatti accertamenti sui telefoni delle due vittime in modo da capire i loro contatti. Persino in carcere mi è stato detto questo» ha dichiarato in occasione Matteo Vaccaro, avanzando quindi la possibilità di un’altra pista.

Per sostenere la sua innocenza Vaccaro ha anche ribadito di aver avuto in passato un confronto con Procida e di averlo schiaffeggiato, ma nulla di più. Dopo la discussione con una delle vittime si incontrò, secondo la ricostruzione fornita, con il figlio Guido e con Roberto Esposito nei pressi di un bar.

In quell’occasione a quanto pare Esposito si offrì di parlare con Procida. Proposta che, secondo quanto dichiara Vaccaro, fu rifiutata: «lo rassicurai dicendo che non era nulla di grave e che non c’era nessun problema quando Esposito mi disse che poteva parlare con il Procida»

Nel lasso di tempo in cui fu commesso l’omicidio lui si trovava in una stradina e che «c’è una ripresa della telecamera che si trova sulla rotatoria dopo Cappella – ha continuato a difendersi Vaccaro – Ma strano che non sono stato ripreso anche al contrario. In un minuto e una manciata di secondi, secondo le accuse, avrei commesso un omicidio e ritornato a casa. Oppure mandato mio figlio a commettere un delitto. Lui che aveva un futuro assicurato con il suo bar».

Guido Vaccaro e Roberto Esposito hanno confessato che, in effetti, avevano visitato Procida. Solo parole però, nulla che possa far pensare ad un’aggressione né ad un omicidio: «non lo trovammo – hanno spiegato – e così dissi a Salvatore Procida di riferire ad Antonio che l’avevo cercato».

Alla domanda sul perché si era lasciato coinvolgere nella vicenda Esposito ha risposto che «con i Rinaldi mi sono sempre rispettato e stimato. Siamo della stessa zona e ci conosciamo. Io non sono responsabile di questo duplice omicidio, non c’entro niente».

Anche per lui le riprese delle telecamere sono prova della sua innocenza, in quanto l’avevano tracciato mentre parcheggiava l’auto davanti al tabacchino e, dalle 16.00 di quella giornata, non lo vede più, proprio l’orario durante il quale fu commesso l’omicidio.

«Perché non si controllano le celle che hanno agganciato il mio cellulare? Lo ripeto non sono io il killer di Fratte».

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio