Cronaca

Eboli, un pozzo di Terra Orti è inquinato da agenti cancerogeni: il Comune ne ordina la chiusura

Un pozzo utilizzato dalla società agricola Terra Orti è inquinato. Il Comune di Eboli, sentita l’Arpac, ha ordinato l’immediato divieto di utilizzo dell’acqua proveniente da quel pozzo alla Società Cooperativa Consorzio Terra Orti di Eboli.

Secondo le analisi dell’Arpac, infatti, all’nterno del pozzo del Consorzio Terra Orti di Eboli ci sono valori superiori alla soglia limite di tricloroetilene e tetracloroetilene.

Terra Orti: un pozzo è inquinato

Il Comune di Eboli ha emanato l’ordinanza numero 217. firmata dal sindaco Massimo Cariello e dal responsabile di area Cosimo Polito, per ordinare ad Alfonso Esposito, rappresentate legale di Terra Orti, il divieto di utilizzo a qualsiasi scopo dell’acqua emunta dal pozzo denominato “SEl13 – Pozzo Consorzio Terra Orti”.

L’ordinanza del Comune di Eboli

Inoltre, il consorzio dovrà porre in essere ogni possibile azione utile al rientro dei parametri fissati dalla legge e dovrà, soprattutto, garantire l’apposizione di cartelloni per informare del divieto di utilizzo delle acque del pozzo a tutto il personale dipendente.

L’atto, per conoscenza, è stato inviato anche alla giunta regionale della Campania, alla Provincia di Salerno, all’Arpac, all’Asl ed alla Polizia locale.


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Cos’è il tricloroetilene?

Il tricloroetilene è un alogenuro alchilico conosciuto anche come trielina ed è un solvente chimico che viene utilizzato per molti composti organici.

A cosa serve il tricloroetilene

Negli ultimi venti anni, il tricloroetilene è stato utilizzato principalmente per l’estrazione di oli vegetali da pianti come soia, cocco e e parla. Però ha anche usi industriali, nell’industria alimentare: serve infatti per la decaffreinazione del caffè e l’estrazione di essenze. Un ulteriore uso della trielina è quello di solvente per il lavaggio a secco, che però poi è stato sostituito dal tetracloroetilene negli anni cinquanta.

Quali sono i rischi per la salute

La trielina viene assorbita di solito nel tratto gastrointestinale e, attraverso il circolo sanguigno, raggiunge i tessuti e si concentra soprattutto nel fegato, nei reni, nei tessuti adiposi e nel sistema nervoso centrare: l’eliminazione di questa sostanza avviene attraverso l’aria espirata o le urine.

Tricloroetilene, probabile cancerogeno

Secondo la classificazione IARC, il tricloroetilene è un probabile cancerogeno inserito quindi nel gruppo 2A. Alcuni suoi metaboliti sono genotossici e probabilmente cancerogeni per l’uomo.

Come si entra in contatto con il tricloroetilene

La trielina viene emessa nell’atmosfera da effluenti delle industrie che si occupano di sgrassare i metalli, però può anche contaminare le acqua profonde e, a volte, quelle superficiali a causa degli scarichi industriali. In ogni caso, la principale fonte di esposizione per l’uomo è l’inalazione di aria contaminata.


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C0s’è il tetracloroetilene?

Il tetracloetilene, noto anche come percloetilene (PCE), è un solvente organico clorurato, la cui molecola è composta da due atomi di carbonio e quattro di cloro (C2Cl4). Si tratta di un liquido con odore di etere, incolore, volatile e praticamente ininfiammabile, resistente all’azione della luce solare diffusa, all’aria e all’umidità.

L’alto peso specifico e la bassa viscosità che lo caratterizzano gli consentono di penetrare facilmente nel sottosuolo e, quindi, di propagarsi per dispersione idrodinamica nelle falde porose. I processi di trasformazione chimica di questa sostanza nell’acqua si svolgono molto lentamente, pertanto una volta raggiunta la falda freatica, il tetracloroetilene si deposita sul fondo e, poiché ha una scarsa idrosolubilità, anche una piccola quantità può costituire una sorta di riserva inquinante. Ha, inoltre, la proprietà di sciogliere altre sostanze senza subire trasformazioni e di mescolarsi con la maggior parte dei solventi organici, nonché grassi, oli, resine ecc..

Il tetracoloroetilene viene utilizzato come solvente nelle lavanderie a secco, ma anche nell’industria chimica e farmaceutica, nonché per lo sgrassaggio dei metalli e per uso domestico. Il suo largo impiego in molti processi produttivi ha, come conseguenza, un nocivo impatto ambientale, soprattutto a causa degli scarichi industriali. Tracce di PCE possono essere riscontrate nell’acqua, negli organismi acquatici, nell’aria e nei tessuti umani. Tra gli alimenti si trova principalmente nei frutti di mare, nel burro e negli alimenti ricchi di grasso. La maggior parte del tetracloroetilene utilizzato (75/85%) si volatilizza rapidamente nell’aria a partire dalle acque di superficie. L’esposizione all’inalazione dei vapori si verifica soprattutto in ambito professionale.

La trielina

Il tetracloroetilene, come anche il tricloroetilene, quest’ultimo noto anche come trielina, vengono rapidamente e completamente assorbiti attraverso il tratto gastrointestinale, sedimentandosi soprattutto nel fegato, rene, sistema nervoso centrale e nei tessuti adiposi. Le alte concentrazioni di tetracoloroetilene causano depressione del sistema nervoso centrale, mentre concentrazioni più basse danneggiano il fegato e i reni.

L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il tetracloroetilene nel gruppo 2A (probabile cancerogeno per l’uomo) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne ha stabilito un valore guida di 40µ/l . La Direttiva 1999/45/CE definisce il PCE tossico per l’ambiente e “sostanza preoccupante per l’uomo in virtù degli effetti cancerogeni possibili”. La legge italiana considera “pericolosi” i rifiuti contenenti tetracloroetilene e ne vieta lo smaltimento nelle fognature.

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