Cronaca

Eboli, schiavismo e primarie del Pd: 13 a processo

EBOLI. La schiavitù non è mai finita. Neanche in Occidente. Qui da noi è attualmente configurata come Caporalato, ma il senso è quello. La moderna schiavitù pone gli individui non solo in condizioni igienico sanitarie deprecabili (cosa che, per assurdo, quando lo schiavismo era legale non era frequente perché la persona-oggetto aveva un valore) e in condizioni di lavoro massacrante ma addirittura diventano, per un perverso gioco sui moderni diritti della persona, pedine per muovere i fili delle elezioni politiche.

È il caso di Giuseppe Mazzini, ex responsabile dell’ufficio Anagrafe del Comune di Eboli, attualmente accusato di corruzione e concorso esterno in associazione a delinquere. Il responsabile infedele, come rivela La Città, avrebbe fornito documenti falsi per rendere legale la permanenza in Italia di persone dell’est europeo, nello specifico romeni. Sono tredici le persone – tra romeni ed ebolitani – che sono incappate nelle maglie della giustizia.

Un business che contava su caporali ed elementi cardine del sistema comunale per rendere legali i movimenti dell’organizzazione. Trasportati in Italia illegalmente, i romeni venivano subito gettati in “abitazioni di fortuna” arrangiate in un campeggio, lesivi della dignità umana e prive delle più elementari regole di igiene. Ammassati in ambienti angusti, privi di finestre, senza acqua calda, su giacigli lerci e sfruttati come bestie da soma, gli immigrati diventavano residenti con un gioco burocratico e, soprattutto, acquisivano il diritto di voto. Avrebbero votato alle primarie indette dal PD nel 2013 e nel 2014 per l’elezione dei segretari nazionale e regionale. Nell’inchiesta si annovera persino il reato di ricettazione di gasolio agricolo.

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