Inchiesta

Esclusivo | Dossier Mangiacapra: le chat, le foto, le conversazioni, i preti e tutti i dettagli

La sensazione è che la bomba non sia ancora esplosa del tutto. Fino ad oggi, il cosiddetto Dossier Mangiacapra ha causato un paio di sospensioni di preti in Basilicata, improvvisi trasferimenti in Sicilia, dimissioni in Campania e centinaia di lettere inviate alle più alte cariche ecclesiastiche, fino a giungere in Vaticano.

La realtà è che il dossier dell’avvocato campano Francesco Mangiacapra sta creando un autentico terremoto nella chiesa italiana, in particolare al Sud. Lo scandalo riguarda orge, festini gay, incontri omosessuali a cui hanno preso parte preti, seminaristi e gigolo.


Il Dossier Mangiacapra

Il Dossier Mangiacapra è composto da 1300 pagine in cui sono riportati nomi e cognomi e prove inequivocabili che incastrerebbero oltre cinquanta preti, sacerdoti e seminaristi gay del Sud.

Ma dove si vivono questi preti e a quali parrocchie appartengono? Senza rivelarne l’identità (i nomi sono noti solo alle alte cariche ecclesiastiche e, per ovvie ragioni, sono secretati), appartengono alla Campania, Basilicata Calabria e Sicilia.



I preti gay del Dossier Mangiacapra

Il materiale raccolto nel dossier interessa ecclesiastici di più diocesi. E non solo campane. Volendo fare una ripartizione per ambito territoriale, si desume che dei sacerdoti indicati:

  • 1 appartiene alla diocesi di Acerra
  • 1 alla diocesi di Acireale
  • 2 appartengono alla diocesi di Amalfi-Cava
  • 2 alla diocesi di Aversa
  • 2 alla diocesi di Bari
  • 1 alla diocesi di Catania
  • 1 alla diocesi di Ischia
  • 2 alla diocesi di Cosenza-Bisignano
  • 1 alla diocesi di Isernia
  • 1 alla diocesi di Manfredonia-San Giovanni Rotondo
  • 1 alla diocesi di Messina
  • 1 alla diocesi di Molfetta
  • 2 alla diocesi di Napoli
  • 1 alla diocesi di Nardò-Gallipoli
  • 2 alla diocesi di Nocera-Sarno
  • 1 alla diocesi di Noto
  • 1 alla diocesi di Oppido Mamertina
  • 1 alla diocesi di Piazza Armerina
  • 1 alla diocesi di Pozzuoli
  • 1 alla diocesi di Palermo
  • 3 alla diocesi di Roma
  • 2 alla diocesi di Salerno
  • 1 alla diocesi di Teano-Calvi
  • 7 alla diocesi di Teggiano-Policastro
  • 1 alla diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
  • 4 alla diocesi di Tursi-Lagonegro
  • 1 alla diocesi di Tricarico
  • 1 alla diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado
  • 1 dell’Ordinariato Militare

Di questi 42 sono diocesani, 7 appartengono a istituti religiosi mentre i seminaristi sono in tutto 9.


Festini gay ed incontri hot tra preti

Tra conversazioni hot, video e foto di parti intime, proposte di incontri a tre e scambi di battute, tremano diverse diocesi, quelle contenute nel dossier che Francesco Mangiacapra. Nel dossier oltre mille screenshot di chat su Facebook, Whatsapp, Telegram e immagini prese da Grindr, il social network utilizzato per incontri gay, raccolte negli ultimi mesi da Mangiacapra o da alcune sue fonti che hanno avuto a che fare con quella che definisce “una lobby gay” all’interno della Chiesa.

Il tutto allegato a un elenco di oltre 50 tra preti, appartenenti a ordini religiosi e seminaristi, che secondo Mangiacapra portano avanti una vita sessualmente dissoluta. Non solo le chat erotiche, ma anche sesso a pagamento, frequentazioni di locali per omosessuali, incontri di gruppo, a volte in canonica.



C’è per esempio monsignor F. (riportiamo solo le iniziali per proteggere la privacy delle persone citate nel dossier) che, secondo quanto si legge nel documento, si spaccia per un facoltoso diplomatico, viaggia con un autista privato e incontra ragazzi gay conosciuti in chat proponendo contratti di lavoro come autista o ricaricando la loro carta Postepay. Oppure don M., parroco di un paesino della Basilicata, che ha diversi profili su Grindr e il sabato sera sale in auto per raggiungere la Calabria, dove frequenta discoteche gay ubriacandosi e facendo sesso anche non protetto con sconosciuti.

Ne esce l’immagine di una Chiesa dalla doppia morale. Quella predicata, che vede il sesso come un peccato e l’omosessualità da bandire. E quella della vita vissuta da diversi suoi ministri, con il sesso come abitudine quasi quotidiana. Da condividere spesso con altri uomini di Chiesa. E i social network a fare da occasioni di incontro, prima virtuali e poi reali. A volte senza prendere nemmeno troppe informazioni sull’identità dell’interlocutore, visto che bastano poche battute per passare dal “grazie” per l’amicizia concessa su Facebook al “cosa mi fai vedere?”. E poi via con le foto o il collegamento video in diretta grazie alla cam. Magari per masturbarsi insieme, come in una chat in cui R., un seminarista che vive a Roma, si riprende sdraiato a letto. E sullo sfondo ha un comò con sopra una croce e una statua della Madonna.

Ecco alcuni dialoghi, scelti tra i meno spinti.


Le chat erotiche tra preti

Lo stesso Mangiacapra è online con don M.

Mangiacapra: Un prete bono davanti a te seduto. Vicino a quello di colore.

Don M.: Ah ce ne stavano un paio. Uno mi guardava parecchio.

M.: E sì un paio. Davvero? Chi era?

Don M.: Era davanti a me un attimo a destra.

M.: Booo. Quello vicino al nero sta su fb (…)

Don M.: Lui mi ha fatto occhiolino al segno di pace.

M.: Mmmmmmm. Bono.


Il tempo per una chat spesso si trova anche nei momenti di meditazione e preghiera. Come nel caso di M., che frequenta un seminario in Puglia, e di un ragazzo iscritto in un altro seminario.

Altro seminarista: E la sega? Quando la facciamo?

M.: Ora sono agli esercizi spirituali.

A.: E beh.

M.: Non posso.

A.: E quando?

M.: Poi vediamo un po’.


Oppure ecco il dialogo subito dopo uno scambio di foto tra don G., parroco in provincia di Matera che secondo il dossier ha la passione per i festini, e un seminarista della zona con cui aveva una relazione.

Don G. (dopo avere inviato una foto): Visto che bel regalo?

Seminarista: Il più bello. Mmmmm.

Don G.: Ci vorrebbe dal vivo.

S.: Ci vorrebbe proprio.

Don G.: Eh, se fossi solo. Ma un altro po’ di pazienza. Poi io avrò la stanza ai piani superiori, quindi puoi venire quando vuoi.

S.: Mmmmmmm. Siiiii.

Don G.: Per oggi non so come fare. Se vieni all’incontro col vescovo…

S.: Ma so’ agli esercizi.

Incontri
a tre

A volte don G. organizza incontri di gruppo. “Ho delle novità – dice al seminarista in una chat riportata nel dossier –. Giovedì pomeriggio te ne vieni con me per un’ordinazione diaconale e poi ce ne andiamo da amico prete cazzuto e porco lì vicino. E rientriamo la mattina in ora per la messa”.


Ed eccolo in un’altra conversazione.

Don G.: L’ultima volta davi segnali di piacere… mi facevi impazzire.

S.: Siiiiii.

Don G.: V. voleva scopare lunedì. Ma io sono impegnato.

S.: Lunedì. E dai rimanda.

Don G.: C’è festa in oratorio.

C’è anche spazio per dare qualche consiglio su come evitare che le tresche vengano scoperte, come quando don G. avverte: “So che in quella diocesi ci sono alcuni preti ‘pericolosi’, cioè che si sa in giro che scopano e sono ricchioni. Bisogna essere sempre prudenti”.

Di sesso si parla tra una funzione religiosa e l’altra. Don C., parroco in un paese di meno di 2000 abitanti in Calabria, è in chat con un seminarista.

Don C.: Tu hai Skype?

Seminarista: Sì.

Don C.: Se vuoi ci facciamo sega in cam che poi devo scappare che ho un funerale.

S.: Adesso?

Don C.: Sì tra 5 minuti.

S.: Ok.



Padre E. è frate cappuccino in un convento in Puglia. La chat con l’interlocutore che si presenta come sacerdote di una piccola Chiesa ortodossa era iniziata con la curiosità su cosa ci sia sotto il saio del frate. Quando il prete ortodosso invia una sua foto con pene in erezione, padre E. chiede: “Quando?”.

Altro: Stamattina.

Padre E.: Intendevo quando posso scoparti.

A.: Vieni al mio paese?

Padre E.: Potrei oppure vieni tu. (…) Vieni facciamo a tre ti va?

A.: Dove scopi?

Padre E.: Abbiamo una struttura privata.

A.: Dove?

Padre E.: Un eremo nella foresta.

A.: Ah ok. Scopi pure nel convento?

Padre E.: Se non c’è nessuno. Tu sei passivo?

A.: V (versatile, ndr).

Padre E.: Ti andrebbe a tre?

A.: Certo. Chi sarebbe il terzo? Hai foto?

Padre E.: Un altro frate.

A.: Lui è passivo?

Padre E.: Vers (versatile, ndr). Ma lo vuole soprattutto.


Don A. è parroco vicino a Urbino. Anche lui non disdegna le conversazioni in chat, come in questa con un seminarista.

Don A.: Vieni a trovarmi.

Seminarista: Dove?

Don A.: Da me.

S.: E che facciamo?

Don A.: Preghiamo un po’.

S.: Sì?

Don A.: Non vuoi?

S.: Solo pregare?

Don A.: No.

S.: Poi?

Don A.: Si vedrà

S.: Cioè?

Don A.: Quello che ti va. Tutto.

E come nelle migliori chat erotiche non mancano i giochi di parole, le allusioni. Come quelle di Don F., responsabile di una parrocchia nell’arcidiocesi di Salerno, che stuzzica il suo interlocutore: “Un bicchiere di vino, magari qualcosa di dolce”.

Altro: Una banana magari o no?

Don F.: Un babbà.

A.: Con crema bianca.


Chi è Francesco Mangiacapra?

Francesco Mangiacapra, napoletano, laurea in Giurisprudenza, è il più quotato escort gay d’Italia e ha deciso di raccontare la sua storia insieme a Mario Gelardi nel libro “Il numero uno, confessioni di un marchettaro”, Iacobelli editore. Si tratta di una lunga confessione nella quale viene fuori lo spaccato di un numero spropositato di uomini insospettabili che si rivolgono a Mangiacapra e uno dei capitoli più scottanti del libro è proprio quello che riguarda i preti gay.

Rispetto al dossier che evidentemente rappresenta una brutta pagina per la Chiesa Cattolica Italiana, l’avvocato Mangiacapra ha precisato “Non è un gesto che va contro la Chiesa cattolica, anzi, è paradossalmente a suo favore. Il mio libro ed il contenuto del file che ho consegnato a Napoli vogliono portare alla luce delle realtà palesemente in contrasto agli obblighi che impone l’abito talare”.


Le chat del dossier Mangiacapra

Attendi il caricamento delle immagini in gallery

[envira-gallery id=”170362″]

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio