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Esplosione nella Grande Mela, le testimonianze di Domenico e Arsenio

Stando a quanto riporta il quotidiano “OndaNews”, nel quartiere Chelsea alle 20,30 di sera (2,30 italiane) una forte esplosione a New York sconvolge la vita dei residenti statunitensi. Tra 23esima strada e la sesta Avenue era nascosto l’ordigno che ha causato almeno 29 feriti (dei quali uno è in gravi condizioni). Abita proprio nel cuore della Grande Mela, Arsenio Marco Amabile, un 51 enne di Sant’Arsenio direttore del “Kiton”, un grande atelier di Manhattan sulla 55esima strada che fa largo alla famosa Fifty Avenue, proprio dove è avvenuta l’ingente esplosione.

«Il mio primo pensiero è andato a mamma Angela ed al mio papà Antonio che vivono a Sant’Arsenio – si evince dalla dichiarazione di MarcoA loro, infatti, ho subito telefonato per rassicurali sul mio stato di salute. Per fortuna, dal passaparola che è immediatamente intercorso tra noi italiani, sembra che nessuno dei nostri compaesani del Vallo di Diano sia stato coinvolto nell’esplosione, ma comunque si è trattato di un gesto gravissimo, che ci preoccupa un po’. E’ normale che quando succedono queste cose tutti abbiamo un po’ di paura. Quello che conta, comunque, è che tutti noi stiamo bene. Qui c’è un sistema di vigilanza molto forte e tutti noi cittadini che viviamo a New York ci sentiamo alquanto protetti”.“Ero a cena con la mia compagna al momento dell’esplosione. All’interno del ristorante la deflagrazione non è stata avvertita, però la voce si è sparsa immediatamente, generando una legittima preoccupazione tra tutti noi».

Si trovava a Manhattan anche Domenico Priore di Polla, che da qualche giorno aveva fatto visita alla Grande Mela per visitare dei parenti: «In questi giorni sono stato a Chelsea, il quartiere di Manhattan dove è avvenuta l’esplosione, ma non ieri, fortunatamente – dichiara Domenico Lì c’è la bella High Line, una vecchia linea della metro trasformata in parco urbano e il mercato coperto, frequentatissimi da turisti e residenti. All’alba di questo nuovo episodio, noto che tra gli amici e parenti che vivono qui trapela ormai del fatalismo, quasi una sorta di rassegnazione di fronte alla catena di attentati che con ferocia casualità si susseguono dal tragico 11 settembre 2001. Fatalismo accentuato, oltretutto, dopo i recenti attentati in Europa».

«C’è grande dispiacere per i feriti e loro famiglie – si evince dalla conclusioni di Domenico – ma mi sembra di notare a tratti una pericolosa assuefazione a simili episodi, come se ormai fossimo quasi ‘vaccinati’ e queste notizie, seppur tragiche e gravi, non suscitino più il giusto livello di rabbia o preoccupazione che l’eccezionalità di simili eventi richiederebbe».

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