Inchiesta

Ex pastificio Amato, l’ecomostro dimenticato/L’INCHIESTA

SALERNO. È il lontano 1958 quando a Salerno sorge, nell’attuale zona orientale, l’impero dell’Antonio Amato&C.Molini e pastifici, un’azienda italiana che si occupa della produzione di pasta e sughi pronti.

La vera storia del pastificio Amato, però, ha inizio circa 80 anni prima, nel 1868, quando la famiglia Amato rileva l’impianto di produzione Rinaldo, poi trasformato in Rinaldo e Amato, per poi essere assorbito dalla società Antonio Amato& C.Molini e pastifici Spa. La sede del pastificio sorge nella zona periferica della città.

Dopo un tentativo di acquisto fallito da parte dell’imprenditore piemontese Umberto Agnelli, l’Amato diviene uno dei maggiori pastifici d’Italia con esportazioni in tutto il mondo, come Europa, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, solo per citarne alcuni.

La crisi

Un primo stop alla produzione arriva nel 2009 quando la famiglia Amato inizia a subire il peso della crisi economica. Per circa 140 dipendenti scatta la cassa integrazione. E questo è il primo cedimento del pastificio salernitano.

Nel gennaio 2010 l’Amato inizia la trattativa per cedere l’azienda all’imprenditore siciliano Giovanni Giudice, dopo il fallimento delle trattative con Garofalo e Colussi.

I debiti

Nel mese di febbraio, l’azienda ha crediti non pagati per oltre 1.600.000 e la società dichiara fallimento. E da qui inizia la vicenda giudiziaria della famiglia Amato, in seguito ad un’inchiesta per frode della Procura di Salerno per una vicenda legata ad un giro di assegni messi in circolazione dopo la messa in liquidazione della vecchia società.

Il 20 luglio 2011 il pastificio Amato fallisce. A seguito del crack vengono iscritte nel registro degli indagati 12 persone, con l’accusa di bancarotta fraudolente. Tra gli indagati ci sono: il presidente Antonio Amato e i suoi figli e l’ex parlamentare Paolo Del Mese. Nel giugno 2012 la Guardia di Finanza emette altre 5 ordinanze di custodia cautelare per reati fallimentari a carico di alcuni politici e amministratori della società.

La gestione Di Martino

Nel mese di gennaio del 2012 la Dicado Srl prende in gestione il pastificio Amato la cui pasta torna sul mercato nel mese di ottobre. Alla fine dello stesso mese la pasta Antonio Amato viene presentata nello stand della famiglia Di Martino che diviene il proprietario del pastificio il 18 maggio 2014.

La struttura di via Picenza

Punto centrale dell’inchiesta è l’ex struttura del pastificio Amato, quella di via Picenza, dopo il trasferimento nel 1958. La struttura, nell’arco di poco tempo, viene ribattezzata l’ecomostro della zona Orientale. In questa sede, almeno fino al periodo della crisi, il pastificio vive i tempi del suo massimo splendore.

Di quella sede ora non è rimasta che una struttura fatiscente, circondata dal degrado. Nel 2009 si inizia a parlare di riqualifica dell’area, con un progetto a firma dell’architetto francese Jean Nouvel.
Nello specifico, si prevedeva di demolire la struttura e dare successivamente il via alla costruzione di un’area verde, destinata sia a pubblici che a privati, appartamenti ed esercizi commerciali. Si vocifera di voler costruire un centro commerciale.

Da allora ne sono passati di anni e del progetto non se ne parla più, finito nel dimenticato, nonostante il forte interesse dell’allora sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca e della sua giunta.

Anche a causa delle vicende giudiziarie, dunque, il progetto, tanto ambizioso quanto di improbabile realizzazione, del francese Nouvel va via via scemando, fino ad essere completamente abbandonato.

E così, percorrendo via Picenza non si nota altro che una struttura al limite del degrado, con un cancello facilmente scavalcabile, rifiuti e un progetto ormai ricoperto da graffiti. Negli anni, passati, inoltre, la struttura accoglieva senzatetto che cercavano riparo, soprattutto nel periodo invernale, dalla pioggia e dal vento.

Proprio in questi giorni l’Amato è tornata alla ribalta per il nuovo look della pasta che richiama le ceramiche vietresi. E, mentre la famiglia Di Martino si prepara ad investire nuovamente sul pastificio, reinserendo alcuni operai cassintegrati e nuovi prodotti sul mercato, dell’ex struttura non resta che un cumulo di macerie, un ecomostro in piena zona Orientale. E, ora, il progetto dell’architetto Nouvel non è altro che un ricordo lontano, anni luce!

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