EconomiaInchiestaL'intervista

Ex tabacchificio Farina: un nuovo progetto in attesa di risposte/FOTO

BATTIPAGLIA. Riflettori di nuovo puntati su uno dei centri nevralgici della città di Battipaglia.

Si torna a parlare dell’ex tabacchificio Farina e del suo futuro ancora incerto.

Tanti i progetti rincorsi negli ultimi 20 anni, ma nessun risultato concreto.

Dopo l’ultimo tentativo di acquisto (mai portato a termine) da parte di un privato che voleva trasformare uno degli edifici storici della città – ricordo di un’economia florida, che ha regalato a Battipaglia il titolo di città più importante della Piana del Sele – in un centro della mozzarella.

Un’idea non lontana da ciò comprende la cultura e la tradizione battipagliese.

Questo, come già detto, è solo l’ultimo dei tanti progetti presentati per recuperare e/o trasformare il complesso.

Ma alcuni di questi sono stati interrotti dal vincolo imposto dalla Soprintendenza.

Il vincolo della Soprintendenza

A seguito dell’articolo pubblicato su La Città, in cui il vincolo imposto dalla Soprintendenza risultava fra le cause di rallentamento nel concretizzare la sorte dell’ex tabacchificio, interviene l’architetto Maria Rosaria Di Filippo di Battipaglia.

«Io sono d’accordo con la Soprintendenza – spiega l’architetto – questo vincolo, secondo me, tiene perfettamente in considerazione quella che è la storicità del bene. E’ fondamentale che conservi l’impianto originario.
La Soprintendenza non recupera il bene, ma pone il vincolo per far capire che quello è un bene che va tutelato.
Sta alle amministrazioni e a chi governa, capire l’importanza del bene e fare un progetto che sia rispettoso di questa storicità».

L’architetto Di Filippo è impegnata nello studio e nel recupero di tutti gli i tabacchifici presenti nella Piana del Sele. In questi anni, si sta occupando dell’ex tabacchificio Farina di via Rosa Jemma.

Già due anni fa, con l’associazione Pro.po.City, vinse un bando della Regione Campania per mettere in atto un progetto di animazione di tutti i tabacchifici, terminato nell’ottobre del 2013.

Successivamente, da sola si è occupata, in accordo con il Comune, della richiesta di finanziamento per il recupero di un essiccatoio del tabacchificio Farina di Battipaglia.

Il progetto non venne finanziato perché arrivò 30esimo in graduatoria. La Regione finanziava solo i primi 16.

«Però, questo ha dimostrato come, di fronte a progetti importanti come la Reggia di Caserta, l’area archeologica di Paestum, quella di Portici, ecc., un solo essiccatoio del tabacchificio Farina di Battipaglia si sia classificato in buona posizione nonostante la particolare situazione politica della città», fa notare l’architetto.

Ora, la Di Filippo collabora con il Comune per richiedere un nuovo finanziamento di 250 mila euro, che riguarderà la struttura nervata; la parte interessata dal vincolo della Soprintendenza.

Il progetto

“Agricoltura & Food. Mostra espositiva – didattica sul cibo”  è il titolo del progetto presentato al Bando Itinerari dal Rup (Responsabile Unico del Procedimento), l’architetto Angelo Mirra, dall’architetto Maria Rosaria Di Filippo che lo ha coadiuvato, e con la collaborazione dell’ingegnere Carmine Andrea Rago e degli architetti Antonio Buonaurio e Rino Taiani.

In cosa consiste il progetto sulla struttura nervata presentato per il bando?

«Con l’ultimo bando a cui abbiamo partecipato vogliamo realizzare un polo fieristico – congressuale con un’area adibita a sala convegni con circa 500 posti a sedere, un’area espositiva – fieristica e un’area di accoglienza con uffici di informazione,  servizi, ecc – e continua in merito – nel progetto complessivo di recupero di tutta l’area del tabacchificio la mia idea comprende anche un polo di ristorazione (sul genere dell’Eataly) un polo di ricerca, e anche un auditorium».

Per quanto riguarda il polo di ricerca, chiarisce: «una delle ipotesi previste anche dalla vecchia amministrazione era quello di realizzare un centro di ricerca sulla biogenetica per tendenzialmente eliminare dalle acque superficiali di falda l’inquinamento da pesticidi e anticrittogamici largamente utilizzati in agricoltura nella Piana del Sele ».

Si è parlato anche di polo agroalimentare. Un’idea proposta dai commissari. Di cosa si tratta e cosa s’intende fare?

«Il tabacchificio, di per sé, è legato all’agricoltura e all’attività manifatturiera. La vocazione produttiva di Battipaglia è storicamente legata all’agricoltura e, quindi, al cibo.
Creare un polo agroalimentare significa dotare Battipaglia di una vetrina espositiva a servizio di tutte le azienda agricole locali per portare a conoscenza di tutti i loro prodotti».

Cercare di rilanciare tutte le aziende agricole di Battipaglia e di dare forza all’economia della città.

«Esatto. Rilanciare l’economia di Battipaglia attraverso un progetto che miri a proporre, a livello nazionale e internazionale, i prodotti di Battipaglia e di tutta la Piana del Sele».

Però, la struttura nervata non è la sede di Alba Ecologia, né deli uffici dei Vigili Urbani.

«No assolutamente. Le porzioni di struttura sede degli uffici di Alba e dei Vigili, sono quelle realizzate negli anni  ’70-’80 e sono state escluse dal vincolo, e per esse la Soprintendenza prevede la demolizione senza ricostruzione».

«Sono dei volumi che andranno eliminati. La Soprintendenza dispone che il fabbricato di fronte alla struttura nervata, utilizzato in passato da Alba, sia demolito e  al suo posto prevede di ricostruire i due essiccatoi demoliti a suo tempo, da rifarsi nelle forme, nella tipologia e nei materiali simili a quelli esistenti».

«Una ricostruzione fedele all’originale perché si vuole ricompattare l’immagine di tutto il complesso».

Come ci spiega l’architetto, la struttura sembra essere molto resistente perché costruita in cemento armato e tavelloni. Pochi i lavori di ristrutturazione che richiederebbero solo le spese di riparazione della copertura  (per via di infiltrazioni di acqua) e altri danni.

«In un progetto di recupero complessivo della struttura dell’ex tabacchificio Farina prevedo la costruzione di un cinema multisala con parcheggi interrati, per un totale di 300/350 posti auto».

Considerando che si parla di un centro fieristico – congressuale, i posti auto interrati non sono del tutto sufficienti. Infatti, l’architetto Di Filippo ha proposto di includere nel progetto anche il prato abbandonato (adiacente la Statale 18) per trasformarlo in un ampio parcheggio e per recuperare spazio utile per altri stand fieristici.

I parcheggi interrati, invece, andrebbero a coprire la parte sottostante che comprende anche la piazza in cui la Stu avrebbe realizzato il centro direzionale.

Qual è il suo parere sul progetto presentato dalla Stu?

«Mi permetto di dirlo da tecnico e da battipagliese, sarebbe stata una speculazione edilizia vera è propria.
In una struttura di questo tipo, che ha una sua unità e una sua conformità, perché costruire dei grattacieli al centro di una piazza, quando potrebbe essere una bellissima piazza pedonale?».

«Il progetto della Soprintendenza è ottimo: prevede il parcheggio interrato e il recupero degli essiccatoi nei volumi che ci sono attualmente. Non dimentichiamo che sono volumi enormi. Non dobbiamo pensare di fare sempre uffici, palazzi, ecc. A parte che non hanno più mercato, ma dobbiamo realizzare spazi pubblici per la collettività, spazi aggregativi per i Battipagliesi».

Quindi, recuperare quello che già c’è e dare un nuovo volto e una nuova identità?

«Esatto. La cosa importante è dare un nuovo volto, una nuova identità e una nuova destinazione d’uso compatibile con la struttura».

«Io mi batto finché resti di destinazione pubblica. Secondo me, Battipaglia ha fame di spazi pubblici. Perché non ne ha. L’unico spazio pubblico che è stato recuperato, anche solo parzialmente, e grazie ai commissari, è quello della scuola De Amicis».

«Riguardo il tabacchificio, se si riuscisse a conservarlo in mano pubblica sarebbe l’optimum.
Per il suo recupero bisogna mirare a dei finanziamenti regionali e anche a risorse interne del Comune o ad un compartecipazione con i privati ».

Che costi si richiedono per il recupero di ogni essiccatoio?

«Ogni essiccatoio, per essere recuperato, richiede almeno 1/1,5 milioni di euro. In tutto gli essiccatoi sono 8. Poi, ci sarebbe la struttura nervata e l’area del parcheggio interrato».

Che tempi sono previsti per il progetto che riguarda la struttura nervata?

«Il progetto, che abbiamo presentato in Regione dovrebbe essere realizzato dal 1° maggio, al 31 gennaio 2016. Abbraccia, quindi, anche il periodo dell’Expo.
La mostra che ho previsto all’interno di questa struttura, è una mostra sull’agricoltura e il cibo e prevede stand interattivi dove si avrà la possibilità di conoscere i valori nutrizionali degli alimenti, come si possono cucinare, presentare ecc.»

«Noi dobbiamo sperare che il progetto piaccia in Regione. Ci sono 7 milioni a disposizione e per ogni progetto sono previsti 250 mila euro. Quindi, ne potranno usufruire forse solo in 28».

Un po’ di storia

Lei sta studiando tutte le strutture dei tabacchifici della Piana del Sele. Quali sono e dove sono ubicati?

«I tabacchifici sono tanti. Quelli più imponenti, caratteristici per dimensioni e, quindi, particolari anche dal punto di vista territoriale e urbanistico, sono il Centola di Pontecagnano (quello più grande, quello più “monumentale”); c’è il tabacchificio di Fiocche, ad Eboli, che è molto danneggiato; poco distante, c’è il tabacchificio di Borgo Carillia. Forse l’unico in buone condizione, perché tuttora utilizzato come deposito di prodotti conservieri.
Un altro ha sede a Borgo Cafasso, ed è di proprietà di un battipagliese (Caprino)».

A quando risalela costruzione dei tabacchifici?

«Queste strutture risalgono ai primi anni del ‘900. In particolare, quello di Battipaglia è stato realizzato negli anni ’20, ma fu abbattuto durante i bombardamenti del ‘43».

«Fu ricostruito dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il ’46 e il ’48, nella forma attuale, a parte le successive modifiche a partire dagli anni ’60. Gli altri, più o meno, risalgono tutti allo stesso periodo».

Quanto tempo fa sono state abbandonate queste strutture?

«Il loro abbandono è iniziato nel ’68. Proprio in questi giorni, c’è stata la ricorrenza dei moti del ’69, che interessarono anche Battipaglia.
Questi moti in città furono motivati dalla paventata chiusura dei tabacchifici e degli zuccherifici di Battipaglia. A partire da quegli anni entrarono in crisi».

«Il tabacco, è una piantagione che viene dall’America, fu messa a coltivazione in Italia dalle grandi multinazionali estere (quelle americane e quelle olandesi) che modificarono il seme del tabacco per renderlo idoneo alle coltivazioni e resistente agli agenti atmosferici»

«ln sistema è andato in crisi quando, a metà degli anni ’60, si sviluppò nelle piantagioni della Piana del Sele un batterio, che colpì le piante di tabacco e rovinò tutte le piantagioni.
Per cui, ricominciare creò dei problemi. Questo perché, nel frattempo, la manodopera era diventata più onerosa. Le multinazionali estere, per ridurre i costi dell’importazione, decisero di coltivare il tabacco nelle loro zone.
A partire dagli anni ’70 in poi, tutti i tabacchifici, questa grande risorsa economica, produttiva e sociale della Piana del Sele, entrò in crisi andando via via scomparendo».

«I tabacchifici hanno significato tantissimo per la popolazione della zona.
Erano molto radicati nel tessuto sociale ed economico locale.
Intere famiglie vivevano soprattutto di questo lavoro, che era stagionale, ma che impegnava i lavoratori per quasi 10 mesi l’anno.
Un lavoro un po’ più stabile rispetto a quello conserviero e che non richiedeva un grande investimento in macchinari o in personale specializzato.
Erano occupate per lo più le donne, pagate meno degli uomini, ma nonostante ciò, la lavorazione del tabacco favorì l’emancipazione femminile»

ECCO LE FOTO

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