Lavoro

Fallito il referendum sulle trivelle. Non raggiunto il quorum

Il quorum non è stato raggiunto: al referendum trivellazioni hanno votato solo il 30,6% degli elettori (dato parziale) e quindi la consultazione non è valida. Inutile quindi la probabile maggioranza dei Sì che uscirà dallo spoglio in corso.

Già alle 19 era chiaro come il quorum fosse un miraggio. A quell’ora aveva partecipato solo il 23,48% degli elettori. Alle 12 era a quota 8,3, una percentuale che aveva fatto sperare il fronte per il Sì che si potesse raggiungere quel 50% più uno di elettori necessari per rendere valido il voto.

Il premier Matteo Renzi ha commentato a caldo il risultato: “Il governo non si annovera tra i vincitori. I vincitori sono gli ingegneri e gli operai, lavoratori delle piattaforme”, ma “massimo rispetto per tutti gli italiani andati al voto, comunque essi abbiano votato. Chi vota non perde mai”. Poi attacca i promotori del referendum: “Ma gli sconfitti ci sono, sono quei consiglieri regionali e alcuni presidenti di regione che hanno cercato questo voto”.

L’affluenza nelle città e nelle regioni

Tra le quattro grandi città italiane, è Torino quella dove si registra l’affluenza maggiore. Nel capoluogo piemontese, alle 19 ha votato il 26,5% degli aventi diritto. Seguono Roma con il 24,56%, Milano 23,36%, Napoli 18,7%.

Con una percentuale media del 33,26% (dati sempre alle 19), la Basilicata è stata la regione italiana che ha registrato la più alta affluenza, seguita dal Veneto, con il 28,58% e poi dalla Puglia, con il 28,28%. A Matera la percentuale è del 34,20, ed è la provincia italiana che registra l’affluenza più alta in Italia, seguita da Lecce con il 33,79. A Potenza, invece la percentuale è del 32,77%.

Tutto si è giocato su un numero: 25.393.171. Erano gli elettori che dovevano andare a votare perché il referendum fosse valido. Un obiettivo che è stato raggiunto sempre più raramente nei referendum: siamo lontani da quell’87% del referendum del divorzio del 1974. Dal 1997 (con l’eccezione del 2011, per il voto sull’acqua pubblica) il quorum non è stato più raggiunto.

Su cosa si è votato

Gli elettori erano chiamati in sostanza a dire se vogliono che “quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. Si è trattato di un referendum abrogativo: in caso di vittoria del Sì (ovvero Sì alla cancellazione di una parte della legge che le proroga “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”) le concessioni per gli impianti di estrazione di gas e petrolio entro dodici miglia dalla costa non sarebbero state rinnovate. Con il fallimento del referendum (che equivale a una vittoria del No) la norma rimane in vigore così com’è, ovvero l’attività di estrazione potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento.

(Articolo tratto da La Repubblica)

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