Fattura elettronica B2B, come procede l’avvicinamento all’obbligo

Manca sempre meno alla partenza ufficiale e piena dell’obbligo di fatturazione tra privati, previsto come noto dal prossimo mese di gennaio 2019, e in questi mesi tutto il sistema è concentrato sui miglioramenti e sulle correzioni finali di un processo che dovrebbe rivoluzionare gli scambi in ambito B2B.

L’incontro sulla eFattura. Questi argomenti sono stati anche al centro dell’ultimo incontro del Forum italiano sulla Fatturazione Elettronica, un tavolo di lavoro istituito dal Ministero delle Finanze insieme all’Agenzia delle Entrate, che ha fatto il punto rispetto ad alcune questioni centrali in vista dei prossimi mesi, come gestione dell’autofattura, ruolo degli intermediari e gestione della partita Iva in regime forfettario e di vantaggio.

I punti da cui partire. Nel dibattito istituzionale si è anche discusso di temi concreti, come la tipologia di formato da utilizzare e ritenere valido (ovvero, il formato XML PA attualmente in vigore), ribadendo anche che documenti prodotti diversamente, cioè su carta o con altri formati, sono da considerarsi non emessi a norma di legge. Importante sottolineare questo aspetto per evitare ogni tipo di problema, anche se i sistemi più diffusi in Italia, come il software fatturazione elettronica Easyfatt, si basano già attualmente sul modello prescritto dalla normativa.

L’obbligo dal 1 gennaio 2019. Tra gli altri argomenti emersi dall’incontro c’è anche la conferma della centralità del ruolo e della funzione del Sistema d’Interscambio, identificato e ribadito quale strumento per emettere e ricevere le fatture elettroniche, mentre le operazioni messe in atto soggetti esteri, sia dell’Unione Europea che extra Unione, saranno assoggettate ancora all’obbligo di trasmissione dei dati fattura, a meno che la fatturazione elettronica avvenga con le regole nazionali.

Obiettivo, ridurre il Vat Gap. I propositi sono di sicuro buoni, così come positive sono le stime sugli effetti concreti di questa rivoluzione, ritenuta anche un modo per riuscire a ridurre il “famoso” Vat Gap, vale a dire la differenza che si riscontra tra il gettito atteso derivante dall’Iva e quello che in concreto viene riscosso: secondo recenti stime, questo valore è di oltre 35 miliardi di euro, pari a circa il 25,78 per cento del totale atteso, mentre il Vat gap in ambito comunitario è di circa 151 miliardi di euro, pari a circa il 12,77 per cento del totale atteso.

Le situazioni critiche. Ovviamente però non mancano delle criticità di fondo, a cominciare dal fatto che l’obbligo sia stato imposto senza che ci fosse una preventiva discussione tra le organizzazioni di categoria interessate, gli accademici, il mondo delle professioni, come lamentato dagli stessi stakeholder, che difatti hanno chiesto correttivi da attuare al piano previsto. Un esempio potrebbe essere una maggiore gradualità nell’entrata in vigore dell’obbligo e una semplificazione e riduzione dei dati richiesti, ma ci sono anche voci ancor più negative.

Per la CNA è necessaria una proroga. È il caso della CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa, che proprio in occasione del tavolo interdisciplinare ha apertamente chiesto di rinviare gli obblighi della fattura elettronica, proponendo una proroga per garantire che il sistema non arrechi problemi seri alle imprese e, in particolare, non significhi costi aggiuntivi per le piccole imprese. La soluzione, secondo l’associazione degli artigiani, sarebbe quella di far slittare di sei mesi o un anno al massimo la partenza dell’obbligo, o avviare in alternativa un periodo di sperimentazione del sistema senza sanzioni, con la possibilità di gestire fatture analogiche in caso di difficoltà di adeguamento da parte delle Pmi.

 

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