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La luce della Fede Cattolica nel libro “Liberi di ascoltare” di Felice Cerullo

In un tempo in cui la poesia non ha “mercato”, come non raramente si sente dire, dare libero sfogo alla propria personale vena poetica può comportare un rischio o più semplicemente un atto doveroso di consegnare alla collettività la propria opere e la personale interpretazione della realtà.

“Liberi di ascoltare” di Felice Cerullo

Felice Cerullo, classe 1973, napoletano ma residente a Marano di Napoli,  ha dato recentemente alle stampe la sua raccolta più recente  “Liberi di ascoltare ” (Monetti Editore).

Cerullo, come molti dei poeti esordienti del nostro tempo, non nasce verseggiatore ma cresce nella sua opera da autodidatta. Dottore in Giurisprudenza, promotore di progetti di servizi finaziari ed assicurativi, dice della sua poesia che “non è stata voluta, ma di chiamata. Avevo sempre fatto poesia per puro diletto e perchè verseggiando avevo l’occasione e l’opportunità di riflettere sul mio passato.” Con il passare del tempo,Felice Cerullo fa la piacevole scoperta che le sue poesie attirano l’attenzione di letterati e non, intellettuali e semplici appassionati.

Felice Cerullo non è nuovo alla poesia. Già nel Dicembre 2016, l’autore maranese aveva pubblicato la raccolta “Basta crederci” (Editore L’Ancora di Partenope) ed ancora prima “Frammenti di vita” (Con Ortensio Letizia, Marano di Napoli 2011). “Quando saremo soli io e te o Dio non mi chiamerà più nessuno/ tanti e tanti ti hanno cercato puntualmente di te hanno parlato”..

La poesia di “Frammenti di vita” nasce non solo da un’esigenza di esprimere una forza religiosa ma, contemporaneamente, di dare voce ai più deboli, agli emarginati, di dare alla Provincia di Napoli un’immagine che spesso non è tipica. “Napoli ha un carismo, ha dei valori che sa offrire al Mondo che solo essa può dare”. Grazie alla collaborazione ed al sostegno del  “Gruppo dei perliani“, un salotto letterario con sede presso il  Lucrezio Cafè a Possilipo a cui Felice , grazie all’intercessione della sua amica Ofelia Cimmino, fu presentato, il giovane poeta potè ricevere dalla Presidente Anna Perla i suggerimenti più preziosi affinchè la sua vena non si esaurisse e, sopratutto, non si banalizzasse.  “La comunione, il sapersi accogliere, la mancanza assoluta di invidia o di gelosia per i successi o gli insegnamenti altrui hanno sempre contraddistinto il gruppo dei perliani. Tale circolo letterario ha fatto si che la mia vena potesse affinarsi sempre di più”.

Se il lettore si chiedesse cosa muove maggiormente l’estro di Felice Cerullo, l’autore risponderebbe : “La ricerca dell’amore per cui l’uomo è destinato a vivere sia quello umano che spirituale è alla base delle mie poesie. La fede cattolica è alla base. Negli scritti si possono riscontrare liriche verso Papi,Santi, e comuni sacerdoti che hanno ispirato il poeta.. Ho conosciuto personalmente molti sacerdoti. Molti di loro hanno ricevetto anche una lettera dalla Santa Sede con la quale Papa Francesco ringraziava e benediceva loro per il suo impegno. Anche io sono il testimone vivente di come l’amore e l’impegno di un sacerdote possa mutare in positivo e far maturare una persona”.

Lettore di Leopardi e Quasimodo, l’autore trova le sue ispirazioni in Verga ed in Pirandello per la narrativa.
Di lui, il prof. Gaetano Coppola, studioso di letteratura ed autore della prefazione della raccolta “Basta crederci”, annota di come la forza poetica l’autore la ritrovi nella Fede Cattolica che è motore ed artefice delle sue emozioni e sensazioni. Molte sono le corde che toccano il poeta come la giustizia e la verità che si contrappongono, per un animo gentile come quello dell’autore, alla falsità di cui l’uomo ” si nutre, si protegge e si riveste”, come ben sottolineava Herman Hesse.

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