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Iervolino indagato per corruzione, la replica del patron della Salernitana

Arriva la replica di Danilo Iervolino alla notizia dellinchiesta che lo vede indagato per corruzione dalla Procura di Napoli. Sulle colonne de Il Riformista, il presidente della Salernitana ha chiarito la sua posizione in merito all’inchiesta “Maestrale-Carthago”, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri che da qualche settimana ha assunto la guida dell’ufficio inquirente partenopeo.

Iervolino indagato per corruzione, la replica del patron della Salernitana

Nella sua intervista, l’imprenditore di Palma Campania racconta di essere “stato costretto a vendere la società e ad andarmene. Purtroppo svolgere una attività imprenditoriale a Napoli era diventato impossibile a causa dell’attenzione che definirei “morbosa” della Procura della Repubblica nei miei confronti. Negli ultimi 5 anni il dottor Woodcock ha ‘gemmato’ una serie enorme di imputazioni, sempre dallo stesso procedimento in cui avrei corrotto il Parlamento.

Anni fa, con uno meccanismo per il quale ho sporto querela nei confronti di Woodcock, è stato abusivamente acquisito ogni dato che mi riguardasse. Sono stato intercettato per anni con cimici in casa quando ero coi miei bambini e mia moglie, in auto, in ufficio, uno stalking giudiziario. Dallo stesso procedimento se ne tira fuori un altro e così all’infinito”.

L’assunzione a Pegaso

Nel 2018 i magistrati stavano indagando Franco Cavallaro, segretario generale della Cisal, per voto di scambio. Il trojan nel suo cellulare registra un colloquio con Concetta Ferrari, all’epoca direttore generale del Ministero del lavoro, in cui rappresenta che poteva far avere al figlio, dottore di ricerca in ingegneria, un contratto presso la mia Università telematica. Cisal aveva una convenzione con l’Ateneo. Non conoscevo la madre, né il ragazzo che si presenta alla Pegaso e riceve un contratto integrativo. Ma come lui tanti altri. Emerge che Cavallaro avrebbe fatto una serie di regali alla Ferrari per ottenere un parere favorevole alla scissione del suo patronato e che gli avrebbe prodotto utilità. Cavallaro ad un certo punto chiede al professor Francesco Fimmanò, direttore scientifico della Pegaso e mio avvocato, di poter avere un appuntamento col vicecapo-gabinetto del Ministero del lavoro, la prefetta Fabia D’Andrea, per questioni inerenti il sindacato, avendo visto che entrambi sono spesso impegnati in pubblicazioni comuni anche al Cnel. Fimmanò glielo fissa aggiungendo che D’Andrea nessun potere poteva avere nella vicenda. D’Andrea, comunque, offre dei consigli.

L’anno scorso io e Fimmanò riceviamo un invito a comparire da Woodcock. Gli mandiamo una nota rappresentando che è inutile sentirci non conoscendo nulla delle vicende connesse al contratto e alla presentazione. La scorsa estate, comunque, arriva la chiusura delle indagini. Woodcock in primavera aveva fatto una richiesta cautelare ai domiciliari per Ferrari e Cavallaro e un obbligo di dimora per D’Andrea. La richiesta è stata rigettata dal gip a maggio. Il magistrato ha allora fatto appello al Riesame. Senza attendere la decisione, a luglio ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti. Il riesame è arrivato la scorsa settimana. Con un provvedimento ineccepibile lo ha dichiarato inammissibile. Guarda caso, esce la notizia della richiesta di rinvio a giudizio per un procedimento che è già su un binario morto“.

L’inchiesta partita da Catanzaro

Nasce da una costola dell’inchiesta “Maestrale-Carthago” che lo scorso maggio ha portato a un’ottantina di arresti in tutta Italia, l’indagine partenopea, durata oltre due anni, su diversi episodi di corruzione al Ministero del Lavoro nei quali sarebbero coinvolti, tra gli altri, l’imprenditore Danilo Iervolino, ex proprietario dell’università telematica Pegaso e presidente della Salernitana, il segretario generale del sindacato Cisal Francesco Cavallaro, il segretario generale del ministero del Lavoro Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, all’epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro.

Un’inchiesta, la “Maestrale-Carthago”, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri che da qualche settimana ha assunto la guida dell’ufficio inquirente partenopeo.

Tutto nasce da una serie di intercettazioni che vedono protagonisti, in particolare, il segretario generale del sindacato Cisal Francesco Cavallaro, ulteriormente sviluppate e riscontrate dalla Procura di Napoli, sulla base degli elementi raccolti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf partenopea. Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dagli inquirenti napoletani (il sostituto procuratore Henry John Woodcock e il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno) il sindacalista calabrese avrebbe chiesto e ottenuto tramite Iervolino l’assunzione alla Pegaso del figlio della Ferrari (che però non avrebbe mai lavorato all’Università) in cambio del parere favorevole del ministero del Lavoro sulla scissione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal, conservando però vantaggi economici e patrimoniali.

Per questo via libera del ministero, in precedenza negato, Cavallaro avrebbe, sempre secondo la Procura di Napoli, concesso alla funzionaria e al marito una vacanza in un resort di Tropea, in Calabria, il noleggio di una barca e di un’auto, una borsa Luis Vitton del valore di 780 euro, cravatte griffate, e anche la vendita di un’Audi Q3 a prezzo fortemente ridotto a un altro figlio della funzionaria.

Redazione L'Occhio di Salerno

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