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Il Cristo velato, il rito settennale della città di Campagna

CAMPAGNA. La Chiesa di San Bartolomeo custodisce uno dei riti più affascinanti e unici nella sua cerimonia, il Cristo velato una rappresentazione di Gesù in croce vestito di colore rosso è portato in processione ogni sette anni il 14 Settembre.

La storia e la leggenda del Cristo velato

Ci sono diverse versioni che raccontano la storia del Cristo velato, chiamato anche testa nera, una delle tante racconta  tutto ha inizio nel 1236 quando un eremita tale Giorgio Iorio, di Eboli, nel mese di Giugno si ritirò in una caverna dei Monti Alburni in preghiera, per meditare sulla figura di Gesù, nonostante la sua scarsa conoscenza dell’arte scultorea, intagliò in un tronco la testa del Cristo morto.

Il 17 febbraio 1369 alcuni briganti giunsero nella terra Campagnese, pare che fossero abitanti di Postiglione, cercavano la testa scolpita da Iorio, non riuscendo a trovarla decapitarono il crocifisso che era in chiesa che i padri domenicani avevano commissionato a un certo Poro nell’anno 1366, si dice che la testa fu nascosta sotto il convento di San Francesco a Eboli.

Il popolo di Campagna cercò in ogni modo di scolpire una testa da appoggiare al crocefisso ma pare che nessuna fosse adatta. Nel 1387 un certo fra Luigi si ricorda della testa scolpita dall’eremita Giorgio Iorio, la prese e la poggiò sul crocefisso, nello stupore generale, la testa si incastrava perfettamente con il resto del corpo mantenendosi fissa senza dare cenni di cedimento.

Il Cristo velato



La testa del Cristo somiglia molto a un teschio come se fosse un viso disseccato, ancora espressivo, e possibile scrutare le macchie di sangue sulla testa che rappresentano la morte in croce. San Bernardino da Siena quando venne in visita a Campagna, vide il crocefisso e la testa di Gesù cadde in ginocchio restando in estasi, in quell’occasione predisse che il sacro Cristo avrebbe protetto Campagna e il suo popolo, ribattezzandolo “Santissimo nome di Dio”.



Si racconta che fu San Bernardino da Siena a ordinare la vestizione del crocefisso e alla velatura, perché la sua esposizione fissa provocherebbe un’emozione continua. Per volere del Santo il crocefisso, fu vestito di un abito colore rosso e di un velo che copre l’intera figura, custodito nell’altare ligneo, in una struttura che arriva fino al soffitto, la più grande della provincia di Salerno, unica al mondo, tutto ricoperto di oro zecchino l’intarsio e le foglie d’oro risalta lo stile barocco. Da una fessura è possibile ammirare sola la testa velata del Cristo la cui espressione sembrerebbe cambiare secondo il fedele che a esso si avvicini.
Nel 1712 i Domenicani restaurarono la Chiesa e abbellirono il soffitto ligneo a lato una scritta recita: “ANNO REPARATAE SALUTIS MDCCXIII”.



Il Cristo velato è il santo più importante del popolo campagnese, la processione del crocefisso cade ogni sette anni il 14 Settembre, spesso accade che in particolari eventi di calamità naturali o eventi eccezionali, come nel Giubileo del 2000, il crocefisso viene portato in processione.

La chiesa di San Bartolomeo

La chiesa ha importanti reliquie di un valore storico religioso, il pavimento è rivestito di ceramica di Vietri, risalente alla metà dell´Ottocento. Conserva al suo interno un reliquario cinquecentesco che custodisce un pezzo della Spina Santa, il legno della Croce di Cristo e una scheggia della pietra dei Sepolcro; com’era in uso, nella cripta delle chiese conservare i corpi delle famiglie nobili, anche la chiesa di San Bartolomeo conserva numerosi corpi mummificati fra cui monsignor Giuseppe Maria Avila, vescovo di Campagna dal 1649 al 1656, morì nella peste del 1656. Nonostante i secoli trascorsi, i resti del vescovo si conservano come se il tempo non fosse mai passato.

Perché ci sono processioni ogni sette anni?

Sul perché il Cristo velato sia portato in processione ogni sette anni, non ci è stata data una vera spiegazione, la processione del Cristo velato, che si svolge ogni sette anni, non è unica nel suo genere, c’è ad esempio anche la processione di Guardia Sanframondi.

Pare che per dare una spiegazione bisogna andare a cercare nelle antiche origini del Cristianesimo. L’importanza del sette per il Cristianesimo deriva interamente dal culto Ebraico, che passò alla nuova fede molti usi e tradizioni secolari, un passo della Genesi, nell’Antico Testamento dice:

“Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.”

Il sette è un numero benedetto, sacro a Dio, letto in chiave più metaforica, rappresenta la chiusura di un ciclo il sette è un numero importante che ricorre in molte religioni come quella cattolica, ebraica e buddista.

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