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Imprenditore vittima di usura bancaria: ottiene il mutuo dopo 10 anni

SALERNO. Dopo 10 anni, F.P., imprenditore salernitano vittima di usura bancaria, grazie ad un decreto della prima sezione del Tar può accedere al mutuo che gli era stato accordato.

Il fatto

La domanda per aver accesso a quei soldi era stata presentata l’8 ottobre del 2008 e aveva ottenuto il parere favorevole della Procura.

Per avere il via libera della Prefettura di Salerno, però, l’imprenditore ha dovuto attendere fino al 6 aprile del 2018 quando è terminata la fase istruttoria e ha inserito nella piattaforma “Sana” del Ministero dell’Interno la richiesta di definizione del procedimento amministrativo perché fosse completato l’iter per l’erogazione del mutuo a interessi zero.

Ma, nonostante fossero decorsi i 30 giorni stabiliti dalla legge, il Comitato di solidarietà Antiracket e usura non aveva ancora deliberato la domanda di concessione di questi soldi che F.P. dovrebbe avere per diritto e per ridare slancio alla sua attività.

Il ricorso al Tar

Per mesi, però, è risuonato solo il silenzio. Da qui la decisione di ricorrere al Tar che con il decreto pubblicato il 4 ottobre scorso – ha disposto che la pratica sia liquidata dal Comitato di solidarietà entro – e non oltre – 30 giorni, oppure che sia nominato un commissario ad acta, “qualora l’inerzia di questo perduri” non oltre il mese successivo.

Inoltre, i giudici della prima sezione hanno condannato il Ministero al pagamento di 500 euro per le spese di lite. Un tempo infinito che F.P ha dovuto attendere nonostante fosse stato riconosciuto il suo status di vittima di usura. Una storia, la sua, che inizia un decennio fa e che continua nelle aule del Tribunale.

L’impresa

Un brillante imprenditore di un’azienda florida che, alla fine, come recitano le denunce all’autorità giudiziaria, sarebbe stata strozzata dai tassi di interesse.

La sua era un’impresa modello: il lavoro era quotidianamente diviso su 3 turni, con un fatturato annuo di 12 milioni, un portafoglio ordini di 50 milioni, 60 collaboratori e la partecipazione a una gara vinta di 130 milioni di euro. Un’azienda che nasceva in un garage di Salerno, che in 4 anni era riuscita a diventare una multinazionale.

Ora la produzione è bloccata e macchinari che valgono milioni rimangono fermi. I guai iniziarono quando F.P. scoprì dei saldi viziati a suo avviso da interessi illegittimi per 1 milione.

Fatta notare questa cosa all’istituto di credito, gli furono chiusi i conti e il suo nome inserito nella centrale rischi.

In realtà, secondo la Procura, gli erano stati applicati tassi usurai, tra commissioni e anatocismo – ulteriori interessi praticati sugli interessi – che variavano dall’87 al 112 per cento.

I processi

Per questa vicenda, sono state rinviate a giudizio 13 persone tra cui i vertici romani e alcuni direttori di filiale della banca.

A tutti è contestato il reato di usura bancaria. I processi vanno avanti, come la lotta dell’imprenditore per ottenere quel mutuo.

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