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La Città di Salerno: cessione, contratti, vertenze. Tutto quello che c’è da sapere

SALERNO. Il settimanale di informazione online Iustitia punta la lente di ingrandimento su Salerno, in particolare sulla recente cessione del quotidiano La Città di Salerno dalla Finegil, la dei sedici quotidiani locali del gruppo l’Espresso, alla società Edizioni Salernitane srl.

Il gruppo l’Espresso è uscito dal panorama salernitano il 31 ottobre scorso. La società Edizioni Salernitane è una srl che al 70 per cento è della Sogepim, il cui punto di riferimento è l’imprenditore Giovanni Lombardi, mentre l’altro 30 è del distributore di giornali Vito Di Canto, anche se ufficialmente i soci sono i figli: l’amministratrice della Sogepim Margherita Lombardi, in teoria la ‘padrona’ del giornale, e Donato Di Canto, titolare della Litter relaxing, una azienda che si occupa di lettiere per animali.

lacittadisalerno

Riportiamo gli ultimi articoli pubblicati da Iustitia in merito alla vicenda.


La Finegil tenta il ‘pacco’ con Lombardi e Di Canto?

Link dell’articolo: qui (30 gennaio 2017)

IL 31 GENNAIO il direttore responsabile Andrea Manzi e il direttore amministrativo di fatto Giuseppe Carriero hanno comunicato all’assemblea dei dipendenti del quotidiano di Salerno La Città (tredici redattori, quattro poligrafici e due amministrativi) che la presentazione del piano industriale fissata per fine gennaio slitta di qualche settimana. Prima i nuovi editori, Giovanni Lombardi e Vito Di Canto, devono chiarire alcune questioni con i vertici della Finegil, la catena dei sedici quotidiani locali del gruppo l’Espresso, che fino al 31 ottobre scorso era proprietaria del giornale. Lo showdown è fissato per il 6 febbraio a Roma.

Ci sono ancora da definire questioni molto impegnative che riguardano i vari passaggi tra le due società per i quali sono stati fissati sei mesi di transizione; in particolare si presenta spinoso e oneroso il nodo delle vertenze giudiziarie, che spaziano dai ricorsi per cause di lavoro alle citazioni per risarcimento danni da diffamazione.

La trattativa con la società Edizioni Salernitane di Lombardi e Di Canto è stata ufficializzata nei primi giorni di settembre. Per il gruppo l’Espresso l’hanno condotta, con la supervisione del presidente Carlo De Benedetti e l’amministratore delegato Monica Mondardini, il responsabile dei quotidiani locali Marco Moroni, il capo del personale Roberto Moro, il suo vice Romeo Marrocchio e il direttore editoriale Finegil Roberto Bernabò ed è andata avanti per oltre un mese per chiudersi il 25 ottobre con la firma dell’atto di vendita nello studio di un notaio capitolino.

L’obiettivo dei manager romani è scaricare sui nuovi proprietari, al di là della logica e, probabilmente, del diritto, tutte o quasi le pendenze maturate nei diciannove anni di gestione Finegil. Si tratta di un peso enorme che potrebbe affondare la neonata barca delle Edizioni. Per dare un’idea della dimensione economica della querelle facciamo qualche esempio.

Tra i collaboratori, c’è Marco Mattiello che ha da tempo avviato un contenzioso con la Finegil perché di fatto allontanato dal giornale dopo diciassette anni in cui ha firmato anche più pagine al giorno e prodotto migliaia di articoli. Mattiello, assistito dall’avvocato Alfonso Esposito, ha presentato al giudice del lavoro di Salerno una richiesta di 600mila euro per le differenze retributive dovute per l’attività svolta dal 1997 al 2014, per il versamento dei contributi previdenziali e per i danni morali. La prima udienza è fissata per il 23 maggio davanti al giudice Ippolita Laudati.

Ancora più preoccupanti si presentano i ricorsi presentati dai redattori forse anche per ringraziare De Benedetti per la velocità e la disinvoltura con la quale li ha scaricati. Dieci giornalisti su tredici, difesi in gran parte dall’avvocato Lucio Giacomardo, nel mese di ottobre si sono rivolti alla magistratura chiedendo il pagamento di tutte le attività svolte e non remunerate.

Facendo un calcolo approssimativo, con una media di 70mila euro a giornalista si arriva a 700mila euro.

Accanto ai nuvoloni giudiziari ci sono raggi di sole emersi nei primi mesi della nuova gestione. Manzi ne evidenzia tre: è in fase di rifinitura la nuova sede e segnali positivi arrivano dalle vendite e dalla pubblicità.

Tra il 20 febbraio e la prima decade di marzo la redazione lascerà la sede di via San Leonardo, alla periferia sud di Salerno, per trasferirsi in pieno centro, a piazza Sant’Agostino, in un edificio del quale occuperà un piano di 350 metri quadri. Nel periodo novembre-dicembre le vendite, in controtendenza rispetto agli altri giornali, hanno registrato un segno più e ancora meglio è andata la raccolta pubblicitaria che è sempre curata dalla Manzoni.

Questi i dati per la raccolta locale dell’ultimo trimestre: a novembre +12 per cento rispetto allo stesso anno del 2015; a dicembre +11 per cento sul 2015; a gennaio 2017 addirittura +20 per cento rispetto al gennaio 2016.

Risultati decisamente notevoli confermati da Gerardo Polichetti, capo area Manzoni Salerno da diciassette anni dopo i primi tre da agente. «Con i risultati degli ultimi mesi – dichiara a Iustitia Polichetti – ci piazziamo ai primissimi posti tra le filiali Manzoni locali. Una performance dovuta a una serie di fattori.

Gli editori locali hanno radicamenti e contatti che l’editore che vive a Roma non ha. Manzi è tra i fondatori della Città e ha rapporti che arricchiscono il giornale. Qualche visitatore importante si è visto durante la direzione di Enzo D’Antona.

Oggi è venuto al giornale Raimondo Pasquino, dal 2001 al 2013 rettore dell’università di Fisciano, e io che vivo in redazione a tempo pieno in venti anni non l’avevo mai visto. Un aiuto sorprendente e significativo ce lo stanno dando i concorrenti. Il Corriere del Mezzogiorno ha da tempo soppresso le pagine di Salerno che pure andavano bene; il Mattino fa un giornale piatto, a volte spento, e ha chiuso spazi importanti come la pagina di Cava. Per coprire la provincia più lunga d’Italia io ho sei persone, la Piemme che cura la raccolta pubblicitaria per il Mattino e il Corriere del Mezzogiorno ne ha due».


Parte la Città di Manzi e di Lombardi-Di Canto

Link dell’articolo: qui (14 novenbre 2016)

DAL PRIMO novembre Andrea Manzi siede di nuovo sulla poltrona di direttore del quotidiano di Salerno ‘La Città’ che ha già occupato per sei anni, dalla fondazione nel marzo del 1996 fino al novembre del 2002. Venti anni fa il giornale era editato dalla Edisalerno controllata dall’ex ministro psi Claudio Signorile con il sostegno di imprenditori locali, tra cui Antonio Paravia, e Manzi socio all’un per cento.

Torna il vecchio direttore, esordiscono i nuovi editori. Uscito di scena il 31 ottobre il gruppo l’Espresso, proprietario del giornale attraverso la Finegil, ‘la Città’ è passata alle Edizioni Salernitane, una srl che al 70 per cento è della Sogepim il cui punto di riferimento è l’imprenditore Giovanni Lombardi, mentre l’altro 30 è del distributore di giornali Vito Di Canto, anche se ufficialmente i soci sono i figli: l’amministratrice della Sogepim Margherita Lombardi, in teoria la ‘padrona’ del giornale, e Donato Di Canto, titolare della Litter relaxing, una azienda che si occupa di lettiere per animali.

Chiudiamo la lunga stagione Finegil con Stefano Tamburini che ha diretto la Città per sei mesi, dal 21 aprile. Il 31 ottobre rivolge parole di stima e affetto a tutti i redattori, regalando a loro e ai collaboratori più assidui un libro, e scrive il fondo per il giorno successivo per salutare i salernitani.

Il 2 novembre va in pagina l’editoriale di Manzi. Prima di parlare della sua idea di giornale, esordisce riservando, a sorpresa, venti righe al veleno al suo predecessore. Eccone uno stralcio: “l’occhio collerico e risentito di chi scrive si concentra quasi esclusivamente sul palazzo e sui suoi abitanti, ne contesta i riti, spesso legati alla perduta regalità della politica.

È proprio su questi scenari che ha troppo indugiato, di recente, ‘la Città’, con la rigidità di un monotono leit motiv di un astratto j’accuse. Si è così confuso il ruolo del quotidiano di informazione con quello di un ‘drone’ puntato contro un obiettivo sensibile (leggi il presidente della Regione ed ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, ndr)”.

Parole durissime chiuse con l’accusa a Tamburini di avere fatto perdere peso e copie al giornale. Perché l’attacco? L’unica spiegazione è che Manzi ha voluto marcare in maniera nettissima una discontinuità tra le due direzioni.

La prima iniziativa editoriale è stato un forum di due pagine sulla Salernitana, argomento davvero delicato perché la squadra di calcio è molto seguita in città e in provincia e perché Lombardi ha già provato a diventare il proprietario dei granata e ha più volte ribadito che intende tornare all’attacco.

Al confronto in redazione hanno preso parte l’imprenditore vesuviano Aniello Aliberti, proprietario e presidente della Salernitana dal 1994 fino al fallimento del 2006, l’avvocato Michele Tedesco, l’allenatore Nicola Provenza e il giornalista Enzo Casciello.

Proprio a Enzo Casciello Manzi ha affidato un amarcord con una serie di servizi a puntate sulle partite più importanti, vinte e perse, disputate dalla Salernitana, mentre è tornato come editorialista il magistrato Michelangelo Russo, autore di inchieste famose come quella sul cardinale di Napoli Michele Giordano. «Sessantacinque anni Casciello, – osserva un industriale locale molto attento ai media cittadini – con sessantanove anni a dodici mesi dalla pensione Russo: possono fornire contributi importanti, ma danno al giornale un odore di antico».

Per fare un bilancio della direzione Manzi bisognerà aspettare almeno sei mesi; per ora tutto va avanti come prima, all’interno e all’esterno. Sta facendo colloqui con i giornalisti, a cominciare dal redattore capo Maurizio D’Elia e l’otto novembre ha incontrato il cdr (Luigi Amati, Gianni Giannatasio e Enrico Scapaticci). Senza fretta ci sarà la riorganizzazione della squadra e entro la prima decade di gennaio verrà presentato il piano editoriale, mentre per il piano industriale sarà necessario aspettare il 31 gennaio.

Dovranno essere intanto sistemati i rapporti con il gruppo l’Espresso che ha garantito sei mesi di continuità. Fanno ancora capo alla società di Carlo De Benedetti, il server, i computer che sono in fitto, gli abbonamenti alle agenzie Ansa e Agi, la fornitura delle pagine nazionali di notizie (sei o sette al giorno) e di servizi come il lotto e le previsioni del tempo.

La cessione del giornale è operativa da due settimane, ma alle Edizioni Salernitane ancora ignorano il costo delle varie forniture. E non è questione da poco perché, con l’accorpamento dei bilanci tra i giornali Finegil e poste difficili da districare, la Città avrebbe registrato a chiusura 2015, secondo gli uomini Espresso, una perdita di quattrocentomila euro, una somma a prima vista eccessiva per un quotidiano dai costi controllati che vende cinquemila copie e fattura un milione di pubblicità.


I contratti

I nuovi contratti stipulati tra i corrispondenti del giornale La Città e la società Edizioni Salernitane srl hanno fatto storcere il naso a diverse persone. Anche al presidente dell’Ordine dei Giornalisti in regione Campania, Ottavio Lucarelli.

D’altra parte, si legge tra le (due) pagine del contratto che:

“Per la cessione dei diritti e delle facoltà di cui al presente contratto il Cessionario corrisponderà all’Autore la somma di euro 1,55 per ogni articolo breve, euro 3,10 per ogni articolo medio, euro 5,16 per ogni articolo lungo, quale compenso onnicomprensivo di tutti i diritti e facoltà ceduti ed indicati al precedente l’art. 1.

Resta inteso, pertanto, che l’Autore si ritiene sin d’ora pienamente soddisfatto dal compenso di cui al presente articolo, nulla potendo pretendere in avvenire dal Cessionario o dai suoi eventuali aventi causa con riferimento ai diritti ed alle facoltà qui alienati ed in aggiunta al compenso qui stabilito.

Il Cessionario si impegna inoltre a riconoscere e a testimoniare la paternità dell’Articolo dell’Autore nei termini più ampi, e quindi in ogni sede, ed in particolare nel caso di sfruttamento dell’Articolo a fini didattici o di sua utilizzazione e menzione in contesti interessati da attività pubblicitaria.

Le spese per il deposito e/o per la registrazione, a termine dell’art. 105 della legge italiana sul diritto d’autore (l. n. 633/1941 e succ. modif. ed integr.), od in virtù di disposizioni vigenti in altri Stati, saranno a totale carico del Cessionario”.


I primi “stipendi”

 

Gli effetti dei nuovi contratti si sono fatti sentire in questi giorni, con i primi “stipendi” versati da Edizioni Salernitane srl ai corrispondenti. I quali non sembrano molto contenti del trattamento economico.

D’altra parte, del Gruppo L’Espresso non è rimasta traccia a Salerno, se non per Wikipedia:

wikipedia la città


“Senza Articoli”

 

fgs

Nella giornata odierna, si è espresso anche Vittorio Cicalese, segretario cittadino FGS Salerno e presidente regionale FGS Campania, con una nota dal titolo “Senza Articoli“.

Vittorio Cicalese

“Numerosi giornalisti salernitani lamentano ragionevolmente mancanze di adeguati compensi per lavori impegnativi come ricercare, elaborare, scrivere e raccontare notizie riguardanti città e provincia e regione e, perché no, Stato.

Incresciosa ed irragionevole situazione che merita giusta attenzione da politica e cittadinanza, poiché sempre più spesso “lavoro” non crea dicotomia con “denaro” ma con “beneficenza” o “curriculum” o “piccolo rimborso”, in ogni caso impossibile da accettare per professionisti che spendono intere giornate per raccontare a tutti Salerno e non solo.

Bisogna quantificare adeguatamente lavoro e remunerazione per attività svolte, dando peso a competenze e preparazione ed evitando inutili aste a ribasso che in tanti settori riducono a pochi centesimi percentuali qualità del servizio e recupero di spesa.

Lavoro, giustizia sociale e dunque dignità di onesti lavoratori (a prescindere da settori di riferimento) non possono essere quantificati esiguamente, come da sempre affermato da socialisti giovani e non. Scuse ormai divenute consuetudini, quali “opportunità per fare curriculum” non possono più essere tollerate.

Lavoro vuol dire occupazione, occupazione vuol dire tempo speso per giungere a gratificazioni economiche necessarie per sostentamento personale e/o familiare: per determinate categorie lavorative, lavoro vuol dire invece precarietà a tempo indeterminato.

Solidarietà piena a giornalisti, dunque, fotografi, operatori televisivi, lavoratori tutti che spendono tempo in cambio di briciole, insufficienti perfino a sfamare formiche. “Senza articoli” si può scrivere – come dimostra questo comunicato, seppur in modo approssimativo – ma senza articoli giornalistici non si garantisce adeguata informazione a chiunque ne abbia voglia”.



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