Lavoro

L’industria 4.0 può creare 40mila posti di lavoro, all’anno!

La crisi economica è ancora ben presente nelle case e nelle tasche degli italiani. Il lavoro è ancora, purtroppo, il tallone d’Achille del Governo, tanto che il tasso di disoccupazione fatica a scendere e, anzi, si mantiene costante nel tempo.

Per svoltare definitivamente, però, la strada sembra segnata. L’Italia deve mettere sul tavolo politiche di incentivi e formazione per l’Industria 4.0 per creare 42mila nuovi posti di lavoro all’anno e bilanciare la perdita prevista di posti automatizzati. A rivelarlo una ricerca Ambrosetti che ha formulato due proposte che vanno in questa direzione. La prima è l’incentivazione degli investimenti in innovazione e industria 4.0, come il super ammortamento, crediti di imposta in R&S, fondi di garanzia, essenziali per collocare l’Italia tra i paesi leader delle innovazioni tecnologiche. La seconda riguarda la promozione di attività di formazione e aggiornamento permanente su temi legati alle nuove tecnologie, strumenti indispensabili per garantire che i lavoratori possano utilizzare al meglio i nuovi mezzi.

Vantaggi e svantaggi della quarta rivoluzione industriale

I numeri dicono che la quarta rivoluzione industriale in Italia potrebbe portare alla perdita del posto di lavoro del 14,9% del totale degli occupati, pari a 3,2 milioni, nell’arco di 15 anni. Per evitare ciò, e affinchè l’Italia sia in grado di cogliere le opportunità offerte da automazione e innovazione, creando nuovi posti di lavoro ad alto valore aggiunto e in sostituzione di quelli persi, è necessario gestire il cambiamento invece che subirlo.

Secondo la ricerca “Tecnologia e lavoro” predisposta da Ambrosetti e presentata al Workshop annuale a Cernobbio, l’importante è prendere atto della rilevanza del problema e fare degli aggiustamenti all’industria 4.0, magari con l’introduzione di un salario minimo come protezione verso il rischio di automazione.

Lo sviluppo della tecnologia genera un crescente timore verso la sostituzione uomo – macchina. Le rivoluzioni, però, hanno permesso di aumentare la ricchezza e il benessere. Potrebbe bastare, almeno per iniziare, di provare ad introdurre nelle aziende nuove tecnologie che possano favorire e facilitare quantomeno il lavoro dei dipendenti. Un esempio? In Italia molte aziende utilizzano il fax per comunicare, uno strumento che nell’era di internet risulta sorpassato da un pezzo. Se proprio non si vuole farne a meno si potrebbe optare per l’alter ego più moderno, il fax online o e-fax per intenderci.

La ricerca nasce con l’obiettivo di analizzare gli impatti futuri dell’automazione sul mercato del lavoro italiano, in modo da supportare i decisori nella pianificazione di interventi politici. Azioni che permettano al paese di governare il cambiamento, diventando un’eccellenza nel campo della tecnologia, così da trovare collocazione nella geografia tecnologica e digitale del mondo e volgere l’automazione a proprio vantaggio.

I risultati delle elaborazioni effettuate hanno calcolato i posti di lavoro persi annualmente per ciascun settore, dal 2018 al 2033, la riduzione dei consumi associata alla perdita di occupazione, l’effetto della riduzione dei consumi sul valore aggiunto e di conseguenza sul gettito fiscale. Trattandosi di stime la ricerca ha definito dei range di impatto, in quindici anni, e ipotizzando tre scenari diversi: lo scenario base, il Conservativo e l’Accelerato. Nello scenario base la contrazione dei consumi sarà pari a 1,7 miliardi di euro all’anno nel primo lustro, 2,9 miliardi nel secondo e 3,8 nel terzo. La contrazione del Pil nel primo lustro è pari a 2,8 miliardi di euro all’anno e arriva a 6,3 miliardi nel terzo lustro. Insomma, non resta far altro che investire e puntare sulla quarta rivoluzione industriale.

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